La Svizzera respinge i migranti: disagi alla stazione di Como

16 Settembre 2016

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Da qualche settimana, la città di Como sta vivendo una situazione di disagio che coinvolge popolazione locale e migranti. Le autorità elvetiche, infatti, respingono sistematicamente i migranti che cercano di passare il confine a fini di ricongiungimento famigliare, richiesta di asilo o passaggio verso altre destinazioni europee. I migranti coinvolti stazionano dunque presso la stazione di Como San Giovanni, in condizioni abitative precarie.

Amnesty International sta monitorando attentamente i fatti, verificando che prevalga su tutte le ragioni di opportunità il rispetto essenziale dei diritti umani e che la situazione di disagio non diventi occasione di espressione di istanze xenofobe.

Amnesty International incoraggia inoltre le autorità locali e nazionali, italiane e svizzere, a qualsiasi livello, ad adottare una politica di rispetto dei diritti umani e della dignità delle persone coinvolte, affinché la situazione emergenziale venga gradualmente a cessare. L’organizzazione per i diritti umani chiede alle autorità italiane di farsi promotrici di impegni seri e concreti: l’individuazione di percorsi legali e sicuri per i rifugiati, affinché le loro vite e il loro destino siano sottratti alla criminalità organizzata; l’aumento dei posti a disposizione per i reinsediamenti; il funzionamento dei piani per la redistribuzione dei rifugiati all’interno dell’Unione europea.

L’assenza di soluzioni e l’indisponibilità a condividere in modo equo le responsabilità hanno un impatto enorme sulla vita dei richiedenti asilo e dei rifugiati anche in Italia: da Ventimiglia a Como, centinaia di persone si ritrovano ammassate alla frontiera, spesso in condizioni inumane e a rischio di rinvio negli hotspot se non addirittura di rimpatrio forzato nei paesi di origine. Amnesty International precisa inoltre di ritenere inaccettabili i rimpatri forzati verso paesi che non rispettano i diritti umani, e che dunque non possa essere questa la soluzione adottata dalle autorità nazionali per far fronte al problema. Occorre aprire al più presto canali sicuri e legali per i rifugiati.