L’America centrale gira le spalle a centinaia di migliaia di persone in fuga da una violenza paragonabile alla guerra

14 Ottobre 2016

© Amnesty International (Ricardo Ramírez Arriola)

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I governi dell’America centrale stanno alimentando un’acuta crisi dei rifugiati evitando di contrastare la violenza rampante e gli elevatissimi tassi di omicidio che costringono centinaia di migliaia di persone alla fuga da El Salvador, Guatemala e Honduras.

È quanto ha dichiarato oggi Amnesty International, in un rapporto intitolato ‘Casa dolce casa? Il ruolo di El Salvador, Guatemala e Honduras nel peggioramento della crisi dei rifugiati‘.

Il rapporto analizza come questi tre paesi non solo non proteggano le persone dalla violenza ma non riescano neanche a sviluppare un programma di protezione per coloro che vengono respinti da Messico e Usa in situazioni in cui si rischia la vita.

‘El Salvador, Guatemala e Honduras sono diventate zone di guerra, dove le vite sembrano sacrificabili e milioni di persone vivono nel costante terrore di cosa i gruppi criminali o le forze di sicurezza possano fare a loro o ai loro cari. Questi milioni sono ora i protagonisti di una delle meno visibili crisi dei rifugiati del mondo’ – ha dichiarato Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International.

‘Anche se è vero che paesi come Messico e Usa vengono clamorosamente meno al dovere di proteggere i richiedenti asilo e i rifugiati del Centroamerica, sono El Salvador, Guatemala e Honduras che dovrebbero assumere un ruolo in questa crisi e prendere misure per affrontare i problemi che costringono queste persone a lasciare le loro case’ – ha aggiunto Shetty.

‘Milioni di persone sono dimenticate, vittime di paesi che non assumono la responsabilità di dar loro la protezione internazionale di cui necessitano nonché dei loro stessi governi, incapaci e non disposti a tenerle al riparo dalla fine più tragica’ – ha proseguito Shetty.

Un livello record di violenza

In El Salvador, negli ultimi tre anni, i tassi di omicidio sono saliti alle stelle a causa di scontri tra bande rivali per il controllo del territorio. Anche quelli di Guatemala e Honduras sono tra i più elevati al mondo.

Le Nazioni Unite classificano El Salvador come uno dei paesi più mortali al mondo in cui non vi sia una guerra: nel 2015 vi sono stati 108 omicidi ogni 100.000 abitanti. In Honduras e Guatemala, i tassi di omicidio sono stati rispettivamente di 63,75 e 34,99 omicidi ogni 100.000 abitanti.

I giovani sono i più colpiti dalla violenza: oltre la metà delle persone uccise in questi tre paesi nel 2015 aveva meno di 30 anni.

I giovani sono spesso anche costretti con la forza ad aderire ai gruppi criminali mentre le bambine sono obbligate a diventare ‘le donne dei capi’ e non poche volte subiscono violenza sessuale.

I negozianti e gli autisti di mezzi pubblici subiscono regolarmente estorsioni e sono costretti a pagare ‘tasse’ alle gang che controllano la loro zona. Chi non segue queste regole non scritte subisce violenza o viene ucciso.

Molti bambini hanno detto ad Amnesty International di aver abbandonato la scuola a causa della violenza dei gruppi criminali e di essere costretti a trascorrere tutta la giornata a casa.

Il ministro dell’Istruzione salvadoregno ha reso noto che nel 2015 39.000 alunni hanno lasciato la scuola a causa delle vessazioni o delle minacce della criminalità, una cifra tre volte superiore a quella del 2014 (13.000). Il sindacato degli insegnanti sostiene che il numero reale potrebbe essere di oltre 100.000 abbandoni.

In alcuni casi, sono le forze di sicurezza a perseguitare e attaccare i bambini, accusandoli di far parte delle gang.

Andrés (nome di fantasia), 16 anni, vive nascosto in El Salvador dopo che a maggio era stato arrestato dalle forze di sicurezza. Ha denunciato di essere stato torturato per ammettere di aver preso parte a una sparatoria e di essere una ‘vedetta’ di un gruppo criminale. Questa vicenda pare piuttosto un disperato tentativo di mostrare alle autorità che le forze di sicurezza ce la stanno mettendo tutta per contrastare gli spaventosi livelli di violenza nel paese.

‘Andrés’ ha raccontato che gli hanno versato bottiglie d’acqua nel naso e nella bocca, gli hanno messo la testa in una pozzanghera, gli hanno gettato sabbia in bocca, gli sono saliti sullo stomaco, lo hanno preso a calci e pugni e minacciato di morte fino a quando non ha ‘confessato’.

Sua madre ha denunciato il tutto alle autorità ed è stata aperta un’inchiesta. Ora ‘Andrés’ si sposta di casa in casa per paura di essere rintracciato da chi lo ha torturato e cerca disperatamente un modo per lasciare il paese.

Senza protezione

L’incessante violenza ha determinato un profondo aumento delle domande d’asilo di cittadini centroamericani in Messico, negli Usa e in altri paesi: un livello che non si vedeva da decenni, durante il periodo dei conflitti armati.

Secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, il numero delle domande d’asilo provenienti da cittadini di El Salvador, Guatemala e Honduras è aumentato di oltre sei volte negli ultimi cinque anni.

Tuttavia, nonostante le evidenti prove che molti richiedenti asilo andrebbero incontro a una violenza estrema e persino alla morte se la loro domanda venisse respinta, le espulsioni dal Messico, dagli Usa e da altri paesi sono aumentate. Tra il 2010 e il 2015 Il numero dei salvadoregni, dei guatemaltechi e degli onduregni respinti dal Messico è aumentato di quasi il 180 per cento.

Rimandati a casa per essere assassinati

Per Sául, è stato troppo tardi. Questo 35enne, padre di cinque figli, è stato ucciso nel suo paese, l’Honduras, meno di tre settimane dopo che, nel giugno 2016, la sua richiesta d’asilo era stata respinta ed era stato espulso dal Messico.

Sául era un autista dei mezzi pubblici, uno dei lavori più pericolosi in Honduras. Nel 2015, dopo che lui e due dei suoi figli erano sopravvissuti a una sparatoria (pur se questi ultimi erano stati gravemente feriti), aveva lasciato il paese. La sua richiesta di protezione alla polizia era rimasta senza risposta.

Quando Amnesty International ha parlato con lui per l’ultima volta, nel luglio 2016, Sául ha detto: ‘Sento come se dovesse accadere qualcosa di nuovo, magari questa volta a me’.

Sua moglie e i figli vivono nel terrore di fare la stessa fine.

Le autorità di El Salvador, Guatemala e Honduras non sono state in grado di spiegare ad Amnesty International se e come i 750 milioni di dollari destinati dagli Usa alla regione nell’ambito del cosiddetto Piano per la prosperità promosso da Washington sarebbero stati usati per proteggere le persone rientrate nei tre paesi dopo che la loro domanda d’asilo era stata respinta. Il Piano per la prosperità intende contrastare le cause di fondo dell’immigrazione per diminuire i flussi e proteggere le persone rimandate nei paesi di origine.

El Salvador, Guatemala e Honduras hanno creato centri ufficiali d’accoglienza per le persone costrette a rientrare in patria. All’arrivo, queste vengono intervistate prevalentemente sull’eventuale violenza subita durante il viaggio ma assai di rado sulla violenza affrontata nei paesi prima di lasciarli e sul tipo di protezione di cui avrebbero bisogno.

‘Queste forme di assistenza sono una presa in giro. Un edificio colorato, un piatto caldo e uno striscione di benvenuto non salverà nessuno dall’orrore che lo aspetta quando rientrerà a casa’ – ha commentato Shetty.

‘Ciò di cui ci sarebbe bisogno, invece, è un’iniziativa concertata a livello regionale in modo da usare le donazioni internazionali per affrontare le cause che spingono così tante persone alla scelta disperata di lasciare le loro case’ – ha aggiunto Shetty.

‘Se i leader centroamericani non contrasteranno gli spaventosi livelli di violenza nei loro paesi, la regione rischia di ripiombare nei suoi periodi più bui. Invece di ostinarsi a negare che le persone fuggono dalla violenza, dovrebbero concentrarsi sulle soluzioni per stroncarla’ – ha concluso Shetty.

La crisi dei rifugiati centroamericani in cifre

Popolazione
6,1 milioni: gli abitanti di El Salvador

16,3 milioni: gli abitanti del Guatemala

8 milioni: gli abitanti dell’Honduras

Violenza endemica
17.522: le persone uccise in questi tre paesi nel 2015, la metà delle quali avente meno di 30 anni (Fonti: Istituto di medicina legale, Sistema statistico ‘Politica online’ e Istituto nazionale di scienze forensi)

108 su 100.000 abitanti: il tasso di omicidi in El Salvador nel 2015 (Fonte: istituto di medicina legale)

63 su 100.000 abitanti: il tasso di omicidi in Honduras nel 2015 (Fonte: Osservatorio sulla violenza)

35 su 100.000 abitanti: il tasso di omicidi in Guatemala nel 2015 (Fonte: Istituto nazionale di scienza forensi)

4,35 su 100.000 abitanti: il tasso di omicidi negli Usa nel 2015 (Fonte: Fbi / Uniform Crime Reporting Program)

In fuga disperata
59,7 per cento: l’aumento, tra il 2010 e il 2015, delle domande d’asilo fatte nel mondo da cittadini di El Salvador, Guatemala e Honduras (Fonte: Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati)

48.000: il numero di persone provenienti da questi tre paesi che nel 2015 hanno fatto domanda d’asilo, il doppio del 2014 (Fonte: Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati)

Rimandati indietro
231 per cento: l’aumento, tra il 2010 e il 2015, del numero di rinvii dal Messico verso El Salvador (Fonte: Segreteria del governo del Messico)

145 per cento: l’aumento, tra il 2010 e il 2015, del numero di rinviii dal Messico verso l’Honduras (Fonte: Segreteria del governo del Messico)

188 per cento: l’aumento, tra il 2010 e il 2015, del numero di rinvii dal Messico verso il Guatemala (Fonte: Segreteria del governo del Messico)