Una politica senza memoria, senza futuro e senza umanità

2 Ottobre 2018

© Marco Palombi

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Editoriale a cura di Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia

Cara amica, caro amico,

tra i vari “no”, quest’estate è andata in scena la politica del “no agli sbarchi”, espressione di un orientamento di chiusura nei confronti di chi fugge dalla fame (come molti italiani fino a pochi decenni fa) o dalla guerra (in Siria o in Yemen) o dalla persecuzione (persone a cui la Dichiarazione universale dei diritti umani, che sta per compiere 70 anni, riconosce il diritto di cercare asilo in un altro paese).

Una politica fatta non di ricerca di soluzioni complessive, equilibrate, ragionevoli per governare le migrazioni ma di atteggiamenti di sfida sulla pelle dei più vulnerabili.

Una politica che, quando è andata oltre la mera comunicazione aggressiva, ha prodotto arbitrio e illegalità: navi respinte in mare con persone in grave difficoltà, in violazione del diritto internazionale, navi che hanno finito col riportare il loro carico umano in Libia, sempre in violazione del diritto internazionale; navi che hanno attraccato ma solo dopo giorni in attesa, mentre si consumava il braccio di ferro tra i paesi europei o tra le stesse istituzioni dello stato italiano (si veda il paradosso della guardia costiera italiana a cui non è consentito sbarcare per avere obbedito alle leggi dello stato anziché ai dictat di un ministro).

Una politica senza memoria, senza futuro e senza umanità.

Una politica vendicativa (“devono scendere in manette”, ha detto il ministro dell’Interno, riferendosi ai migranti salvati da una nave italiana). Ma perché? In base a quale legge?

E il vento dell’ostilità, purtroppo, non ha soffiato solo contro chi nel nostro paese tenta di arrivare. Ma anche contro chi in Italia c’è già, magari da molto tempo o perfino dalla nascita ma che ha il torto di avere un aspetto che tradisce le sue origini africane o asiatiche.

Questa è l’estate in cui si è fatto fuoco contro persone di colore, spiegando poi, incredibilmente, che non si trattava di razzismo ma “solo di una goliardata”.

Ebbene, un paese in cui ai naufraghi vengono messe le manette e alle persone di colore si spara per divertimento, è un paese caduto davvero in basso. La tentazione è di maledire l’oscurità dei tempi. La storia di Amnesty International ci insegna però che è meglio accendere una candela. Ed è quello che faremo. Sperando che ci aiuti, e aiuti il paese, a uscire al più presto da questa brutta situazione.

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