In questo numero, parliamo della campagna globale di Amnesty International, “Proteggo la protesta”. Come ci racconta la campaigner Laura Renzi, questa campagna tocca tantissimi temi e soprattutto riguarda tutti i paesi: dall’Italia, dove il decreto “anti-rave” potrebbe porre limiti alla libertà di riunione, fino all’Iran, dove attiviste e attivisti rischiano la vita per protestare. In particolare, del movimento Donna vita e libertà che sta scuotendo l’Iran fino alle radici, ci parla in questo numero Cristina Annunziata di Iran Human Rights Italia. Potrete leggere anche l’intervista a Laika, un’artista e attivista che con la sua street art mescola impegno, politica e arte.
Nel trimestrale troverete molti altri approfondimenti e notizie: da un focus sulla situazione in Tigray a un’analisi sul diritto all’aborto in Italia, dalle attività di educazione ai diritti umani fino all’apartheid in Palestina.
Vi parleremo di moltissimi film e libri da non perdere!
Potrete inoltre leggere gli aggiornamenti sulle nostre attività, le buone notizie e firmare gli appelli.
È stato un autunno intenso per le attività di educazione ai diritti umani, dal laboratorio sulle fake news con Lercio, all’incontro europeo dei giovani attivisti che si è tenuto a Torino, fino al progetto sulla violenza di genere “Stand by me”. E molto altro ancora.
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Cristina Valsecchi, Pro-Choice, ci parla della situazione dell’accesso all’aborto in Italia: “Diversi esponenti del nuovo governo hanno dichiarato ai media che non intendono toccarla, ma si temono azioni mirate a ostacolare la sua attuazione”. Queste preoccupazioni si inseriscono in un contesto già preoccupante.
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Dopo la pandemia, finalmente gli attivisti di Amnesty International sono tornati in piazza. Lo hanno fatto contro la guerra e contro gli accordi con la Libia, per i migranti, per i diritti delle donne, per la crisi climatica e molto altro. “Non ce ne siamo mai andati davvero, ma ora siamo tornati più forti e uniti che mai”.
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In Iran, protestare per i propri diritti può essere molto pericoloso. Lo sa bene Vahid Afkari, arrestato arbitrariamente in seguito alla sua partecipazione pacifica alle proteste di massa del 2017-2018. Amnesty International chiede il suo rilascio immediato.
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“La protesta non riguarda solo il velo, non riguarda solo un codice di abbigliamento, ma l’hijab obbligatorio, rimosso dal capo e dato alle fiamme come forma di dissenso, è il simbolo più evidente della sottomissione delle donne; è strumento di potere e controllo sulle donne e sui loro corpi”
Cristina Annunziata, Iran Human Rights Italia
©Laika