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REPUBBLICA FEDERATIVA DEL BRASILE

Capo di stato e di governo: Jair Messias Bolsonaro

Il razzismo ha continuato ad alimentare la violenza di stato. Le autorità di pubblica sicurezza si sono rese responsabili di frequenti uccisioni di massa, che hanno colpito in maniera sproporzionata le persone nere dei quartieri più disagiati. Le donne cis e transgender, specialmente quelle nere, sono finite nel mirino di varie forme di violenza. Nell’anno delle elezioni, la diffusione di notizie false e le dichiarazioni del presidente Bolsonaro hanno incitato la violenza a sfondo politico, minacciato le istituzioni statali e indebolito il funzionamento degli organi giudiziari. Giornalisti e difensori dei diritti umani sono stati spesso minacciati e uccisi. Il progressivo deterioramento della situazione sociale, politica ed economica ha determinato diverse violazioni, tra cui quelle ai diritti al cibo, alla salute, all’alloggio, al lavoro e all’assistenza sociale. Le indagini sulle violazioni dei diritti umani documentate dalla commissione parlamentare d’inchiesta su come il governo ha gestito la pandemia da Covid-19 sono state affossate. A causa dello storico fallimento dello stato nell’affrontare il razzismo strutturale, le popolazioni native e le comunità afrodiscendenti continuavano a subire in maniera sproporzionata gli effetti delle croniche carenze delle istituzioni sul piano normativo e degli interventi.

 

CONTESTO

Per tutto l’anno, il presidente Bolsonaro ha costantemente attaccato i vertici della magistratura e lo stato di diritto. Il periodo elettorale è stato segnato da forte polarizzazione e violenza politica. Le elezioni presidenziali sono state vinte da Luiz Inácio Lula da Silva, il quale sarebbe entrato in carica a gennaio 2023. Ha annunciato la creazione di un ministero dei Popoli nativi e si è impegnato ad azzerare la deforestazione. I sostenitori del presidente uscente Bolsonaro hanno organizzato proteste e invocato l’intervento dei militari, lanciando accuse non provate di brogli elettorali. A novembre, il Partito liberale, di cui Jair Bolsonaro è membro, ha presentato un ricorso citando irregolarità nelle operazioni di voto in più di 250.000 urne elettroniche; il Tribunale superiore elettorale ha archiviato il reclamo e disposto una sanzione di 22,9 milioni di real brasiliani (all’incirca 4,3 milioni di dollari Usa) contro i querelanti, che avrebbero agito in malafede. Il numero delle persone che hanno beneficiato dell’Auxílio Brasil, un programma di trasferimento di denaro introdotto nel 2021 in sostituzione del programma di welfare Bolsa família, ha raggiunto livelli da record durante il periodo elettorale, così come altri contributi approvati attraverso un emendamento alla costituzione basato sulla dichiarazione dello stato d’emergenza; si è temuto che questo tipo di assistenza potesse essere sfruttata per fini politici. Il numero delle armi da fuoco immatricolate tra la popolazione civile è aumentato e, secondo le stime, avrebbe superato il numero totale di armi in possesso della marina, dell’esercito e dell’aviazione militare.

 

DIRITTI ECONOMICI, SOCIALI E CULTURALI

La crisi economica ha peggiorato le disuguaglianze strutturali e sociali persistenti nel paese. L’aumento dell’inflazione e l’impoverimento della popolazione hanno avuto un impatto sproporzionato sui gruppi storicamente discriminati, come le persone nere, le popolazioni native e altre comunità tradizionali, le donne, le persone Lgbti e gli abitanti delle favelas e dei quartieri più disagiati. Secondo l’Unicef, due milioni di persone nella fascia d’età tra 11 e 19 anni, che non avevano completato l’istruzione di base, hanno abbandonato definitivamente la scuola tra gennaio e agosto.

Diritto alla salute

A fine anno, le persone decedute a causa del Covid-19 dall’inizio della pandemia erano più di 693.000. Nonostante i problemi associati all’implementazione del programma di vaccinazione, a dicembre l’80 per cento dei brasiliani avevano completato il ciclo vaccinale.

A settembre, l’Organizzazione panamericana della sanità ha ribadito che il Brasile era ad alto rischio di una nuova emergenza di casi di poliomielite, una malattia che era stata eradicata nel Paese negli anni Novanta.

Il congresso ha approvato la bozza della legge contenente le linee guida per la manovra di bilancio del 2023, che ha destinato al ministero della Salute il più basso livello di finanziamenti dell’ultimo decennio. I tagli di bilancio hanno avuto un impatto sul sistema sanitario pubblico, noto come “sistema unico di salute”, e minacciato di condizionare l’accesso a un adeguato standard di assistenza medica, anche in termini di forniture di farmaci e sufficiente disponibilità di personale sanitario, oltre che i programmi di prevenzione e cura dell’Aids/Hiv e di vaccinazione.

Durante l’anno, il procuratore generale ha richiesto alla Corte suprema di archiviare sette delle 10 indagini giudiziarie avviate contro il presidente Bolsonaro, in seguito al rapporto di una commissione parlamentare d’inchiesta su come il governo ha gestito la pandemia da Covid-19.

Il rapporto finale della commissione raccomandava il rinvio a giudizio del presidente Bolsonaro in relazione a nove capi d’accusa, tra cui “ciarlatanismo”, “prevaricazione” e crimini contro l’umanità. A fine anno, Il Tribunale supremo federale aveva accordato la chiusura di almeno tre delle indagini richieste dal procuratore generale.

Diritto all’alloggio

Secondo la Confederazione nazionale delle municipalità (Confederação nacional de municípios – Cnm), occorrevano 5,8 milioni di nuove case per le famiglie che vivevano in alloggi inadeguati, mentre altri 24,8 milioni di unità abitative necessitavano di ristrutturazione.

A marzo, il Tribunale supremo federale (Supremo Tribunal Federal – Stf) ha prorogato la legge 14.216/2021, che aveva sospeso gli sgomberi urbani durante la pandemia. Il giudice Luis Roberto Barroso ha giustificato la decisione dichiarando che: “Nel contesto della pandemia da Covid-19, il diritto all’alloggio è direttamente correlato alla protezione della salute ed è necessario evitare per quanto possibile un aumento del numero delle persone che vivono per strada”. A ottobre, l’Stf ha approvato un programma provvisorio per la ripresa degli sgomberi che erano stati sospesi durante la pandemia.

Il numero di persone che vivevano per strada è aumentato nel 2022. Una ricerca resa pubblica a giugno dall’università federale di Minas Gerais ha calcolato che nel paese erano più di

180.000 le persone che non avevano un posto dove vivere e che il 68 per cento di queste erano nere (circa 119 milioni persone tra la popolazione brasiliana sono nere), l’84 per cento delle quali stava ricevendo qualche forma di sussidio sociale attraverso il programma Auxílio Brasil.

Diritto al lavoro

Nonostante un livello di disoccupazione al minimo storico dal 2015, la povertà è aumentata. Nel 2021, l’anno più recente per il quale erano disponibili dati aggiornati, 62,9 milioni di persone avevano un reddito mensile pro capite di 497 real brasiliani (circa 90 dollari Usa, pari al 41 per cento del salario minimo) o anche meno, secondo la Fondazione sociale Getúlio Vargas. Ciò riguardava il 29,6 per cento della popolazione totale del paese, secondo l’Istituto brasiliano di geografia e statistica.

Diritto al cibo

Oltre la metà della popolazione non aveva un accesso adeguato e sicuro al cibo. Il numero di persone che soffrivano di insicurezza alimentare grave (inedia) è arrivato a 33,1 milioni nel 2022, pari al 15 per cento della popolazione. La situazione era particolarmente grave tra i piccoli agricoltori; il 21,8 per cento delle famiglie impegnate in questo settore era in una situazione di inedia. Le famiglie in cui i capofamiglia sono donne e le persone nere erano le più colpite dall’insicurezza alimentare. Il 70 per cento delle persone che vivevano condizioni di insicurezza alimentare grave erano nere.

 

LIBERTÀ D’ESPRESSIONE, ASSOCIAZIONE E RIUNIONE

Sono cresciuti in modo esponenziale durante il periodo elettorale gli episodi di intimidazione a sfondo politico e di violenza deliberata contro attivisti, difensori dei diritti umani, giornalisti ed elettori che esercitavano il loro diritto alla libertà d’espressione, pensiero e culto. Secondo un sondaggio svolto dall’istituto di statistica DataFolha, nel paese sette persone su 10 riferivano di avere paura di esprimersi liberalmente dal punto di vista politico.

A ottobre, tra il primo e secondo turno delle elezioni presidenziali, sono stati documentati almeno 59 episodi di violenza a sfondo politico. Un certo numero di questi riguardava minacce lanciate con armi da fuoco, come nel caso della parlamentare del congresso Carla Zambelli, che ha puntato una pistola contro un oppositore politico. Non sono mancate anche aggressioni fisiche contro giornalisti, come l’attacco da parte di un parlamentare del congresso contro la giornalista Vera Magalhães dopo un dibattito politico.

La reporter Aline Porcina ha subìto intimidazioni durante le celebrazioni della Giornata dell’indipendenza e il cameraman Rogério de Paula è stato aggredito. Sono aumentate anche le vessazioni contro i leader religiosi non allineati con la retorica contraria ai diritti umani del presidente, così come le molestie contro gli operatori elettorali impegnati ai seggi, sfociate in almeno sei uccisioni. La violenza politica non ha risparmiato i bambini; una ragazzina di 12 anni è stata uccisa a colpi d’arma da fuoco durante i festeggiamenti per la vittoria di Luiz Inácio Lula nella città di Belo Horizonte.

 

UCCISIONI ILLEGALI

La logica e l’implementazione della cosiddetta “guerra alla droga”, che da decenni indirizzano le politiche in materia di pubblica sicurezza in Brasile, hanno continuato ad alimentare il ciclo di violenza e uccisioni da parte della polizia nel paese.

Le operazioni di polizia in assetto militare hanno innescato ore si intense sparatorie nelle favelas e altri quartieri marginalizzati. L’uso eccessivo della forza da parte dello stato si è manifestato anche sotto forma di irruzioni nelle abitazioni, distruzione di beni personali, tortura psicologica, restrizioni alla libertà di movimento e sospensione dei servizi essenziali, come scuole e strutture sanitarie.

Tre operazioni di polizia, cui hanno partecipato unità della polizia stradale federale, hanno causato la morte di 37 persone. A marzo, un’operazione condotta dalla polizia nella favela Complexo do Chapadão della città di Rio de Janeiro ha causato sei morti. A maggio, 23 persone sono rimaste uccise in seguito a un altro intervento della polizia nella favela Vila Cruzeiro della città. Queste operazioni di polizia non avevano seguito le linee guida stabilite dalla Corte suprema ed erano state condotte nonostante un piano per ridurre le uccisioni da parte della polizia presentato a marzo dal governatore di Rio de Janeiro.

A maggio, a Umbaúba, nello stato di Sergipe, Genivaldo de Jesus dos Santos, un uomo nero con disabilità mentale, è stato vittima di un’esecuzione extragiudiziale per mezzo di un gas non identificato, mentre era sotto custodia della polizia stradale federale, dopo essere stato immobilizzato all’interno di un’auto. Tre poliziotti coinvolti nell’episodio sono stati rinviati a giudizio per abuso di autorità e omicidio di primo grado con aggravanti.

L’ufficio del procuratore federale ha richiesto la sospensione dell’ordinanza emanata nel 2021 dal ministero della Giustizia e della pubblica sicurezza, che autorizzava la polizia stradale federale a partecipare a operazioni che si svolgevano in località diverse dalle autostrade federali. A giugno, un tribunale federale di Rio de Janeiro ha parzialmente sospeso l’ordinanza, ma due giorni dopo una camera d’appello federale ha annullato tale decisione.

Nel 2022, l’Ong Forum brasiliano sulla sicurezza pubblica ha documentato che, nel 2021, il 99 per cento delle vittime uccise per mano della polizia erano maschi, l’84 per cento neri e il 52 per cento aveva meno di 25 anni.

Il persistente alto bilancio di morti durante le operazioni di polizia era la prova del fallimento dello stato di fronte ai suoi obblighi di garantire un’efficace vigilanza esterna sulla condotta della polizia. Il fatto che le persone nere costituissero una percentuale sproporzionata delle vittime era un’ulteriore prova del razzismo sistemico e istituzionale che continuava ad alimentare un atteggiamento di criminalizzazione delle persone nere e l’uso eccessivo della forza contro di loro. La persistenza e la portata delle uccisioni compiute dalla polizia mettevano inoltre in evidenza l’impunità goduta da coloro che ne erano direttamente responsabili e l’assenza di un controllo diretto da parte dei responsabili della catena di comando, che di fatto favorivano o tolleravano l’uso eccessivo della forza.

 

IMPUNITÀ

Le autorità non hanno indagato adeguatamente sui casi di uso eccessivo della forza né garantito che i diretti responsabili o gli ufficiali della catena di comando fossero assicurati alla giustizia.

A giugno, la task force incaricata di indagare sulle circostanze che avevano portato al massacro nella favela di Jacarezinho di maggio 2021, in cui morirono 28 persone, ha completato il suo lavoro. Quattro agenti della polizia civile sono stati accusati dell’omicidio di tre persone e due sospetti trafficanti di droga sono stati accusati di coinvolgimento nella morte di un agente della polizia civile. I fascicoli giudiziari riguardanti le altre 24 uccisioni sono stati chiusi, secondo quanto si è appreso, per mancanza di prove, senza riuscire a determinarne le responsabilità.

Coloro che erano sospettati di responsabilità penale per la sparizione forzata di Davi Fiuza, all’epoca sedicenne, avvenuta a ottobre 2014, a fine 2022 non erano stati ancora assicurati alla giustizia. Il ragazzo era stato visto l’ultima volta mentre veniva caricato in un’auto senza contrassegni identificativi, durante un’operazione di polizia nella città di Salvador, nello stato di Bahia. Dei 17 poliziotti indagati, soltanto sette erano stati formalmente incriminati, anche del reato di rapimento. Una prima udienza sul caso si è svolta a ottobre sotto l’inadeguato sistema giudiziario militare. A fine anno, nessuno degli agenti incriminati era stato ancora giudicato ed erano ancora tutti in libertà.

 

FALLIMENTO NELL’AFFRONTARE LA CRISI CLIMATICA E IL DEGRADO AMBIENTALE

Secondo l’Istituto nazionale per le ricerche spaziali, tra gennaio e ottobre il tasso di deforestazione nell’Amazzonia brasiliana ha raggiunto il suo livello massimo dal 2015, con 9.277 chilometri quadrati di foresta distrutti, in quella che è conosciuta come la regione della cosiddetta “Amazzonia legale”, un’area geografica che si estende sul territorio di nove stati nell’Amazzonia brasiliana.

I disastri, causati dagli effetti del cambiamento climatico e dall’incapacità dello stato di adottare adeguate e sufficienti misure per mitigarli, hanno continuato ad avere un impatto sproporzionato sulle comunità marginalizzate, quelle più colpite dalla mancanza di politiche pubbliche in materia di alloggi, servizi igienici di base e altre infrastrutture.

Secondo una ricerca condotta dalla Confederazione nazionale delle municipalità, nei soli primi cinque mesi dell’anno le piogge torrenziali hanno fatto registrare il numero più alto di morti dell’ultimo decennio. A febbraio e marzo, almeno 238 persone sono morte nella municipalità di Petrópolis, nello stato di Rio de Janeiro, in seguito a frane e alluvioni. A giugno, 128 persone hanno perso la vita a causa degli smottamenti e delle alluvioni che hanno colpito Recife, capitale dello stato di Pernambuco. In entrambi i casi, la maggioranza delle persone colpite erano donne nere che abitavano nelle favelas e nei quartieri più disagiati, che si trovavano in casa nel momento in cui si erano verificati gli smottamenti e gli allagamenti.

Ad aprile, il Brasile ha presentato il suo secondo aggiornamento dell’Ndc. Secondo il Climate action tracker, l’ultimo aggiornamento era più debole rispetto a quello originario, in termini di riduzioni assolute delle emissioni, e non rispettava gli obiettivi dell’Accordo di Parigi di presentare ogni volta aggiornamenti sempre più ambiziosi dei propri contributi determinati a livello nazionale.

 

DIFENSORI DEI DIRITTI UMANI

Marzo ha segnato il quarto anniversario dell’uccisione di Marielle Franco, consigliera comunale e difensora dei diritti umani, e del suo autista, Anderson Gomes. Nessuno era stato ancora chiamato a rispondere davanti alla giustizia per queste uccisioni, malgrado i continui sforzi delle famiglie nel fare pressione sulle autorità per ottenere giustizia e una concreta partecipazione alle indagini. I due uomini accusati delle uccisioni rimanevano in carcere e a fine anno non era stata ancora fissata una data per il processo. I mandanti non erano stati ancora identificati.

A gennaio, un’intera famiglia di ambientalisti, padre, madre e la loro figlia, impegnata in un progetto di conservazione delle tartarughe marine in Amazzonia, è stata uccisa nello stato del Pará. A fine anno, nessuno era stato chiamato a rispondere davanti alla giustizia per queste uccisioni.

A giugno, il giornalista britannico Dom Phillips e l’esperto brasiliano di popoli nativi Bruno Pereira, entrambi difensori dei diritti dei popoli nativi, sono scomparsi in una regione vicina ai territori nativi di Vale do Javari, nello stato dell’Amazzonia. I loro corpi sono stati trovati 11 giorni dopo. Sono stati arrestati tre uomini e a fine anno erano in attesa di processo per accuse di omicidio e occultamento di cadavere. Le indagini sugli autori ideologici delle uccisioni erano ancora in corso.

A novembre, il vescovo Vicente de Paula Ferreira, noto difensore dei diritti umani, è stato minacciato da un gruppo di individui non identificati, alcuni dei quali pare fossero armati. Il vescovo Vicente è conosciuto per il suo impegno a favore di cause sociali e in difesa della democrazia e dell’ambiente.

A dicembre, un attivista del movimento per i diritti sulla terra Movimento Sem Terra (Mst), Raimundo de Oliveira, è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco all’interno della sua casa, nella regione di Bico de Papagaio, dello stato di Tocantins.

 

DIRITTI DELLE POPOLAZIONI NATIVE E DEI QUILOMBOLAS

Tra gennaio e luglio, la Commissione pastorale della terra ha registrato 759 episodi di violenza, che hanno coinvolto complessivamente 113.654 famiglie, e 33 uccisioni avvenute nel contesto di conflitti legati alla terra nelle aree rurali del paese. Questo dato corrispondeva a un aumento del 150 per cento rispetto ai primi sei mesi del 2021. Più della metà dei conflitti si era verificata nella regione nota come “Amazzonia legale” e aveva interessato principalmente le popolazioni native e le comunità quilombolas.

Ad aprile, il leader quilombola Edvaldo Pereira Rocha è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco nello stato di Maranhão. È stato arrestato un sospettato e le indagini sui moventi e i mandanti dell’uccisione erano ancora in corso a fine anno.

Due uomini guarani kaiowá, il diciassettenne Alex Lopes e Vítor Fernandes, sono stati uccisi rispettivamente a maggio e giugno nello stato del Mato Grosso do Sul. A settembre, il quattordicenne Gustavo da Conceição, del popolo pataxó, è stato ucciso nello stato di Bahia. A fine anno, nessuno era stato chiamato a rispondere davanti alla giustizia per queste uccisioni.

Oltre ad avere segnalato i continui attacchi su terreni nativi nello stato di Rondônia, l’associazione Hutukara Yanomami ha denunciato che la presenza di attività minerarie illegali nella regione stava minacciando la salute delle popolazioni native. L’associazione ha documentato la morte di nove bambini in seguito a malattie che avrebbero potuto essere curate con un adeguato accesso all’assistenza medica.

 

DIRITTI DELLE PERSONE LESBICHE, GAY, BISESSUALI, TRANSGENDER E INTERSESSUATE

L’Associazione nazionale dei travestiti e transessuali (Associação nacional de travestis e transexuais – Antra) ha pubblicato a gennaio 2022 dati che mostravano che nel 2021 erano state uccise almeno 140 persone transgender e che per il 13° anno consecutivo il Brasile era il paese con il più alto numero di uccisioni di persone transgender del mondo.

Candidati transgender hanno subìto intimidazioni e minacce durante il processo elettorale. Ciononostante, per la prima volta nella storia del paese, due donne transgender sono state elette come deputate federali.

 

VIOLENZA CONTRO DONNE E RAGAZZE

Secondo il Forum brasiliano per la sicurezza pubblica, nel 2022 le donne vittime di femminicidio erano state 699, e di queste il 62 per cento erano nere.

 

DIRITTI SESSUALI E RIPRODUTTIVI

Sebbene l’ordinamento brasiliano autorizzi l’aborto in caso di stupro, le donne che si rivolgevano ai servizi per l’interruzione di gravidanza dovevano affrontare intimidazioni e stigma da parte delle autorità.

 

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