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Repubblica Islamica dell’Afghanistan

Capo di stato e di governo: Mohammad Hassan Akhund

Sono aumentate in modo esponenziale le restrizioni ai diritti delle donne, alla libertà degli organi d’informazione e alla libertà d’espressione. Le istituzioni progettate per sostenere i diritti umani sono state gravemente limitate o chiuse completamente. Manifestanti pacifici sono stati oggetto di arresti arbitrari, torture e sparizioni forzate. I talebani hanno condotto esecuzioni extragiudiziali, arresti arbitrari, torture e detenzioni illegali di presunti oppositori nell’impunità, creando un’atmosfera di paura. La povertà estrema è aumentata, aggravata dalla siccità e da altri disastri naturali. Reati quali omicidio, furto, rapporti “illegittimi” o violazione delle norme sociali sono stati puniti con esecuzioni pubbliche e fustigazioni. I diritti delle donne hanno continuato a essere attaccati e la partecipazione delle donne alla vita pubblica è stata fortemente limitata. L’Afghanistan è stato l’unico paese al mondo in cui alle ragazze era vietato frequentare la scuola secondaria. I talebani hanno chiuso quasi tutte le istituzioni create sotto il precedente governo per affrontare la violenza di genere.

 

CONTESTO

L’Afghanistan, un paese che era già in una condizione di miseria, è sprofondato ancora di più nella povertà a causa del suo isolamento internazionale e dello sconvolgimento economico provocato dalla presa del potere dei talebani nel 2021. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari, il 97 per cento degli afgani viveva in povertà, rispetto al 47 per cento del 2020. La mancanza di tutele sociali ha spinto le famiglie a ricorrere a misure tra cui matrimoni precoci e vendita di organi. Il livello di assistenza umanitaria non ha soddisfatto i bisogni della popolazione. L’economia ha continuato a essere gravemente ostacolata dal congelamento delle riserve afgane all’estero e dal taglio dell’assistenza allo sviluppo, misure adottate dalla comunità internazionale dopo la presa del potere dei talebani. Gli aiuti ricevuti dall’Afghanistan nel 2022 sono stati per lo più umanitari, volti a prevenire la fame ma non a contribuire ad altri bisogni sociali. Di conseguenza, l’accesso all’assistenza sanitaria, all’occupazione e all’istruzione ha continuato a risentirne. L’esodo di medici, ingegneri, avvocati, insegnanti e funzionari governativi ha lasciato quei settori gravemente sottofinanziati.

La crescente crisi umanitaria è peggiorata a causa di siccità, inondazioni improvvise, terremoti e altri disastri naturali, alcuni dei quali aggravati dal cambiamento climatico.

Dopo che, a novembre, il leader supremo dei talebani ha ordinato ai giudici talebani di imporre la legge della sharia (la legge islamica) sono iniziate le esecuzioni pubbliche e le fustigazioni.

 

ESECUZIONI EXTRAGIUDIZIALI

Sotto i talebani sembrano essere state diffuse e sistematiche le esecuzioni extragiudiziali di persone associate al precedente governo, di membri di gruppi armati come il Fronte di resistenza nazionale (Frn) e lo Stato islamico-provincia del Khorasan (Islamic State of Khorasan Province – Is-Kp) e di quelli accusati di non seguire le regole imposte dai talebani. Tra essi figuravano anche afgani associati all’ex governo o alle ex forze di sicurezza. La missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan (United Nations Assistance Mission in Afghanistan – Unama) ha registrato almeno 237 esecuzioni extragiudiziali dal 15 agosto 2021, giorno della presa del potere dei talebani, e il 15 giugno 2022. A dicembre, le Nazioni Unite hanno segnalato almeno altri 69 casi di esecuzioni extragiudiziali principalmente di membri dell’Frn, di cui 48 sono avvenuti tra il 12 e il 14 settembre nella provincia di Panjshir.

Il 26 giugno, nella provincia di Ghor, i talebani hanno attaccato la casa di un uomo associato al precedente governo, uccidendo sei hazara sciiti: quattro uomini, una donna e una ragazza. Tre degli uomini uccisi erano membri degli ex gruppi anti-talebani noti come Rivolta popolare. Dopo le uccisioni extragiudiziali, i talebani hanno affermato che si trattava di ribelli, nonostante il fatto che le vittime fossero tutte civili. A settembre, sui social media sono apparsi nuovi video e immagini di uccisioni extragiudiziali di persone associate all’Frn, commesse dai talebani nella provincia di Panjshir. Gli attacchi costituivano chiaramente crimini di guerra. Il ministero della Difesa talebano ha annunciato un’indagine sugli episodi, ma il risultato non è stato reso pubblico. I media hanno riferito che i civili della zona sono stati sgomberati e le loro case occupate, per essere utilizzate come postazioni militari e di polizia. Le autorità talebane hanno anche torturato a morte civili nella provincia di Panjshir, secondo quanto riferito dalla stampa. Il 6 settembre, il Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione in Afghanistan ha riferito delle esecuzioni di combattenti catturati nel distretto di Balkhab, della provincia di Sar-I-Pul.

L’impunità per tali crimini ha prevalso sotto il regime dei talebani. Non sono state svolte indagini adeguate o trasparenti su esecuzioni extragiudiziali o altre gravi violazioni dei diritti umani. I funzionari talebani hanno continuato a negare che si fossero verificate tali violazioni e hanno respinto le conclusioni delle Ong, tra cui Amnesty International.

 

PENA DI MORTE, TORTURA E PUNIZIONI CRUDELI, DISUMANE O DEGRADANTI

I talebani hanno iniziato a mettere a morte e fustigare pubblicamente persone per reati come omicidio, furto, relazioni “illegittime” o violazioni delle norme sociali. Secondo gli esperti delle Nazioni Unite per i diritti umani, tra il 18 novembre e il 16 dicembre, più di 100 persone sono state fustigate pubblicamente negli stadi di diverse province.

A dicembre, le autorità talebane hanno effettuato la loro prima esecuzione pubblica nella provincia di Farah, alla presenza di alti funzionari talebani, tra cui il vice primo ministro, ministri e il capo della Corte suprema.

 

LIBERTÀ D’ESPRESSIONE, ASSOCIAZIONE E RIUNIONE

Lo spazio per gli organi d’informazione liberi si è ridotto drasticamente poiché i talebani hanno creato un ambiente sempre più intimidatorio, costringendo molti media a chiudere. I giornalisti hanno subìto sempre più restrizioni, tra cui arresti arbitrari, detenzioni illegali e torture, in risposta alla pubblicazione di notizie che criticavano i talebani; molti hanno dovuto autocensurarsi. Giornalisti sono stati picchiati e hanno subìto altre forme di tortura durante la detenzione. Molti sono fuggiti dal paese. Le giornaliste televisive sono state costrette a coprirsi quasi completamente il volto.

La commissione indipendente per i diritti umani dell’Afghanistan (Afghanistan Independent Human Rights Commission – Aihrc), l’istituzione nazionale per i diritti umani, è rimasta chiusa e lo spazio delle organizzazioni della società civile per documentare e riferire sui diritti umani si è notevolmente ridotto. I gruppi indipendenti per i diritti umani non sono stati in grado di operare liberamente. I talebani hanno arrestato e detenuto illegalmente chi li criticava sui social media, in particolare su Facebook.

I talebani hanno smantellato qualsiasi spazio per riunioni, manifestazioni o raduni pacifici. La polizia talebana ha fatto uso eccessivo e non necessario della forza contro i manifestanti e persone che protestavano in modo pacifico sono state arbitrariamente arrestate, detenute, torturate e vittime di sparizioni forzate. I manifestanti detenuti sono stati sottoposti a torture fisiche e psicologiche. Le famiglie hanno impedito alle proprie donne di protestare per timore di ripercussioni, restringendo ulteriormente lo spazio per la libertà di riunione.

 

DIRITTI DI DONNE E RAGAZZE

I talebani hanno chiuso il ministero degli Affari femminili (Maf) e lo hanno sostituito con il ministero per la Propagazione della virtù e la prevenzione del vizio, che ha emesso decreti restrittivi e illegali riguardanti diritti di donne e ragazze. Le donne che hanno protestato contro queste restrizioni hanno subìto detenzione illegale e violenze.

Alle ragazze è stato impedito di frequentare la scuola secondaria e, da dicembre, anche l’istruzione di terzo livello. In precedenza, le donne che frequentavano le università dovevano studiare in classi separate per genere e, tra le altre restrizioni, indossare abiti che le coprivano dalla testa ai piedi. Esse avevano incontrato difficoltà nel registrarsi alle classi e all’esame di ammissione all’università nazionale e, in alcuni casi, era stato loro negato l’accesso agli edifici universitari, circostanza che aveva reso l’istruzione superiore quasi inaccessibile. Alle donne è stato inoltre vietato lo studio di determinate materie. A fine anno, a donne e ragazze era permesso solo di frequentare le scuole primarie.

A donne e ragazze è stato sempre più spesso impedito l’accesso libero ad altri spazi pubblici attraverso varie misure. I talebani hanno imposto un codice di abbigliamento, hanno obbligato le donne ad avere un accompagnatore (mahram) per scortarle in pubblico e hanno vietato loro di accedere ai parchi pubblici. Ad agosto, alcuni media hanno riferito che a 60 studentesse universitarie è stato negato il diritto di lasciare l’Afghanistan perché non avevano un mahram. Queste regole sono state applicate in modo arbitrario e casuale e, di conseguenza, molte donne hanno scelto di non viaggiare da sole.

I talebani hanno annunciato che i parenti maschi sarebbero stati responsabili di qualsiasi violazione delle restrizioni da parte delle donne e ragazze delle loro famiglie. Ciò ha portato le famiglie a limitare i diritti delle parenti donne, per paura di rappresaglie da parte delle autorità talebane. I talebani hanno fatto un giro di vite sulle donne che protestavano contro queste restrizioni in pubblico o sui social media, anche con percosse, arresti, detenzioni illegali e arresti di altri familiari. Alcune delle donne arrestate, comprese quelle in fuga dagli abusi, sono state accusate di un vago e ambiguo “crimine” di “corruzione morale”. Tuttavia, dopo la presa del potere talebana l’applicabilità delle leggi precedentemente esistenti è rimasta in gran parte poco chiara, poiché i talebani hanno pubblicamente applicato nel paese la loro interpretazione ristretta e limitata delle leggi della sharia. Sebbene le proteste siano continuate per tutto l’anno, la polizia talebana ha esercitato sempre più resistenza, bloccando le strade ai manifestanti e arrestando i giornalisti che tentavano di seguire le proteste.

Lo smantellamento delle precedenti strutture governative, tra cui il Maf e l’Aihrc, e la conversione del sistema giudiziario nel sistema religioso basato sulla sharia hanno ridotto le tutele precedentemente disponibili per donne e ragazze. Ciò ha portato a un aumento delle segnalazioni di violenza domestica e matrimoni forzati. Non è stato creato un meccanismo affidabile a cui le donne vittime di violenza domestica potessero rivolgersi. Tribunali e uffici delle procure, in precedenza responsabili delle indagini e del giudizio sui casi di violenza di genere, sono rimasti chiusi. Sia le autorità talebane sia i meccanismi di risoluzione delle controversie a livello di comunità hanno punito le donne che denunciavano violenze domestiche.

A dicembre, i talebani hanno inoltre impedito a donne e ragazze di lavorare con le Ong. Questa e altre restrizioni del diritto delle donne a lavorare fuori casa hanno colpito enormemente i mezzi di sussistenza delle donne (soprattutto nelle famiglie in cui sono le uniche a procurare il reddito), in un momento di crescente insicurezza alimentare a livello nazionale.

 

ATTACCHI E UCCISIONI ILLEGALI

Tra agosto 2021 e giugno 2022, l’Unama ha registrato 2.106 vittime civili. Molte persone sono state uccise dal gruppo armato Is-Kp, che ha continuato a compiere attentati sistematici e mirati contro gruppi etnici e religiosi minoritari, anche bombardando centri religiosi ed educativi e attaccando i mezzi di trasporto pubblici presi da questi gruppi. Tra tali episodi c’è stato un attentato a un tempio sikh, nella capitale Kabul, il 18 giugno, e il bombardamento di un centro educativo in un quartiere prevalentemente hazara, il 30 settembre. In quest’ultimo sono morti almeno 52 adolescenti, per lo più ragazze. Le autorità talebane non hanno indagato su questi attacchi, né adottato misure adeguate per proteggere le minoranze. Al contrario, in alcuni casi, i talebani hanno cancellato le misure di sicurezza istituite sotto il precedente governo per proteggere questi gruppi minoritari, per esempio hanno rimosso le guardie che proteggevano i siti che potevano essere presi di mira, esponendoli a un ulteriore rischio.

Nelle aree in cui è proseguita la resistenza armata contro i talebani, in particolare nelle province di Panjshir, Baghlan, Badakhshan e Sari Pul, i civili hanno continuato a subire uccisioni, arresti arbitrari, torture e restrizioni di movimento imposte dalle autorità talebane locali. La gente del posto ha anche riferito che i talebani hanno effettuato sgomberi forzati in queste aree, in particolare nel Panjshir.

 

DIRITTO ALLA SALUTE

La presa del potere dei talebani ha continuato a danneggiare profondamente il sistema sanitario del paese. La politica talebana sulle operatrici sanitarie è rimasta ambigua e incoerente. A causa dei requisiti che richiedono alle donne di viaggiare con un mahram, nonché dei timori di rappresaglie talebane contro le donne e del gran numero di donne istruite fuggite dal paese, il settore sanitario ha affrontato un grave impoverimento delle risorse umane. La situazione è stata particolarmente difficile nelle zone rurali, dove le risorse sanitarie erano già limitate sotto il governo precedente. Il congelamento della maggior parte degli aiuti internazionali, che erano stati ampiamente responsabili del sostegno all’assistenza sanitaria prima del 2021, ha lasciato ospedali e cliniche sanitarie con risorse o personale limitati, contribuendo a una diffusa impossibilità di accedere all’assistenza sanitaria.

 

RIFUGIATI E SFOLLATI INTERNI

Una notevole quantità di afgani ha continuato a fuggire dal paese per il fondato timore di persecuzione da parte dei talebani. Nonostante i pericoli a cui erano soggetti in Afghanistan, altri paesi hanno continuato a rimpatriare rifugiati e richiedenti asilo afgani. Alcuni in fuga dal paese sono stati uccisi, è stato loro negato il diritto di chiedere asilo, hanno subìto altre violazioni e sfruttamento da parte delle autorità dei paesi in cui hanno cercato rifugio.

All’inizio dell’anno, l’Afghanistan contava 3,8 milioni di persone sfollate internamente, che vivevano in condizioni precarie con possibilità limitate di esercitare i propri diritti umani. Il Consiglio norvegese per i rifugiati ha riferito che i talebani hanno sgomberato con la forza alcuni di questi sfollati interni dalle aree urbane e li hanno costretti a tornare nei loro villaggi di origine, dove erano in condizioni di povertà estrema e senza risorse per sostenersi.

 

DIRITTI DELLE PERSONE LESBICHE, GAY, BISESSUALI, TRANSGENDER E INTERSESSUATE

Le persone Lgbti in Afghanistan hanno continuato a subire gravi violazioni dei diritti umani perpetrate dai talebani, tra cui minacce, attacchi mirati, aggressioni sessuali, detenzioni arbitrarie e altre violazioni. Molte persone Lgbti hanno temuto che le pratiche discriminatorie dei talebani usate in passato sarebbero riaffiorate. Storicamente, queste includevano la punizione con la morte delle persone ritenute avere relazioni omosessuali. Molte persone Lgbti sono rimaste nascoste, per timore di rischiare la vita.

 

IMPUNITÀ

La struttura di governo dei talebani si è rivelata priva di giustizia, verità o riparazione per crimini di diritto internazionale o violazioni dei diritti umani. Tribunali e pubblici ministeri non hanno indagato sulle esecuzioni extragiudiziali né hanno perseguito coloro che commettevano altre violazioni dei diritti umani. I talebani hanno gravemente danneggiato l’indipendenza del sistema giudiziario sostituendo giudici e tribunali con i loro sistemi di giustizia.

A ottobre, la Camera preliminare dell’Icc ha autorizzato il procuratore dell’Icc a riprendere la sua indagine sulla situazione in Afghanistan. Nella sua decisione, la Corte ha sottolineato che tale indagine dovrebbe riguardare “tutti i presunti reati e attori”, inclusi “i membri delle forze armate o dei servizi di sicurezza e di intelligence di parti non statali”, in contrasto con la precedente decisione del procuratore di concentrare la sua attenzione sui crimini commessi solo dai talebani e all’Is-Kp.

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