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REPUBBLICA DELLA COLOMBIA

Capo di stato e di governo: Gustavo Petro (subentrato a Iván Duque Márquez ad agosto)

I difensori dei diritti umani hanno continuato a subire attacchi, minacce e vessazioni a causa del loro lavoro; i difensori della terra, del territorio e dell’ambiente erano particolarmente a rischio. Sono persistiti gli omicidi e le minacce nei confronti di ex combattenti delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Fuerzas armadas revolucionarias de Colombia-Ejército del pueblo – Farc-Ep). Sono proseguiti gli attacchi contro operatori dei media e organi di stampa, minacciando la libertà d’espressione. Sono stati segnalati casi di uso eccessivo e non necessario della forza da parte di agenti dello stato. Leader e attivisti nativi sono stati aggrediti e uccisi e, nelle aree in cui i gruppi armati d’opposizione continuavano a operare, le comunità native e afrodiscendenti sono state sfollate con la forza, affrontando in alcuni casi situazioni di crisi umanitaria. Un rapporto finale della commissione per la verità e la riconciliazione ha riconosciuto che durante il lungo conflitto armato (1964-2016) erano state commesse violazioni dei diritti riproduttivi. Diversi ex membri dell’esercito, civili ed ex comandanti delle Farc-Ep sono stati formalmente accusati davanti alla giurisdizione speciale per la pace (Jurisdicción especial para la paz – Jep) di crimini contro l’umanità e crimini di guerra compiuti durante il conflitto. L’aborto è stato depenalizzato. Sono continuati gli attacchi contro le persone Lgbti. È persistita la violenza di genere e le donne sopravvissute hanno continuato a incontrare ostacoli nell’accesso a giustizia, verità e riparazione. Rifugiate venezuelane sono state vittime di episodi di violenza e discriminazione per motivi legati alla nazionalità e al genere.

 

CONTESTO

Il 13 marzo si sono tenute le elezioni parlamentari. Alcuni seggi del parlamento erano riservati a ex combattenti delle Farc-Ep e alle vittime del conflitto armato, secondo quanto previsto dall’accordo di pace del 2016.

A giugno, la commissione colombiana per la verità ha pubblicato il suo rapporto finale, che ha evidenziato la necessità di affrontare problematiche storiche come disuguaglianze, discriminazione, razzismo, violenza di genere, violenza contro le popolazioni native e afrodiscendenti, e di garantire i diritti delle vittime del conflitto armato a ottenere verità, giustizia e riparazione.

Gustavo Petro, ex sindaco di Bogotá ed ex guerrigliero dell’M-19, ha vinto le elezioni presidenziali e assunto il suo mandato quadriennale ad agosto. È stato affiancato da Francia Márquez, ambientalista e prima donna nera ad assumere la carica di vicepresidente del paese.

Ad agosto, le autorità hanno riconosciuto la competenza del Comitato delle Nazioni Unite sulle sparizioni forzate di ricevere ed esaminare le denunce individuali riguardanti le vittime di sparizione forzata. A settembre, la Colombia ha anche ratificato la Convenzione interamericana sulla protezione dei diritti umani delle persone anziane. A ottobre, il congresso ha approvato l’Accordo di Escazú.

Il presidente Petro ha riallacciato le relazioni diplomatiche con il Venezuela e a settembre sono riprese alcune operazioni frontaliere tra i due paesi.

A ottobre, il presidente Petro ha ripristinato e riavviato le riunioni della commissione nazionale per le garanzie di sicurezza (Comisión nacional de garantías de seguridad – Cngs), istituita dall’accordo di pace al fine di creare una politica pubblica per lo smantellamento dei gruppi armati.

A ottobre, il governo colombiano e l’Esercito di liberazione nazionale (Ejército de liberación nacional – Eln) hanno riavviato i colloqui di pace e proposto un “cessate il fuoco multilaterale”. L’esecutivo ha anche esplorato la possibilità di avviare negoziati con altri attori armati, nel contesto di una politica di “pace totale”.

La Colombia è uno dei paesi del Sud America con la più alta frequenza di eventi climatici estremi. All’incirca l’84 per cento della sua popolazione è esposto a molteplici rischi ambientali. Secondo l’Istituto di idrologia, meteorologia e studi ambientali (Instituto de hidrología, meteorología y estudios ambientales – Ideam) della Colombia, le aree costiere e insulari sono più vulnerabili ai cambiamenti climatici, così come gli ecosistemi d’alta quota.

 

DIRITTO A VERITÀ, GIUSTIZIA E RIPARAZIONE

A gennaio, la Corte costituzionale ha decretato una situazione di incostituzionalità dovuta alle costanti e numerose violazioni dei diritti fondamentali alla vita, all’integrità fisica e alla sicurezza degli ex combattenti delle Farc-Ep. L’Istituto di studi per lo sviluppo e la pace (Instituto de estudios para el desarrollo y la paz – Indepaz), un’organizzazione della società civile, ha denunciato 42 uccisioni di ex combattenti durante l’anno. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha sottolineato la sua preoccupazione relativamente alle persistenti minacce, aggressioni e uccisioni che miravano a colpire ex combattenti delle Farc-Ep che avevano firmato l’accordo di pace.

L’Istituto Kroc ha giudicato ancora una volta lenta l’attuazione dell’accordo di pace del 2016 tra le Farc-Ep e lo stato colombiano, in particolare in relazione all’implementazione degli approcci etnici e di genere. l’Istituto ha riportato che il 37 per cento delle disposizioni dell’accordo erano state implementate in minima parte e il 15 per cento non era stato affatto applicato.

Da gennaio a dicembre, l’unità per la ricerca delle persone date per scomparse [Unidad de búsqueda de personas dadas por desaparecidas – Ubdp) ha recuperato i corpi di 185 persone ritenute scomparse nel contesto del conflitto armato, in regioni come Antioquia, Santander e Sucre. A giugno, l’Ubpd ha anche riferito che, dalla sua creazione nel 2017, aveva finora consegnato alle famiglie o ai loro cari i resti di 167 vittime.

 

LIBERTÀ D’ESPRESSIONE

A maggio, la Fondazione per la libertà di stampa (Fundación para la libertad de prensa – Flip) ha espresso la propria preoccupazione per la detenzione arbitraria dei giornalisti Luis Ángel e Luna Mendoza, i quali stavano svolgendo un’inchiesta sull’omicidio di alto profilo del procura- tore paraguayano Marcelo Pecci, vicino alla città di Cartagena.

A maggio, alcuni organi di stampa con sede nei dipartimenti di Antioquia e Córdoba hanno ricevuto minacce di morte, nel contesto di un cosiddetto “sciopero armato” proclamato dal gruppo paramilitare Forze di autodifesa gaitanista della Colombia (Autodefensas gaitanistas de Colombia – Agc), conosciute anche come Clan del golfo.

A luglio, il consiglio di stato colombiano ha dichiarato lo stato della Colombia responsabile di tortura psicologica, minacce, persecuzione giudiziaria, esilio e intercettazione illegale nel caso della giornalista Claudia Julieta Duque e della sua famiglia, tra il 2001 e il 2010.

Ad agosto, i giornalisti Leiner Montero e Dilla Contreras sono stati uccisi nel dipartimento di Magdalena. Secondo la Flip, gli omicidi erano collegati alla loro attività giornalistica.

A settembre, la Flip ha denunciato le minacce di cui erano stati obiettivo i giornalisti di Tele- mundo, che svolgevano un reportage sulla rotta migratoria del Darién Gap.

A settembre, la Flip aveva già riportato 595 violazioni della libertà d’espressione contro gior- nalisti, compresi due casi di violenza sessuale. Nei primi cinque mesi dell’anno, la Flip ha registrato un aumento del 59 per cento delle minacce contro operatori dei media che coprivano il processo elettorale, rispetto al 2018.

 

USO ECCESSIVO E NON NECESSARIO DELLA FORZA

A maggio, il leader nativo Luis Tombé è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco nel contesto di una protesta ambientalista nella città di Miranda, nel dipartimento di Cauca, quando membri della squadra mobile antisommossa (Escuadrón móvil antidisturbios – Esmad) hanno aperto il fuoco sui manifestanti che chiedevano il rilascio dei loro compagni fermati dalla polizia.

A giugno, la piattaforma della società civile Campaña Defender la Libertad ha criticato l’uso eccessivo della forza da parte dell’Esmad contro i manifestanti, che aveva provocato un trauma oculare a una persona, all’università distrettuale di Bogotá. Protestavano per chiedere maggiori risorse e migliori infrastrutture per l’università.

 

DETENZIONE ARBITRARIA

Secondo la Campaña Defender la Libertad, tra marzo e giugno, nel contesto delle imminenti elezioni, c’era stato un incremento delle detenzioni arbitrarie da parte delle forze di sicurezza dello stato.

 

DIRITTI DELLE POPOLAZIONI NATIVE

Leader e attivisti nativi hanno continuato a essere colpiti con omicidi e minacce.

A gennaio, il popolo nativo totoroez ha denunciato l’uccisione di Albeiro Camayo, membro della guardia nativa, da parte di dissidenti delle Farc-Ep, nel dipartimento di Cauca.

A febbraio, l’Organizzazione nazionale nativa della Colombia (Organización nacional indígena de Colombia – Onic) ha denunciato l’uccisione di Julio César Bravo, difensore dei diritti umani e leader del popolo pastos, nel dipartimento di Nariño.

Sempre a febbraio, combattenti dell’Eln, attivi nel dipartimento di Chocó, hanno ucciso Luis Chamapuro, membro del popolo wounan.

Lo stesso mese, un altro leader nativo, Dilson Arbey Borja, difensore dei diritti umani e membro della guardia nativa, è stato ucciso nella città di Turbo, nel dipartimento di Antioquia.

L’Ohchr, l’ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite, ha condannato l’uccisione di Miller Correa, avvenuta a marzo in un contesto di costanti minacce contro la sua comunità e i suoi leader. Miller Correa era un difensore dei diritti umani e membro del popolo nasa, del dipartimento di Cauca.

A settembre, due bambini piccoli di etnia wayuu sono morti per malnutrizione nella regione settentrionale di La Guajira, portando a 39 il numero dei bambini in tenera età deceduti da gennaio nell’area. Il 6 settembre, l’ufficio del difensore civico ha diramato un’allerta pubblica che chiedeva al governo di intervenire per affrontare la situazione umanitaria nella regione.

A giugno, almeno un centinaio di nativi della riserva dell’Alto Andagueda, nel dipartimento di Chocó, sono stati sfollati con la forza in seguito agli scontri avvenuti tra le forze di sicurezza e gruppi armati illegali.

Le organizzazioni native del dipartimento di Chocó hanno sottolineato il rischio di sfollamento affrontato dalle famiglie native emberá, dovuto alla presenza di gruppi armati illegali a Chocó, nella riserva di Jurubida Chori Alto Baudó.

A settembre, i popoli awá hanno denunciato la persistente situazione di crisi umanitaria e la violenza, che stavano affrontando a causa della presenza di attori armati illegali nelle riserve dei dipartimenti di Nariño e Putumayo.

 

VIOLENZA DI GENERE

A luglio, la giurisdizione speciale per la pace (Jurisdicción especial para la paz – Jep) ha annunciato l’apertura del caso 11, riguardante la violenza sessuale, le gravi violazioni dei diritti riproduttivi e la violenza motivata dall’orientamento sessuale e/o dall’identità di genere delle vittime, nel contesto del conflitto armato.

L’osservatorio sui femminicidi ha riportato che nel 2022 c’erano stati 557 femminicidi.

Le vittime della violenza di genere, compresa la violenza sessuale, compiuta da funzionari statali nel contesto dello sciopero nazionale del 2021 hanno continuato a incontrare ostacoli nell’accesso a giustizia e riparazione1.

 

DIRITTI SESSUALI E RIPRODUTTIVI

A febbraio una sentenza della Corte costituzionale ha depenalizzato l’aborto fino alla 24ᵃ settimana di gravidanza. La storica decisione arrivava in risposta a una causa legale intentata dal movimento Causa Justa.

Il rapporto finale della commissione per la verità ha riconosciuto che, nel contesto del conflitto armato, si erano verificate gravi violazioni dei diritti riproduttivi, tra cui aborti forzati, sterilizzazioni forzate e casi di contraccezione forzata. Il rapporto raccomandava allo stato di evitare di ricominciare i programmi di fumigazione aerea per sradicare le coltivazioni illecite utilizzando l’erbicida glifosate, dati gli effetti negativi che questo ha sulla salute riproduttiva delle persone.

 

DIRITTI DELLE PERSONE LESBICHE, GAY, BISESSUALI, TRANSESSUALI E INTERSESSUATE

L’Ong Caribe Afirmativo ha riportato che tra gennaio e luglio nella città di Medellín erano stati uccisi 15 uomini gay e che le persone Lgbti erano sempre più a rischio.

La Jep ha aperto un’indagine (caso 7) sui reati sessuali e la discriminazione contro minorenni e adolescenti Lgbti reclutati con la forza durante il conflitto armato.

La Corte costituzionale ha riconosciuto la possibilità di indicare il genere non binario nella registrazione dei documenti d’identità, stabilendo un precedente legale per la diversità di genere.

A marzo, la difensora dei diritti delle persone lesbiche, Paola Andrea Jaraba Martínez, ha subìto violenza e minacce, presumibilmente legate al suo orientamento sessuale e al suo lavoro nel dipartimento di Córdoba.

La fondazione Gruppo d’azione e supporto alle persone trans (Fundación Grupo de Acción y Apoyo a Personas Transgender – Gaat) ha documentato che tra gennaio e agosto in Colombia erano state uccise 16 donne transgender.

 

DIFENSORI DEI DIRITTI UMANI

I difensori dei diritti umani hanno continuato a subire attacchi, minacce e vessazioni a causa del loro lavoro. I difensori della terra, del territorio e dell’ambiente sono stati particolarmente a rischio.

A febbraio, diversi difensori dei diritti umani della regione di Magdalena Medio sono finiti nel mirino di un opuscolo fatto circolare da un gruppo armato, che si autodefiniva Forze unite di autodifesa della Colombia. L’opuscolo faceva riferimento ai difensori dei diritti umani come obiettivi militari e intimava a questi e alle loro famiglie di lasciare l’area entro 48 ore per evitare conseguenze. Tra i difensori presi di mira c’era Carolina Agón Ramón Abril. Dieci giorni dopo, Yuvelis Natalia Morales, un’ambientalista di 21 anni, è stata costretta a lasciare la Colombia, dopo che c’era stata un’effrazione nella sua abitazione.

A maggio, ignoti hanno sparato a quattro ambientalisti appartenenti alla Federazione dei pescatori artigianali per il turismo e l’ambiente di Santander (Federación de pescadores artesanales, ambientales y turísticos de Santander – Fedespan), un’organizzazione ambientalista che operava nella città di Barrancabermeja, che stavano valutando i possibili danni ambientali nella regione di Magdalena Medio.

A luglio, Yuli Velásquez, presidente di Fedespan, è stata vittima di un’aggressione armata in cui è rimasto ferito l’agente che la proteggeva2.

Ad agosto, il ministro dell’Interno ha istituito il primo posto di comando unificato per la vita della municipalità di Caldono, nel dipartimento di Cauca. L’obiettivo di questo spazio, e di spazi simili sorti successivamente in altre regioni, era ascoltare le richieste e le preoccupazioni delle comunità e proteggere le vite dei leader comunitari, dei difensori dei diritti umani e di altre persone a rischio.

Secondo l’Ong Programa Somos Defensores, tra gennaio e settembre ci sono stati 621 attacchi aventi come obiettivo difensori dei diritti umani.

Nel 2022 Indepaz ha registrato 189 casi di omicidio di leader comunitari e difensori dei diritti umani.

 

SFOLLAMENTO FORZATO

L’Ocha ha documentato che tra gennaio e luglio c’erano state 220 emergenze umanitarie, legate a situazioni di isolamento (inteso come condizione in cui le persone erano costrette a rimanere nel loro territorio a causa del conflitto armato e avevano accesso limitato a cibo, acqua potabile e servizi di base) e sfollamento forzato, che avevano colpito almeno 249.106 persone, principalmente nella regione del Pacifico e vicino al confine tra Venezuela e Colombia.

A gennaio, in seguito agli scontri scoppiati ad Aruca tra dissidenti delle Farc-Ep e l’Eln, sono state sfollate con la forza 3.860 persone.

A maggio, gruppi armati non statali hanno impedito a 7.989 persone di uscire di casa o di spostarsi liberamente nelle zone di Nóvita e San José del Palmar, nel dipartimento di Chocó.

 

VIOLAZIONI DEL DIRITTO INTERNAZIONALE UMANITARIO

Tra gennaio e giugno, l’Icrc ha registrato 377 vittime di ordigni esplosivi, tra cui mine antipersona e residuati bellici, in 16 dipartimenti. Quelli più colpiti sono stati Cauca, Antioquia, Arauca, Norte de Santander e Meta.

Secondo l’Ong per i diritti umani Collettivo degli avvocati José Alvear Restrepo (Colectivo de abogados José Alvear Restrepo – Cajar), il 28 marzo, 11 persone sono state sottoposte a esecuzione extragiudiziale durante un’incursione militare nella municipalità di Puerto Leguízamo, nel dipartimento di Putumayo.

Il difensore civico nazionale ha emanato un’allerta per la presenza del gruppo paramilitare Comando di frontiera nella regione di Caquetá e per il grave rischio per la vita e l’integrità fisica dei leader della società civile e degli ex combattenti delle Farc-Ep.

Il 5 maggio, l’Agc ha imposto un coprifuoco di quattro giorni in 10 dipartimenti nel nord della Colombia, in seguito all’annuncio della decisione di estradare negli Usa il suo comandante “Otoniel”. Durante questo cosiddetto “sciopero armato”, sono stati documentati almeno 127 atti di violenza in 73 municipalità, tra cui quattro omicidi, cinque minacce di morte, 36 casi di restrizioni di movimento, un caso di tortura e un altro di rapimento.

A maggio, le comunità afrodiscendenti hanno segnalato scontri armati nelle località di Istmina, Sipí, Nóvita, Medio San Juan e Litoral del San Juan, nel dipartimento di Chocó, che hanno provocato sfollamenti forzati collettivi e l’isolamento di diverse comunità nere. A giugno, attori armati non identificati hanno ucciso Jesusita Moreno e Rómulo Angulo López, del territorio collettivo afrodiscendente di Malaguita, a Bajo San Juan, nel dipartimento di Chocó.

Al 1° dicembre, Indepaz ha registrato 91 massacri (vale a dire, l’uccisione di tre o più persone nello stesso momento, nello stesso luogo e per mano di uno stesso presunto perpetratore), in cui erano morte complessivamente 289 persone.

 

IMPUNITÀ

Il 18 febbraio, la Jep ha annunciato l’apertura di nuovi casi riguardanti: la responsabilità dei combattenti delle Farc-Ep per violenza sessuale, sfollamento forzato, sparizioni forzate e altri crimini commessi dalle forze di sicurezza e funzionari dello stato in coordinazione con i gruppi paramilitari; crimini contro comunità etniche e i loro territori.

A fine anno, la Jep aveva incriminato 79 ex membri dell’esercito (inclusi ufficiali), quattro civili e un ex agente dell’intelligence per crimini contro l’umanità e crimini di guerra, in relazione alle esecuzioni extragiudiziali e alle sparizioni forzate nei dipartimenti di Norte de Santander, la Costa Caraibica, Casanare e Antioquia. La Jep ha incriminato anche otto ex alti comandanti delle Farc-Ep per crimini contro l’umanità e crimini di guerra nel contesto di una politica di rapimenti e presa di ostaggi, tra i vari crimini contestati.

A settembre, ex combattenti delle Farc-Ep hanno ammesso la loro responsabilità per gli omicidi, lo sfollamento forzato, il reclutamento forzato e altri crimini contro i civili nel Cauca settentrionale.

 

DIRITTI DI RIFUGIATI E MIGRANTI

A giugno, l’Unicef ha dichiarato che il numero dei bambini che avevano attraversato il Darién Gap, tra la Colombia e Panama, aveva superato quota 5.000 dagli inizi del 2022, il doppio del numero registrato nello stesso periodo del 2021.

Le autorità hanno dichiarato che a luglio i venezuelani che vivevano in Colombia erano 2.477.000, il 96 per cento dei quali aveva presentato richiesta per il riconoscimento di uno status di protezione temporanea.

Sono persistiti gli episodi di violenza di genere contro le rifugiate venezuelane e le autorità colombiane non sono state in grado di garantire i diritti delle donne venezuelane a una vita libera dalla violenza e dalla discriminazione3.

 

 


Note:
1 Colombia: “The Police Does Not Care for Me”: Sexual Violence and Other Gender-Based Violence in the 2021 National Strike, 1° dicembre.
2 Colombia: Protect environmental defender at risk, 15 luglio.
3 Americas: Unprotected: Gender-based Violence against Venezuelan Refugee Women in Colombia and Peru, 12 luglio.

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