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Repubblica di Bielorussia

Capo di Stato: Aljaksandr Lukašėnka

Capo di governo: Raman Haloŭčenka

I diritti alla libertà d’espressione, associazione e riunione sono rimasti gravemente limitati. È stata eseguita la condanna a morte di almeno un uomo. La tortura e altri maltrattamenti sono stati diffusi e l’impunità ha prevalso. Il sistema giudiziario è stato sfruttato per sopprimere il dissenso e i processi sono stati sistematicamente iniqui. Le minoranze nazionali e religiose hanno subìto discriminazioni. Rifugiati e migranti sono stati oggetto di violenze e respingimenti.

 

CONTESTO

La Bielorussia è rimasta ampiamente isolata a livello internazionale, a causa del continuo rifiuto da parte dell’Ue e degli Usa di riconoscere Aljaksandr Lukašėnka come presidente. Il paese ha principalmente allineato la sua politica estera e di difesa a quella della Russia, anche contribuendo alla guerra della Russia contro l’Ucraina.

Il prodotto interno lordo è crollato e l’inflazione è aumentata dopo l’interruzione dei commerci con l’Ucraina e le nuove sanzioni imposte dai governi occidentali alle aziende bielorusse.

 

LIBERTÀ D’ESPRESSIONE

La libertà d’espressione è rimasta fortemente limitata. Migliaia di persone sono state perseguite, anche per aver espresso sostegno all’Ucraina, aver riferito sui movimenti delle truppe e degli equipaggiamenti militari russi o aver criticato il governo. Quaranta giornalisti indipendenti sono stati arrestati arbitrariamente e sono state mosse nuove accuse contro altri già incarcerati. A fine anno, 32 giornalisti erano in carcere a causa del loro lavoro.

Centinaia di persone sono state perseguite in processi a porte chiuse per “oltraggio” a pubblico ufficiale, “aver screditato” istituzioni e simboli statali o “incitato all’animosità e all’inimicizia della società”. A luglio, la studentessa Danuta Peradnja è stata incarcerata per sei anni e mezzo, per aver ripostato un messaggio che criticava la guerra in Ucraina e il ruolo di Aljaksandr Lukašėnka in essa1.

Le autorità hanno continuato a etichettare arbitrariamente come “estremisti” le organizzazioni, le risorse online, i materiali stampati e di altro genere. Migliaia di persone sono state perseguite per associazione con tali contenuti, ad esempio per aver “messo un like” a un post sui social media o aver indossato una maglietta con un logo “estremista”. L’elenco ufficiale conteneva oltre 2.200 persone considerate “estremiste”, la maggior parte delle quali incarcerate con accuse di matrice politica.

A luglio, il giornalista Jurij Chantsarevič è stato condannato a 30 mesi di reclusione per “aver facilitato un’attività estremista”, perché aveva inviato foto di attrezzature militari russe a media indipendenti.

A novembre, il ministero degli Interni ha vietato l’uso del saluto tradizionale “lunga vita alla Bielorussia”, aggiungendolo all’elenco dei “simboli e apparati nazisti”.

 

LIBERTÀ D’ASSOCIAZIONE

Le autorità hanno proseguito con la repressione delle organizzazioni indipendenti della società civile, iniziata dopo le contestate elezioni presidenziali del 2020, prendendo di mira Ong, mezzi di informazione, organizzazioni professionali e comunità etniche e religiose.

Le autorità hanno utilizzato accuse arbitrarie di “estremismo” e “terrorismo” per chiudere le organizzazioni. Oltre 250 organizzazioni della società civile e importanti media indipendenti sono stati chiusi, molti dopo essere stati designati come “organizzazioni estremiste”.

Ad aprile, le autorità hanno fatto irruzione nelle case e negli uffici di dirigenti di sindacati indipendenti, arrestando 16 persone per motivi sconosciuti. A luglio, la Corte suprema ha sciolto il Congresso bielorusso dei sindacati democratici, vietando di fatto tutti i sindacati indipendenti.

 

LIBERTÀ DI RIUNIONE

In seguito all’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia, il 24 febbraio, la polizia ha disperso brutalmente le proteste pacifiche in tutta la Bielorussia, arrestando almeno 700 manifestanti nella sola giornata del 27 febbraio. Dopo processi a porte chiuse, molti sono stati condannati alla detenzione fino a 30 giorni, con false accuse di “organizzazione, preparazione o partecipazione ad attività che violano gravemente l’ordine pubblico”, e altri sono stati multati.

Le autorità hanno continuato a perseguire coloro che avevano partecipato pacificamente alle proteste nel 2020, arrestando 280 persone nei primi sei mesi del 2022.

A maggio sono state emanate modifiche legislative che consentono alle truppe dipendenti dal ministero degli Interni di utilizzare armi da combattimento e attrezzature militari speciali per disperdere le proteste pubbliche e altre attività che si ritiene disturbino l’ordine pubblico.

 

PENA DI MORTE

Almeno un uomo è stato messo a morte.

A maggio, una modifica alla legge in vigore ha esteso l’applicazione della pena di morte ai “tentati reati” nei casi legati al terrorismo, in violazione degli obblighi del paese in quanto stato parte dell’Iccpr2. A dicembre, il parlamento ha approvato in prima lettura una legge che introduce la pena di morte per tradimento commesso da pubblici ufficiali o personale militare.

 

TORTURA E ALTRI MALTRATTAMENTI

La tortura e altri maltrattamenti sono rimasti diffusi. I perpetratori hanno continuato a godere dell’impunità.

Le persone condannate per accuse motivate politicamente hanno spesso subìto trattamenti più severi e peggiori condizioni di detenzione. Spesso sono state tenute in condizioni disumane in isolamento o è stato loro negato il diritto di fare telefonate, vedere i familiari, ricevere pacchi alimentari o fare esercizio all’aperto. Il noto attivista politico Sjarhej Cichanoŭskij, che stava scontando una condanna a 18 anni per accuse inventate, è stato ripetutamente sottoposto a tali restrizioni arbitrarie e ha trascorso più di due mesi in una cella di isolamento punitivo3.

 

DIFENSORI DEI DIRITTI UMANI

Le autorità hanno impedito ai difensori dei diritti umani di svolgere il loro lavoro e li hanno sottoposti a detenzione arbitraria, violenze e intimidazioni. Le persone prese di mira includevano membri dell’importante organizzazione per i diritti umani Viasna, molti dei quali sono stati posti in custodia cautelare o hanno ricevuto pene detentive. A settembre, i leader incarcerati Ales Bialiatski, Valjantsin Stefanovič e Uladzimir Labkovič sono stati falsamente accusati di disordini pubblici. Il 7 ottobre, Ales Bialiatski ha ricevuto il premio Nobel per la pace insieme ad altre due organizzazioni per i diritti umani.

Marfa Rabkova e Andrei Chapyuk, in detenzione dal 2020, sono stati condannati in un processo a porte chiuse rispettivamente a 15 e sei anni di reclusione4.

Nasta Loika ha scontato almeno sei periodi di detenzione amministrativa della durata di 15 giorni per false accuse di “reato minore di teppismo”, durante i quali le sono state negati medicine e beni di prima necessità, compresi vestiti pesanti e acqua potabile. A dicembre è stata accusata del reato di “organizzazione di attività gravemente contrarie all’ordine pubblico” e trasferita in custodia cautelare.

 

PROCESSI INIQUI

Il sistema giudiziario ha continuato a essere ampiamente sfruttato dalle autorità per reprimere ogni dissenso e incarcerare i critici del governo, nonché per intimidire e mettere a tacere gli avvocati che li difendevano. Almeno sette avvocati sono stati accusati arbitrariamente e almeno cinque di loro sono stati arrestati. Almeno altri 17 sono stati arbitrariamente privati della licenza per esercitare la professione legale, dopo aver lavorato su casi politicamente motivati.

Le udienze sui casi politicamente motivati sono state generalmente a porte chiuse e piene di irregolarità. A luglio è stata emanata una legge per ampliare l’uso delle indagini e dei processi in assenza dell’imputato, poi utilizzata nel corso dell’anno.

 

DISCRIMINAZIONE

Le autorità hanno intensificato gli attacchi contro alcune minoranze etniche, tra cui polacchi e lituani, in evidente ritorsione contro la Polonia e la Lituania per aver ospitato attivisti dell’opposizione in esilio e aver criticato il governo bielorusso.

I cimiteri militari dei soldati polacchi sono stati ripetutamente vandalizzati, senza che nessuno fosse chiamato a renderne conto. Il governo ha arbitrariamente vietato a due scuole della Bielorussia occidentale (sede di una consistente minoranza polacca) di insegnare in polacco e ha chiuso una scuola di lingua lituana a Hrodna. Le autorità hanno preso di mira scuole e case editrici che insegnano o pubblicano in bielorusso, sebbene sia una delle lingue ufficiali, considerandola la lingua dell’opposizione politica. Librerie bielorusse sono state chiuse e attivisti, accademici, personalità letterarie e culturali e guide turistiche di lingua bielorussa hanno subìto arresti arbitrari.

 

LIBERTÀ DI RELIGIONE E CREDO

Le autorità hanno preso di mira leader e attivisti cristiani locali che si erano espressi contro la violenza della polizia durante le proteste del 2020 e il ruolo della Bielorussia nella guerra della Russia in Ucraina. A marzo, la polizia ha perquisito le case di diversi sacerdoti cattolici, detenendone arbitrariamente uno, Aljaksandr Baran, per 10 giorni e multandone un altro, Vasil Yahorau, per aver mostrato solidarietà con l’Ucraina.

Il 26 settembre, dopo un incendio sospetto, le autorità hanno rescisso l’accordo che prevedeva che una parrocchia cattolica locale utilizzasse la storica chiesa dei santi Simone ed Elena, nella capitale Minsk. Durante le manifestazioni del 2020, la chiesa aveva provocatoriamente offerto rifugio ai manifestanti che dovevano affrontare la violenza della polizia.

 

DIRITTO ALLA SALUTE

La qualità e la disponibilità dell’assistenza sanitaria sono rimaste gravemente compromesse, anche dal continuo esodo di operatori sanitari licenziati per motivi politici, nonché dalla carenza di determinati farmaci e attrezzature mediche a seguito delle sanzioni internazionali. Ai professionisti sanitari licenziati per aver sostenuto le proteste pacifiche nel 2020 è stato arbitrariamente rifiutato il reimpiego. Le autorità hanno sospeso le licenze di almeno sette grandi cliniche mediche private, in quella che è sembrata essere una campagna coordinata scatenata contro la fornitura indipendente di servizi sanitari.

 

DIRITTI DI RIFUGIATI E MIGRANTI

Le autorità hanno continuato a costringere rifugiati e migranti, compresi quelli provenienti da Siria, Iraq e Afghanistan, ad attraversare il confine con Polonia, Lituania e Lettonia. Molti sono stati rimandati in Bielorussia, dove hanno subìto torture e altri maltrattamenti da parte delle guardie di frontiera e di altri funzionari, sono stati ostacolati nella richiesta di asilo o sono stati vittime di respingimenti. A marzo, secondo quanto riferito, le autorità hanno sgomberato rifugiati e migranti da un campo improvvisato nel villaggio di Bruzgi, lasciando quasi 700 persone senza riparo o sostegno, tra cui molti bambini piccoli e persone con gravi malattie e disabilità5.

 


Note:
1 Belarus: Free student jailed for 6.5 years for reposting criticism of Ukraine war and Lukashenka, 6 luglio.
2 Belarus: New death penalty law is the ultimate attack on human rights, 19 maggio.
3 Belarus: Jailed activist subjected to ill-treatment: Sergey Tihanovski, 5 ottobre.
4 Belarus: Harsh sentences for Rabkova and co-defendants illustrate crushing of civil society, 6 settembre.
5 Poland: Cruelty Not Compassion, at Europe’s Other Borders, 11 aprile.

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