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REPUBBLICA TUNISINA

Le autorità hanno intensificato il loro giro di vite sul dissenso, utilizzando accuse infondate contro esponenti d’alto profilo dell’opposizione e altre voci critiche. I parlamentari hanno presentato proposte legislative che minacciavano le organizzazioni della società civile indipendenti. Decine di persone che protestavano per la giustizia sociale e l’ambiente sono state perseguite ingiustamente. L’indipendenza della magistratura, l’accertamento delle responsabilità e il diritto a un processo equo hanno continuato a essere minacciati. Commenti di stampo razzista rilasciati dal presidente hanno innescato un’ondata di aggressioni contro le persone nere e di arresti. Le autorità hanno incrementato in modo esponenziale il numero delle intercettazioni in mare, effettuando espulsioni di massa ai confini con Algeria e Libia. La rappresentanza femminile in parlamento si è dimezzata. Le persone Lgbti e i difensori dei diritti umani hanno subìto forme di vessazione e una campagna d’odio online. L’aggravamento della situazione economica dovuta al carovita e le crisi ambientali hanno avuto un impatto diretto sull’accesso a cibo e acqua.

 

CONTESTO

In seguito alle elezioni svoltesi tra dicembre 2022 e gennaio 2023 e caratterizzate da un’affluenza ai minimi storici di appena l’11 per cento, il 13 marzo si è aperta la sessione inaugurale del nuovo parlamento, la prima da quando il presidente Kais Saïed aveva sospeso l’organo legislativo a luglio 2021. L’8 marzo, il presidente ha sciolto tutti i consigli municipali eletti.

Il 9 maggio, un agente della guardia nazionale ha attaccato la sinagoga di Ghriba, sull’isola di Djerba, uccidendo cinque persone.

Il 16 luglio, la Commissione europea e la Tunisia hanno firmato un protocollo d’intesa che avrebbe sostenuto finanziariamente la Tunisia nella lotta alla migrazione irregolare. L’accordo era stato negoziato senza il contributo della società civile e trascurava alcuni aspetti cruciali riguardanti le tutele dei diritti umani1.

I negoziati con il Fondo monetario internazionale per un prestito di salvataggio del valore di 1,9 miliardi di dollari Usa si sono arenati a causa del rifiuto dei termini dell’accordo opposto dal presidente Saïed.

 

LIBERTÀ D’ESPRESSIONE

Le autorità hanno intensificato la loro strategia repressiva volta a colpire coloro che esercitavano il loro diritto alla libertà d’espressione, facendo frequente ricorso al draconiano decreto-legge 2022-54 sui reati informatici.

Almeno 22 persone, tra cui avvocati, giornalisti, blogger e attivisti politici, sono state convocate a scopo di interrogatorio, perseguite penalmente o condannate in relazione a commenti pubblici percepiti come critici verso le autorità. Almeno 13 casi erano collegati alla legislazione contro i reati informatici e la maggior parte erano seguiti a denunce governative.

A marzo e aprile, il parlamento ha precluso per due volte ai media privati ed esteri la partecipazione alle sessioni parlamentari e, a giugno, ha vietato ai giornalisti di seguire le riunioni delle commissioni parlamentari.

Il 16 maggio, la corte d’appello di Tunisi ha condannato il giornalista Khalifa Guesmi a cinque anni di carcere per il suo lavoro d’informazione sulle operazioni di sicurezza.

Il 13 dicembre, un tribunale militare di Tunisi ha condannato l’attivista politico Chaima Issa a 12 mesi di reclusione con sospensione della pena per alcune osservazioni critiche nei confronti delle autorità.

Il sindacato nazionale dei giornalisti tunisini ha riportato decine di casi di vessazione e ostruzionismo ai danni di giornalisti che svolgevano il loro lavoro d’informazione sulle elezioni parlamentari.

 

REPRESSIONE DEL DISSENSO

Le autorità hanno intensificato la loro stretta sul dissenso prendendo di mira una gamma sempre più vasta di figure dell’opposizione, utilizzando reati che colpivano la libera espressione oltre che accuse di cospirazione e terrorismo, al fine di arrestarle, indagarle e condannarle.

Le autorità giudiziarie hanno preso in particolar modo di mira i membri di Ennahda, il principale partito d’opposizione. Hanno avviato indagini penali contro almeno 21 dirigenti e membri di Ennahda, arrestandone almeno 12. Il 30 ottobre, la corte d’appello di Tunisi ha condannato Rached Ghannouchi, presidente di Ennahda ed ex portavoce del disciolto parlamento, a 15 mesi di reclusione ai sensi della legge antiterrorismo del 2015, sulla base delle sue osservazioni pubbliche2. Il 13 febbraio, le forze di sicurezza hanno arrestato l’ex ministro della Giustizia e dirigente di Ennahda Noureddine Bhiri. A novembre, una camera di consiglio lo ha rinviato al giudizio di un tribunale penale. È rimasto in custodia cautelare in relazione ad accuse capitali che facevano riferimento a osservazioni critiche che aveva espresso online.

A partire da febbraio in poi, almeno 50 persone, tra cui esponenti dell’opposizione3, difensori dei diritti umani, avvocati e imprenditori, erano sotto indagine in relazione a un presunto caso di cospirazione4 e dovevano affrontare accuse inventate che prevedevano pesanti condanne al carcere e la pena di morte5. Il 3 ottobre, la polizia ha arrestato Abir Moussi, leader del partito d’opposizione Partito desturiano libero, mentre cercava di depositare un ricorso contro i decreti presidenziali riguardanti l’organizzazione delle prossime elezioni6. È rimasta in custodia cautelare dovendo rispondere di accuse capitali che facevano riferimento all’esercizio del suo diritto alla libertà d’espressione e riunione.

 

LIBERTÀ D’ASSOCIAZIONE

Il presidente Saïed ha continuato ad accusare le organizzazioni della società civile di interferire con gli affari della Tunisia e di finanziare la corruzione.

Il 18 aprile, la polizia ha ordinato a tutti i presenti nella sede centrale di Ennahda di Tunisi di uscire dall’edificio senza esibire alcuna documentazione legale, ha quindi chiuso gli uffici e vietato a chiunque di farvi ritorno. In una nota interna fatta trapelare, il ministro dell’Interno dava istruzione alla polizia di vietare le riunioni e i raduni negli uffici di Ennahda e del Fronte di salvezza nazionale.

Il 10 ottobre, un gruppo di parlamentari ha presentato una bozza di legge sulle associazioni per sostituire il decreto-legge 88 sulle associazioni del 2011, che avrebbe indebolito l’indipendenza della società civile7. L’11 dicembre, il primo ministro ha annunciato che una commissione intersettoriale avrebbe lavorato alla stesura di una nuova legge.

 

LIBERTÀ DI RIUNIONE

Secondo il Forum tunisino per i diritti economici e sociali (Forum tunisien des droits économiques et sociaux – Ftdes), dall’inizio dell’anno fino a novembre in Tunisia avevano avuto luogo 3.106 azioni di protesta. Nella maggior parte dei casi, la polizia ha permesso il regolare svolgimento delle manifestazioni, ma in alcune occasioni ha disperso le proteste. Per citare un esempio, diversi lavoratori agricoli che il 9 febbraio partecipavano a una protesta in piazza della Kasbah a Tunisi sono stati arrestati e i loro telefoni sono stati controllati.

A marzo, un pubblico ministero della città di Siliana, nel nord della Tunisia, ha perseguito 28 individui in relazione alle proteste che avevano indetto per rivendicare il loro diritto all’acqua. L’8 giugno, un tribunale della città centromeridionale di Sfax ha condannato almeno quattro ambientalisti a otto mesi di reclusione in relazione ad accuse riguardanti l’interruzione di un servizio.

 

DIRITTO A UN PROCESSO EQUO

I giudici che erano stati sommariamente destituiti tramite decreto presidenziale a giugno 2022 hanno continuato a vedersi negare una riparazione. Non era stata ancora intrapresa alcuna azione giudiziaria in seguito alle denunce individuali sporte il 23 gennaio da 37 di loro contro il ministro della Giustizia, per contestare la mancata implementazione di un’ordinanza emessa da un tribunale amministrativo di Tunisi, che aveva disposto il reintegro di 49 dei 57 giudici e pubblici ministeri licenziati.

Le dichiarazioni pubbliche del presidente che sollecitavano il perseguimento giudiziario di coloro che criticavano il governo hanno compromesso l’indipendenza della magistratura e il diritto a un processo equo.

Le autorità giudiziarie hanno arbitrariamente rinnovato gli ordini di custodia cautelare disposti nei confronti di almeno 20 esponenti di spicco dell’opposizione, personalità pubbliche e persone percepite come critiche verso il presidente Saïed, incarcerati per periodi variabili dai cinque mesi ai due anni, anche in relazione ad accuse infondate di cospirazione e terrorismo8.

I tribunali militari hanno continuato a processare civili. Il 20 gennaio, una corte militare d’appello ha condannato sei civili, tra cui quattro politici d’opposizione appartenenti alla coalizione Al Karama e un noto avvocato, a pene comprese dai cinque ai 14 mesi di carcere, per accuse comprendenti l’avere insultato e minacciato un pubblico ufficiale9.

 

IMPUNITÀ

Le autorità non hanno portato davanti alla giustizia i membri delle forze di sicurezza e i rappresentanti politici sui quali pendevano accuse credibili di violazioni dei diritti umani.

Un tribunale di Tunisi ha multato sei individui per avere ripreso in un video a gennaio la polizia mentre picchiava un uomo a El Kabbaria, un distretto della zona sud di Tunisi, e per avere pubblicato online il filmato. Queste persone, che sono state perseguite, comprendevano membri dell’Associazione generazione anti-marginalizzazione e la vittima dell’aggressione.

Il 2 marzo, un giudice inquirente ha incriminato Sihem Ben Sedrine, ex presidente della commissione verità e dignità, per accuse inventate riguardanti il suo ruolo di presidente della commissione e le ha imposto un divieto di viaggio.

 

DIRITTI DELLE PERSONE RIFUGIATE E MIGRANTI

L’anno ha visto un marcato deterioramento nella tutela dei diritti di persone rifugiate e migranti.

Il 21 febbraio, il presidente Saïed ha rilasciato dichiarazioni discriminatorie e piene d’odio, che hanno scatenato un’ondata di violenza razzista contro persone nere da parte di privati cittadini e della polizia, e portato a centinaia di arresti10.

L’11 aprile, la polizia ha utilizzato gas lacrimogeni in maniera massiccia contro migranti, richiedenti asilo e rifugiati che avevano organizzato un sit-in davanti agli uffici dell’Unhcr, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, a Tunisi, arrestandone e picchiandone molti in custodia.

Da luglio in poi, le autorità della sicurezza hanno rastrellato migliaia di migranti, richiedenti asilo e rifugiati, compresi minori, sottoponendoli a espulsioni arbitrarie collettive verso Libia e Algeria. Secondo l’Unhcr, tra luglio e agosto, almeno 28 persone sono morte nella regione desertica che si estende lungo il confine libico. Queste espulsioni collettive sono avvenute senza una valutazione individuale dei casi o una procedura giudiziaria. In molti casi, le espulsioni seguivano le intercettazioni in mare, che da luglio in poi sono aumentate esponenzialmente, spesso caratterizzate da manovre sconsiderate che hanno procurato il ferimento dei migranti. Inoltre, la polizia e la guardia nazionale sottoponevano a tortura e altro maltrattamento gli individui durante le operazioni di sbarco, l’espulsione e la detenzione.

 

DIRITTI DI DONNE E RAGAZZE

Le conquiste ottenute in materia di parità di genere sono state ribaltate dall’elezione del nuovo parlamento, in cui le donne occupavano soltanto 25 dei 161 seggi complessivi, dopo l’eliminazione delle disposizioni riguardanti la parità di genere contenute nella legge elettorale.

L’Associazione tunisina delle donne democratiche ha documentato almeno 21 femminicidi e affermato di avere assistito più di 600 donne che avevano denunciato di avere subìto forme di violenza.

A marzo, un collettivo nazionale di lavoratrici agricole ha sollecitato il varo di riforme legislative che garantissero loro l’accesso alla copertura sanitaria, un servizio di trasporto sicuro e un livello di vita decente. Secondo uno studio condotto dall’Ftdes, il 92 per cento delle donne impiegate nel settore agricolo intervistate non beneficiava di alcuna forma di previdenza sociale.

 

DIRITTI DELLE PERSONE LESBICHE, GAY, BISESSUALI, TRANSGENDER E INTERSESSUATE

Sono aumentate sensibilmente le campagne d’odio e le vessazioni contro le persone Lgbti e i difensori dei loro diritti.

A luglio, Damj, l’Associazione tunisina per la giustizia e l’uguaglianza, ha riportato che membri delle forze di sicurezza minacciavano di chiudere i suoi uffici. L’8 agosto, Damj ha sporto querela in seguito a una campagna di diffamazione e d’odio lanciata online.

I tribunali hanno continuato a emettere condanne fino a due anni di reclusione ai sensi dell’art. 320 del codice penale, che criminalizza le relazioni omosessuali consensuali tra persone adulte.

 

DIRITTO AL CIBO

L’aggravamento della crisi economica e l’aumento del costo della vita hanno minacciato ulteriormente l’accesso a un’ampia gamma di diritti economici e sociali, incluso il diritto al cibo.

Secondo l’Istituto nazionale di statistica, a novembre, l’inflazione dei beni alimentari aveva registrato un rialzo del 14,5 per cento rispetto al 2022. La carenza di alimenti base era diventata cronica. Il governo ha tagliato del 19 per cento i sussidi alimentari erogati nella prima metà dell’anno rispetto al 2022.

 

DIRITTO ALL’ACQUA

La Tunisia è stata investita da una siccità mai vista prima. Il 31 marzo, l’azienda idrica statale ha annunciato che avrebbe interrotto la fornitura d’acqua nelle ore notturne e il ministero dell’Agricoltura ha annunciato una serie di misure che vietavano di utilizzare l’acqua di rubinetto per determinati scopi, che sono state rinnovate a tempo indeterminato il 28 settembre. Le dichiarazioni non spiegavano in modo chiaro quali sarebbero state le aree interessate dalle interruzioni o le differenze tra le aree che non avevano subìto alcun razionamento e quelle dove invece queste misure erano state prorogate, anche durante il giorno. Il 20 novembre, il presidente dell’azienda idrica statale ha affermato che le incongruenze erano dovute alle differenze di altitudine che condizionavano la disponibilità dell’acqua. In un rapporto pubblicato a luglio, il Relatore delle Nazioni Unite sui diritti all’acqua potabile e sicura e ai servizi igienici ha evidenziato che il governo aveva privilegiato ripetutamente l’utilizzo dell’acqua da parte dei settori economici più forti, come l’agricoltura industriale e l’attività mineraria, a scapito dell’acqua necessaria per uso potabile e domestico.

 

DIRITTO A UN AMBIENTE SALUBRE

La Tunisia ha subìto in maniera sempre più drammatica gli effetti avversi del cambiamento climatico ed è stata colpita da livelli record di siccità, ondate di caldo e incendi boschivi. Il 14 giugno, il ministero dell’Ambiente ha presentato la bozza di un codice ambientale che comprendeva una sezione dedicata alla lotta al cambiamento climatico e proponeva la creazione di un organo superiore con l’incarico di gestire la “transizione ecologica”.

 

 

Note
1 EU/Tunisia: Agreement on migration “makes EU complicit” in abuses against asylum seekers, refugees and migrants, 17 luglio.
2 Tunisia: Ghannouchi sentencing marks aggressive crackdown on Saied opposition, 18 maggio.
3 Tunisia: Political activists unjustly detained: Chaima Issa, Jaouhar Ben Mbarek & Khayam Turki, 26 maggio.
4 Tunisia: Authorities add human rights lawyers to trumped-up conspiracy case, 9 maggio.
5 Tunisia: Drop trumped-up charges against arbitrarily detained political dissidents, 10 ottobre.
6 Tunisia: Opposition figure arbitrarily detained: Abir Moussi, 7 dicembre.
7 Tunisia: Repressive NGO draft law threatens independent civil society, 21 ottobre.
8 Tunisia: The abuse of pretrial detention to silence political opponents, authorities targeting political opposition with vague pretrial detention laws, 22 settembre.
9 Tunisia: Convictions of six civilians by military courts must be quashed, 2 febbraio.
10 Tunisia: President’s racist speech incites a wave of violence against Black Africans, 10 marzo.

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