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REPUBBLICA TUNISINA

Capo di stato: Kaïs Saïed

Capo di governo: Najla Bouden

Il presidente Kaïs Saïed ha continuato a perseguire una linea politica che puntava a concentrare nelle sue mani tutto il potere, dopo averlo conquistato nel 2021. Ha tra l’altro emanato decreti-legge volti a smantellare le fondamentali garanzie istituzionali per i diritti umani, in particolare attaccando l’indipendenza della magistratura e il diritto alla libertà d’espressione. Le autorità hanno fatto uso illegale della forza per disperdere i manifestanti e hanno preso di mira voci critiche di alto profilo e persone percepite nemiche del presidente con azioni giudiziarie e detenzioni arbitrarie. Il diritto alla libertà di associazione è stato sotto attacco. Un decreto-legge per emendare la legge elettorale ha vanificato i progressi ottenuti sul piano legislativo per promuovere la partecipazione delle donne in parlamento. La Tunisia ha continuato a criminalizzare le relazioni omosessuali consensuali tra adulti.

 

CONTESTO

Il 18 febbraio, il presidente Saïed ha rinnovato lo stato d’emergenza fino a fine anno e, il 30 dicembre, lo ha rinnovato ancora una volta fino al 30 gennaio 2023. Si è anche conferito nuovi poteri di sovraintendere all’adozione di una nuova costituzione il 17 agosto, che ha concentrato l’autorità nel ramo esecutivo.

Il 30 marzo, il presidente Saïed ha sciolto il parlamento, al tempo sospeso, dopo che circa 120 dei 217 deputati avevano tenuto una sessione plenaria telematica come gesto di sfiducia nei suoi confronti. Le autorità hanno imposto arbitrari divieti di viaggio contro almeno tre persone, inclusi membri del parlamento recentemente sciolto dei partiti che avevano dichiarato pubblicamente la loro opposizione al presidente Saïed.

La crisi economica si è aggravata, con un tasso di disoccupazione salito al 15,3 per cento e un’inflazione al 10,1 per cento. Di fronte alla carenza di materie prime per l’industria alimentare, le autorità hanno risposto annunciando di voler tagliare i sussidi energetici e alimentari introdotti da tempo. A ottobre, le autorità hanno raggiunto un accordo tecnico con il Fondo monetario internazionale (Fmi) per cercare di assicurarsi un prestito finanziario di 1,9 miliardi di dollari Usa. Il consiglio esecutivo dell’Fmi ha posticipato la discussione sul prestito fissata per il 19 dicembre, senza stabilire immediatamente una nuova data.

Gli esperti hanno valutato il paese come estremamente vulnerabile al cambiamento climatico e all’insicurezza alimentare, date le sue limitate risorse idriche e l’alta probabilità che siccità e alte temperature diventino eventi sempre più frequenti.

 

DIRITTO A UN PROCESSO EQUO

Indipendenza della magistratura

Il presidente Saïed ha approvato due nuovi decreti-legge che, grazie alle disposizioni contenute nella nuova costituzione, gli hanno conferito i poteri di intervenire nelle carriere giudiziarie, licenziare sommariamente i giudici e di approvarne la loro nomina, compromettendo in tal modo l’indipendenza della magistratura1.

Il 1° giugno, il presidente Saïed ha destituito sommariamente 57 giudici, che accusava di cattiva condotta, come intralcio alle indagini, corruzione e adulterio. Il tribunale amministrativo ha revocato 49 dei licenziamenti, ma il ministero della Giustizia si è rifiutato di reintegrare i giudici2.

Come negli anni precedenti, le autorità non sono riuscite ad arrivare alla formazione di una Corte costituzionale, da tempo dovuta. Benché la nuova costituzione contenesse le norme necessarie per la creazione di tale corte, hanno accettato che il presidente avesse l’ultima parola sulla nomina dei suoi membri.

I tribunali militari hanno continuato a processare civili, seppure con minore frequenza rispetto al 2021. Almeno due uomini erano sotto processo davanti a un tribunale militare per avere pubblicamente criticato, nel caso del primo, la polizia, e nell’altro, il presidente Saïed e l’esercito.

 

LIBERTÀ D’ESPRESSIONE

Il presidente Saïed ha indebolito la libertà d’espressione attraverso l’emanazione di due decreti-legge che hanno stabilito pene detentive per la diffusione intenzionale di “notizie false” o dichiarazioni diffamatorie. Il decreto-legge 2022-14, entrato in vigore il 21 marzo, prevede pene da 10 anni di carcere fino all’ergastolo per persone “impegnate in attività economiche” che diffondono volutamente “notizie o informazioni false o incorrette” riguardanti la fornitura delle merci3. Il decreto-legge 2022-54, una nuova legge sui reati informatici emanata il 13 settembre, prevede pene carcerarie fino a 10 anni per l’intenzionale utilizzo improprio delle reti di telecomunicazione per produrre, inviare o diffondere “notizie false” o altro contenuto falso o diffamatorio, e consente alle autorità di sciogliere quelle entità ritenute aver violato la legge. Minaccia inoltre il diritto alla privacy, conferendo alle autorità ampi poteri di monitorare come gli utenti di Internet utilizzano il servizio, di intercettare comunicazioni private e condividere dati personali con governi esteri.

Le autorità giudiziarie hanno indagato o perseguito almeno 32 voci critiche di alto profilo e persone percepite come oppositori del presidente, per avere esercitato il loro diritto alla libertà d’espressione. Tra di loro c’erano membri parlamento attualmente sciolto, oltre ad avvocati e giornalisti.

A maggio, un tribunale militare ha giudicato l’avvocato Abderrazak Kilani colpevole di avere insultato un pubblico ufficiale e lo ha condannato a un mese di reclusione con sospensione della pena. Un procuratore militare lo aveva accusato a gennaio, dopo che aveva avuto uno scontro verbale con i poliziotti che gli impedivano di fare visita a un cliente. La corte d’appello militare ha successivamente ribaltato il verdetto di colpevolezza, ma un procuratore militare ha presentato ricorso.

Agli inizi di aprile, le autorità giudiziarie hanno aperto indagini su almeno 20 parlamentari che avevano partecipato a una sessione plenaria telematica, per protestare contro la decisione del presidente Saïed di sciogliere il parlamento, convocandone almeno 10 a scopo di interrogatorio4. A fine anno, le indagini non avevano fatto registrare progressi.

Il 12 maggio, le autorità giudiziarie hanno aperto un’indagine penale nei confronti di Ghazi Chaouachi, capo del partito d’opposizione Corrente democratica, per diffamazione di pubblico ufficiale e diffusione di notizie false, in relazione a un’intervista radiofonica in cui aveva criticato le autorità e affermato che la prima ministra Najla Bouden si era dimessa, ma che il presidente Saïed si era rifiutato di accettare le sue dimissioni.

L’11 giugno, la polizia ha arrestato il giornalista Salah Attia, in relazione a un’intervista televisiva in cui aveva affermato che l’esercito si era rifiutato di agire secondo la richiesta del presidente Saïed di chiudere l’ufficio del principale sindacato tunisino e mettere agli arresti domiciliari alcuni leader politici. Il 16 agosto, un tribunale militare ha mandato in carcere Salah Attia per tre mesi, a partire dal momento dell’arresto, per avere diffamato il presidente e insultato l’esercito. È stato rilasciato il 16 settembre, avendo completato la sua condanna5.

I procuratori hanno avviato indagini ai sensi del decreto-legge 2022-54 contro almeno cinque persone, tra cui Nizar Bahloul, direttore di Business News, per un editoriale che criticava la prima ministra Najla Bouden, e l’avvocato Mehdi Zagrouba per un post pubblicato su Facebook che criticava la ministra della Giustizia Leila Jeffal. Quest’ultima ha avviato un’indagine ai sensi del decreto-legge contro il leader politico Ghazi Chaouachi per i commenti che aveva rilasciato ai media.

 

LIBERTÀ DI ASSOCIAZIONE

A febbraio, è trapelato il testo di una bozza di legge sulle associazioni che avrebbe conferito alle autorità i poteri di regolamentare la creazione, le attività e le sovvenzioni estere delle associazioni della società civile e di scioglierle per inattività o, in base a disposizioni ambigue, per volontà. Il 24 febbraio, il presidente Saïed ha affermato che intendeva vietare il finanziamento estero dei gruppi della società civile6. In una relazione scritta e attraverso osservazioni verbali durante il quarto Upr della Tunisia di novembre, le autorità hanno fatto riferimento ai progetti di modifica della legislazione tunisina sulle associazioni, senza precisarne i dettagli.

 

LIBERTÀ DI RIUNIONE E USO ECCESSIVO DELLA FORZA

Durante l’anno si sono succedute nella capitale Tunisi manifestazioni sia pro che contro il presidente Saïed. Le autorità hanno permesso alla maggior parte di questi eventi di proseguire, ma hanno fatto ricorso all’uso eccessivo della forza per disperdere almeno tre raduni critici verso il presidente.

Il 14 gennaio, la polizia di Tunisi ha disperso con la violenza i manifestanti contrari al presidente che si erano radunati sfidando la messa al bando per la durata di due settimane di tutti i raduni pubblici, imposta due giorni prima nel quadro delle misure di contrasto al Covid-19. La polizia ha picchiato i partecipanti con i manganelli, utilizzato cannoni ad acqua contro di loro e ha arrestato almeno 31 persone. Un giudice ne ha assolte 14, ma ne ha multate 15 per avere infranto le disposizioni sanitarie.

Il 4 giugno, la polizia ha utilizzato transenne metalliche e sostanze chimiche irritanti spray per impedire ai manifestanti contrari al presidente di radunarsi davanti all’ufficio della commissione elettorale.

Il 22 luglio, la polizia ha disperso con la violenza una manifestazione contraria al presidente a Tunisi, dopo che diversi dimostranti avevano cercato di rimuovere le transenne per il controllo della folla. La polizia ha utilizzato sostanze chimiche irritanti spray, picchiato alcuni manifestanti e arrestato almeno 11 persone. Quattro degli arrestati hanno raccontato ad Amnesty International che la polizia li aveva picchiati prima di portarli via in custodia.

 

IMPUNITÀ

Le autorità non sono per lo più state in grado di assicurare alla giustizia i membri delle forze di sicurezza sui quali pendevano accuse credibili di violazioni dei diritti umani.

I 10 processi iniziati nel 2018 davanti alle camere penali speciali, a carico dei membri delle forze di sicurezza rinviati a giudizio dalla commissione per la verità e la dignità per gli abusi compiuti durante la rivoluzione tunisina, nel periodo compreso tra dicembre 2010 e gennaio 2011, non avevano ancora determinato né verdetti né altre sentenze7.

Il 13 gennaio, è iniziato il processo a carico di 14 poliziotti accusati di avere causato la morte di Omar Laabidi, un giovane che secondo le testimonianze era annegato dopo che la polizia lo aveva spinto in un canale, nonostante non sapesse nuotare. Il 3 novembre, il tribunale ha condannato 12 degli agenti a due anni di carcere per omicidio colposo e ha assolto gli altri due.

Le autorità non hanno condotto indagini approfondite sulle denunce sporte dalle famiglie di Noureddine Bhiri, ex ministro della Giustizia, e Fathi Beldi, un funzionario della sicurezza, per la loro detenzione arbitraria iniziata il 31 dicembre 2021. Le autorità hanno trattenuto entrambi gli uomini per 67 giorni senza accesso agli avvocati prima di rilasciarli senza accusa.

 

DIRITTI DI DONNE E RAGAZZE

Il decreto-legge 2022-55, emanato il 15 settembre, ha emendato la legge elettorale tunisina, eliminando le disposizioni che intendevano promuovere parzialmente la presenza femminile in parlamento. In precedenza, la legge richiedeva che gli elenchi dei candidati alle elezioni parlamentari contenessero un numero uguale di uomini e donne. In base alla legge così emendata, i tunisini eleggeranno i membri del parlamento individualmente, senza disposizioni che garantiscano la parità di genere tra i candidati.

La legislazione tunisina continuava a discriminare le donne in materia di eredità. Ai sensi della legge sullo status personale, i fratelli avevano il diritto di ereditare il doppio delle loro sorelle, nel caso di beni trasmissibili sia agli eredi maschi che femmine.

Nonostante la Tunisia si fosse dotata nel 2017 di un’avanzata legge sulla violenza contro le donne, conosciuta come legge 58, le autorità hanno continuato a dimostrarsi lente nel fornire adeguate risorse e formazione alla polizia per indagare le denunce di abusi e fornire protezione alle donne a rischio.

Le donne hanno continuato a essere vittime di episodi di violenza domestica e altra violenza di genere, secondo le associazioni tunisine per i diritti delle donne, che hanno evidenziato la mancanza di statistiche ufficiali sui femminicidi e le altre forme di violenza contro le donne.

 

DIRITTI DELLE PERSONE LESBICHE, GAY, BISESSUALI, TRANSGENDER E INTERSESSUATE

La Tunisia ha continuato a criminalizzare l’attività sessuale consensuale tra adulti ai sensi dell’art. 230 del codice penale, che punisce con tre anni di carcere i rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso. Secondo Damj, un’associazione tunisina che difende i diritti delle persone Lgbti, i tribunali hanno processato persone incriminate ai sensi dell’art. 230 in almeno 47 casi giudiziari separati.

 


Note
1 Tunisia: A Year of Human Rights Regression Since President’s Power-Grab, 21 luglio.
2 Tunisia: Reinstate revoked judges and prosecutors, 16 settembre.
3 Tunisia: New anti-speculation law threatens freedom of expression, 25 marzo.
4 Tunisia: Drop politically motivated investigation against opposition MPs, 8 aprile.
5 Tunisia: Drop all charges against journalist Salah Attia, 15 agosto.
6 Tunisia: Looming curbs on civil society must be stopped, 11 marzo.
7 Tunisia: Struggle for justice and reparation continues for victims 10 years after the revolution, 14 gennaio.

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