Tempo di lettura stimato: 7'
Una duratura cultura fatta di impunità, razzismo e violenza endemica, che si esprime anche attraverso l’uso della forza contro i manifestanti e i maltrattamenti ai danni di migranti e rifugiati: è quanto emerge dalla ricerca pubblicata oggi da Amnesty International sulle forze di polizia in Grecia, preceduta da un’inchiesta ufficiale sui legami tra la polizia e il gruppo estremista Alba dorata.
Lo scorso dicembre quasi 50 persone tra cui il leader di Alba dorata, due agenti di polizia e cinque parlamentari, sono stati arrestati e accusati di reati che vanno dall’omicidio all’uso di esplosivi fino al ricatto. Dieci agenti di polizia sono risultati collegati direttamente o indirettamente ad azioni criminali attribuite a membri di Alba dorata.
Ora la ricerca di Amnesty International, ‘Farsi le leggi da soli. Una cultura di abuso e d’impunità in Grecia‘, denuncia le numerose e persistenti violazioni dei diritti umani commesse dalle forze di polizia, la completa mancanza di assunzione di responsabilità e l’assenza di indagini rapide, esaustive e imparziali sulle denunce a loro carico.
‘Le nostre ricerche hanno evidenziato che la rovinosa vicenda dei rapporti con Alba dorata è solo la punta dell’iceberg. Un profondo razzismo, l’uso eccessivo della forza e una radicata impunità costituiscono una macchia per la polizia greca. I vari governi che si sono succeduti finora non hanno riconosciuto, né tantomeno contrastato, queste violazioni e l’impunità‘ – ha dichiarato Jezerca Tigani, vicedirettrice del Programma Europa e Asia Centrale di Amnesty International. ‘C’è urgente bisogno di una riforma strutturale complessiva delle forze di polizia, che comprenda la creazione di un meccanismo indipendente in grado di indagare sulle denunce di condotta illegale da parte degli agenti di polizia. Le autorità greche devono ripristinare la fiducia della società verso le forze di polizia‘ – ha aggiunto Tigani.
Amnesty International documenta da molti anni il comportamento illegale delle forze di polizia greche. La ricerca diffusa oggi conferma che la situazione resta sconfortante. Alla fine del mese scorso, nella prigione di Nigrita, nel nord del paese, la polizia ha picchiato a morte un detenuto in isolamento. L’autopsia ha rivelato numerosi colpi sulle piante dei piedi e al petto nonché bruciature sulle mani.
Negli ultimi tre anni c’è stato un drammatico aumento degli attacchi motivati da odio nei confronti di rifugiati e migranti. Crimini dell’odio sono stati registrati anche contro la comunità rom e persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate (Lgbti). Le forze di polizia non hanno saputo impedire questi attacchi o indagare sui moventi di odio che li avevano ispirati.
‘Agendo in questo modo, la polizia greca si mostra indulgente verso i gruppi xenofobi di estrema destra che vogliono attaccare chiunque non si conformi alla loro idea di società‘ – ha sottolineato Tigani. ‘La polizia viene usata dalle autorità in modo indiscriminato. Invece di mantenere la legge e l’ordine, spesso le viene affidato il compito di stroncare il dissenso e perseguitare chi appartiene a gruppi vulnerabili. Le azioni delle forze di polizia sono prive di monitoraggio indipendente e i loro comportamenti restano impuniti. Questo deve cambiare‘ – ha concluso Tigani.
Alba dorata
Il 17 settembre 2013 Pavlos Fyssas, musicista e attivista antifascista, è stato accoltellato a morte nella periferia di Atene da un militante di Alba dorata, Giorgios Roupakias. I testimoni hanno riferito alla stampa che otto agenti del reparto motorizzato di polizia erano già presenti quando Fyssas e i suoi amici vennero aggrediti, ma non intervennero. Il giorno dopo, la polizia antisommossa ha disperso, con manganelli e agenti chimici, una manifestazione di protesta per l’omicidio di Fyssas: 31 persone hanno dovuto ricorrere alle cure mediche, molte per ferite alla testa causate dai manganelli, dai caschi e dagli scudi degli agenti. In precedenza, i manifestanti erano stati presi a sassate da militanti di estrema destra, senza che la polizia fosse intervenuta. Alla fine della giornata, un manifestante di 32 anni aveva perso l’occhio destro. Da allora, è stato sottoposto a tre interventi chirurgici. Dall’omicidio di Pavlos Fyssas ha preso il via un’ampia indagine della polizia sulle attività di Alba dorata e i suoi legami con le stesse forze di polizia.
Trattamento brutale di migranti e rifugiati
La polizia greca ha il compito di controllare l’immigrazione e arrestare ed espellere i migranti irregolari. Nell’ambito dell’operazione ‘Xenios Zeus’, tra aprile 2012 e giugno 2013, sono stati fermati per controlli d’identità oltre 120.000 cittadini stranieri, solo il cinque per cento dei quali (7000) è stato trovato privo di documenti. K., un rifugiato siriano, ha denunciato i maltrattamenti subiti nel febbraio 2013 nel centro di detenzione per migranti di Corinto: ‘Quell’agente iniziò a prendermi a calci. Cercavo di stare in piedi e lui mi colpiva ancora. Poi chiese a due colleghi di portarmi in una stanza dove gli altri detenuti non potessero vedermi. Lì, il poliziotto prese a darmi calci sul petto. Poi un altro poliziotto mi schiaffeggiò e mi prese a pugni sul volto‘.
Crimini dell’odio
Nel gennaio 2013, due cittadini greci hanno accoltellato a morte Shehzad Luqman, un cittadino pachistano residente in Grecia. La polizia e la magistratura non hanno preso in considerazione il possibile movente razzista dell’attacco. Questo omicidio ha mostrato molti elementi in comune con gli attacchi razzisti di una “squadra d’assalto” legata ad Alba dorata. Il processo è in corso. Nel settembre 2013, una donna greca è stata ripresa con una telecamera mentre prendeva a calci una bambina rom che suonava la fisarmonica in una strada pedonale sotto l’Acropoli, ad Atene. La polizia ha aperto un’inchiesta e ha preso in considerazione il movente dell’odio solo grazie all’insistenza dell’organizzazione non governativa Helsinki Monitor Grecia.