Aggiornamento del 17/02/2022 – Il 14 febbraio l’organizzazione non governativa Iran Human Rights ha dato la notizia dell’annullamento della condanna a morte di Mohammadreza Haddadi, a seguito di una revisione giudiziaria della Corte Suprema.
Haddadi era stato condannato a morte 19 anni fa, giudicato colpevole di omicidio nel corso di una rapina.
Come in molti altri casi in cui erano coinvolti minorenni, era stato spinto con l’inganno ad addossarsi la responsabilità dell’omicidio da un complice maggiorenne, con la solita frase: “Tu sei minorenne, non possono condannarti a morte!”.
Invece era successo esattamente il contrario. Fortunatamente la revisione giudiziaria del caso, iniziata nel 2020, ha scongiurato il rischio che, dopo quasi due decenni nel braccio della morte, un innocente potesse essere impiccato.
Mohammad Reza Haddadi è stato arrestato nel 2004, quando aveva solo 15 anni.
Il tribunale penale di Kazeroun, nella provincia di Fars, lo ha condannato alla pena di morte con l’accusa di omicidio.
In particolare, Mohammad è accusato di aver ucciso un autista in un incidente in cui, oltre a lui, erano coinvolti altri tre adulti.
Mohammad ha subito un processo ingiusto.
Durante gli interrogatori, infatti, il ragazzo iraniano aveva confessato la sua colpevolezza solo perché i suoi due coimputati si erano offerti di dare i soldi alla sua famiglia.
Nel corso del processo Mohammad ha ritrattato la sua confessione dichiarandosi innocente e sostenendo di non aver preso parte all’omicidio. Tesi sostenuta anche dagli altri coimputati che hanno ritirato le parti della loro testimonianza che riguardavano il coinvolgimento del ragazzo.
Mohammad potrebbe essere messo a morte da un momento all’altro.
Per sei volte è stata annunciata la sua esecuzione. Solo grazie alle proteste pubbliche, l’esecuzione è stata ogni volta posticipata.
Dopo l’ultimo rinvio, tra dicembre 2013 e gennaio 2014 Mohammad ha presentato domanda per un nuovo processo. La Corte Suprema dell’Iran ha rifiutato di prendere in considerazione la richiesta.
Mohammad ha trascorso tutta la sua vita da giovane adulto nel braccio della morte. Il suo caso esemplifica l’uso abominevole della pena di morte da parte dell’Iran nei confronti di individui al di sotto dei 18 anni di età, in violazione alle norme internazionali sui diritti umani.
Firma ora e chiedi anche tu di annullare la condanna a morte per Mohammad.
L’ampio ricorso alla pena di morte da parte dell’Iran continua a destare grande preoccupazione.
La legge iraniana mantiene ancora la pena di morte per una vasta gamma di reati connessi al traffico di droga.
L’Iran continua anche a fare ricorso alla pena di morte per reati vagamente formulati come “inimicizia contro Dio” (moharebeh) e “diffusione della corruzione sulla terra” (efsad-e fel arz), che non costituiscono reati riconosciuti a livello internazionale.
Persone sono state condannate a morte per l’esercizio pacifico dei loro diritti alla libertà di religione e culto.
Nel 2017, l’Iran ha effettuato almeno 507 esecuzioni; crediamo che siano state imposte centinaia di sentenze capitali quell’anno, ma non siamo in grado di confermare un dato preciso.
Nonostante l’Iran sia parte della Convenzione sui diritti dell’infanzia (CRC), le autorità iraniane hanno continuato ad applicare la pena di morte contro minorenni all’epoca del reato.
Tra gennaio 2005 e luglio 2018, Amnesty International ha registrato l’esecuzione di almeno 90 persone che avevano meno di 18 anni all’epoca del reato.
Nel solo mese di gennaio 2018, le autorità iraniane hanno messo a morte Amirhossein Pourjafar, Ali Kazemi e Mahboubeh Mofidi; il 27 giugno 2018 hanno messo a morte Abolfazl Chezani Sharahi – tutti e quattro avevano meno di 18 anni al momento del crimine.
Nei bracci della morte del paese restano in attesa dell’esecuzione almeno altri 80 minorenni al momento del reato.
Oltre alla CRC, l’Iran è anche uno stato membro del Patto internazionale sui diritti civili e politici, che proibisce severamente l’uso della pena di morte per crimini commessi da persone di età inferiore a 18 anni.
Eccellenza,
Scrivo per attirare la Sua attenzione sul caso di Mohammad Reza Haddadi, che ha trascorso circa 14 anni nel braccio della morte dopo essere stato condannato a morte in seguito a un processo considerato gravemente ingiusto.
Aveva solo 15 anni al momento del crimine. Il Patto internazionale sui diritti civili e politici e la Convenzione sui diritti dell’infanzia, entrambi ratificati dall’Iran, vietano severamente l’imposizione di condanne a morte per crimini commessi da persone di età inferiore ai 18 anni.
Pertanto, Mohammad Reza Haddadi non avrebbe dovuto essere condannato a morte.
Mohammad Reza Haddadi ha trascorso tutta la sua vita di giovane adulto nel braccio della morte. Oltre a lui, almeno altre 84 persone devono affrontare la pena di morte in Iran per crimini commessi al di sotto dei 18 anni, in violazione delle norme internazionali sui diritti umani. La esorto quindi a:
- Fermare qualsiasi piano di esecuzione di Mohammad Reza Haddadi e commutare la sua condanna a morte;
- Rispettare gli obblighi iraniani derivanti dal Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici e dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia, che vietano severamente l’uso della pena di morte per crimini commessi da persone di età inferiore a 18 anni e interrompere immediatamente qualsiasi piano di esecuzione per persone che hanno commesso crimini quando avevano meno di 18 anni;
- Stabilire una moratoria ufficiale sulle esecuzioni e commutare le condanne a morte di tutti i detenuti del braccio della morte in pene detentive, al fine di abolire la pena di morte per tutti i reati.
Cordiali saluti.