Appello per fermare l’esecuzione di due minorenni in Arabia Saudita

12 Dicembre 2023

A sinistra Abdullah al-Derazi, a destra Jalal Labbad

Tempo di lettura stimato: 2'

Approfondimento a cura del Coordinamento tematico sulla pena di morte. Per restare aggiornato iscriviti alla newsletter. Per consultare i numeri precedenti clicca qui.

Due minorenni al momento del reato rischiano l’impiccagione in Arabia Saudita dopo che la Corte suprema, ad inizio novembre, ha confermato in gran segreto le condanne. Si tratta di Abdullah al-Derazi e Jalal Labbad, entrambi all’epoca meno che diciottenni, condannati solo per aver partecipato a proteste antigovernative. Manca solo la ratifica del re Salman perché si proceda alla loro impiccagione. I due ragazzi non possono, infatti, più fare appello e potrebbero essere messi a morte in ogni momento.L’Arabia Saudita è uno dei principali paesi esecutori di condanne a morte al mondo. Tra gennaio e ottobre di quest’anno sono state già eseguite 112 sentenze capitali. Nel 2022 le esecuzioni erano state 196, il numero più alto registrato da Amnesty International nei precedenti 30 anni.Firma l’appello per fermare le esecuzioni di Abdullah al-Derazi e Jalal Labbad.

Firma l’appello

cifre

 

I dati sulla pena di morte nel 2022 e nel 2023

In totale 144 paesi hanno abolito la pena di morte nella legge o nella pratica: 112 Stati l’hanno abolita per ogni reato; 9 Stati l’hanno abolita salvo che per reati eccezionali, quali quelli commessi in tempo di guerra; 23 Stati sono abolizionisti de facto poiché non vi si registrano esecuzioni da almeno dieci anni oppure hanno assunto un impegno a livello internazionale a non eseguire condanne a morte; 55 Stati mantengono in vigore la pena capitale, ma quelli che eseguono condanne a morte sono assai di meno.

 

 

*: questa lista contiene soltanto i dati sulle esecuzioni di cui Amnesty International è riuscita ad avere notizia certa. In alcuni paesi asiatici e mediorientali il totale potrebbe essere molto più elevato. Dal 2009, Amnesty International ha deciso di non pubblicare la stima delle condanne a morte e delle esecuzioni in Cina, dove questi dati sono classificati come segreto di stato. Ogni anno, viene rinnovata la sfida alle autorità cinesi di rendere disponibili queste informazioni che si ritiene essere nell’ordine di migliaia, sia di esecuzioni che di condanne a morte. Non sono noti neppure i dati di Afghanistan, Corea del Nord, Siria e Vietnam.

 

APPROFONDISCI

GUARDA I NUMERI PRECEDENTI

Altre notizie

Algeria – La Divisione Penale del Tribunale di Algeri ha condannato a morte in appello 38 persone accusate di vari reati, tra cui partecipazione in atti terroristici e sovversivi che minano la sicurezza dello Stato e l’unità nazionale, partecipazione a omicidio premeditato, incitamento alla discriminazione, diffusione di discorsi di odio e incendio doloso. Gli eventi risalgono all’agosto 2021, quando un video-choc sui social media mostrava un giovane, Djamel Bensmail, che veniva torturato e bruciato vivo in una piazza pubblica nella regione di Larbaâ Nath Irathen, nella provincia di Tizi Ouzou, in Cabilia, ingiustamente accusato di essere uno dei responsabili degli attacchi incendiari del 2021 nel nord del Paese in cui morirono decine di persone. La pena capitale sarà commutata in ergastolo in virtù di una moratoria sull’applicazione della pena di morte in Algeria, in vigore dal 1993. Ma nonostante la moratoria, restano ancora molte le sentenze capitali comminate in diversi casi penali. Questo solleva preoccupazioni sulla continuazione delle condanne a morte in Algeria nonostante la sospensione ufficiale della pena di morte dal 1993, evidenziando la necessità di una revisione del sistema giudiziario e delle pratiche legali.Iran – Sono oltre 700 le esecuzioni registrate dall’inizio dell’anno, il bilancio più alto in otto anni. Lo denuncia l’organizzazione Iran Human Rights (IHR) che rileva come oltre il 50% delle persone messe a morte erano state condannate per reati di droga e almeno 176 esecuzioni sono avvenute negli ultimi due mesi, dall’inizio cioè della escalation di violenze in Israele e a Gaza. IRH sostiene che un uomo e una donna, Abolfazl Barat Vakili e Leila Kholghi Sakachayi, sono stati condannati a morte da un tribunale di Teheran ad agosto per adulterio. Il sesso al di fuori del matrimonio è illegale in Iran, ma le condanne a morte per adulterio sono diventate più rare negli ultimi anni. Ma recentemente un’altra donna, secondo quanto riferito dai media iraniani, è stata condannata alla pena capitale per adulterio dopo che il marito l’ha denunciata alla polizia per averla trovata con un altro uomo nella loro casa. Ancora una donna, di etnia baluca, è stata invece messa a morte il 15 novembre 2023 nella prigione centrale di Kerman. Lo ha reso noto il sito Haal Vsh. Zarkhatoun Mazarzehi, vedova di 46 anni e madre di una figlia, era stata condannata dopo l’arresto nel 2017 mentre viaggiava in autobus verso Shiraz con un pacchetto contenente droga. La donna ha sempre sostenuto di ignorare il contenuto del pacco, ma durante il procedimento giudiziario le è stata negata la rappresentanza legale. Mazarzehi è la 19esima donna messa a morte in Iran nel 2023, la 222esima dal 2007.Malesia – Sono quasi mille i detenuti nel braccio della morte o condannati al carcere a vita che, a partire dal 9 novembre 2023, hanno chiesto una revisione della loro sentenza. Lo ha reso noto Datuk Seri Azalina Othman Said, Ministro nel Dipartimento del Primo Ministro. Le prime revisioni si sono registrate il 14 novembre quando la Corte Federale ha deciso di commutare le pene di undici uomini colpevoli di traffico di droga, sette dei quali erano stati condannati a morte. Sono i primi effetti della nuova legge che ha cancellato l’obbligatorietà della condanna a morte per una serie di reati, tra i quali quelli per droga, per punire i quali veniva emessa la maggior parte delle condanne alla pena capitale. Secondo i dati raccolti dall’Ufficio del Cancelliere Capo della Corte Federale della Malesia, sono state presentate 871 domande di revisione di condanne a morte e 117 domande di revisione di condanne al carcere a vita, ai sensi della nuova legge entrata in vigore lo scorso mese di luglio”. La legge che ha abolito la pena di morte obbligatoria consente ora ai tribunali di scegliere tra emettere una condanna a morte o altre pene alternative per reati come traffico di droga e omicidio, come una pena detentiva compresa tra 30 e 40 anni.Usa – Il 2023 andrà in archivio con 24 esecuzioni e 21 condanne a morte. Questo il dato conclusivo che emerge dal tradizionale rapporto di fine anno del Death Penalty Informtion Center (DPIC) sullo stato della pena di morte negli Usa. Ma l’apertura del dossier, il DPIC la dedica al sondaggio Gallup che per la prima volta riporta come il 50% degli americani ritiene che il modo in cui viene applicata la pena di morte sia ingiusto (50%). Nel rapporto, il DPIC evidenzia un sostegno senza precedenti ai prigionieri che si dichiarano innocenti da parte di legislatori statali, pubblici ministeri e altri funzionari eletti, il che solleva nuove preoccupazioni sull’equità e l’accuratezza dei procedimenti capitali. Emerge inoltre che solo 5 stati (Texas, Florida, Missouri, Oklahoma e Alabama) hanno messo a morte persone quest’anno e solo 7 stati (Alabama, Arizona, California, Florida, Louisiana, North Carolina e Texas) hanno emesso condanne a morte. E per la prima volta, il numero delle esecuzioni ha superato quello delle nuove condanne a morte. La maggior parte degli stati (29) ha ora abolito la pena di morte o sospeso le esecuzioni, mentre sono stati tre i prigionieri ‘esonerati’ nel 2023 portando a 195 il numero di esoneri dal braccio della morte negli Stati Uniti dal 1972. Secondo DPIC, la maggior parte dei detenuti messi a morte quest’anno probabilmente non sarebbero stati condannati alla pena capitale se fossero stati processati oggi, a causa dei significativi cambiamenti nella legge, nelle decisioni dei pubblici ministeri e nell’atteggiamento dell’opinione pubblica negli ultimi decenni. Oggi avrebbero potenti argomenti per ottenere l’ergastolo e decisioni da parte di giurie che comprendono meglio gli effetti delle malattie mentali, dei disturbi dello sviluppo e dei gravi traumi. Infatti, il rapporto rileva che il 79% delle persone messe a morte quest’anno aveva almeno una delle seguenti menomazioni: gravi malattie mentali; lesioni cerebrali, danni cerebrali dello sviluppo o un quoziente intellettivo nella fascia considerata di disabilità intellettiva; e/o gravi traumi infantili cronici, negligenza e/o abusi. E almeno tre prigionieri avevano meno di 20 anni al momento dei loro crimini. (Fonte: Death Penalty Information Center)

Brevi dal mondo

1 novembre – Cinque uomini sono stati messi a morte tramite fucilazione nel carcere di Mandhera, nella capitale Hargeisa dell’autoproclamata Repubblica del Somaliland. I cinque, di cui non sono note le generalità, sono stati condannati per omicidio e la loro esecuzione era stata recentemente approvata dal presidente Muse Bihi Abdi. Il Somaliland è uno Stato composto dalle province settentrionali della Somalia che ha proclamato la propria indipendenza nel 1991 senza alcun riconoscimento della comunità internazionale.7 novembre – L’ex preside di una scuola elementare nella provincia del Gansu, nel nord-ovest della Cina, è stato messo a morte con un’iniezione letale, condannato per crimini sessuali compiuti su oltre 20 bambine durante il suo periodo come capo dell’insegnamento e della disciplina e poi come preside di una scuola elementare locale nella contea di Jingning. Lo riporta il media locale China Daily.7 novembre – Sono oltre 5mila i prigionieri detenuti nei bracci della morte della Nigeria, molti dei quali attendono da anni l’esecuzione della propria condanna capitale. Secondo il Controllore generale del Servizio di Correzione, Haliru Nababa, il ritardo è legato alla riluttanza dei governatori a firmare gli ordini di esecuzione provocando una congestione delle carceri. Alcuni dei condannati a morte sono in carcere anche da 20 anni, riferiscono le autorità. Complessivamente sono 80.020 i detenuti in tutto il Paese di cui 5.076 nei bracci della morte.9 novembre – Brent Brewer è stato messo a morte in Texas, Usa, dopo circa trent’anni passati nel braccio della morte. Brewer era stato condannato per l’omicidio di un commerciante avvenuto nel 1990. Non ha mai negato la propria colpevolezza ed ha anzi mostrato da subito grande rimorso per l’atroce atto commesso a 19 anni. Nel 2007 la Corte suprema aveva stabilito che il processo di primo grado fosse stato viziato da una carenza di informazioni per le circostanze attenuanti. Ma nel secondo processo del 2009 è stato chiamato a testimoniare Richard Coons, un presunto esperto, che senza alcun rigore scientifico e senza alcuna considerazione medica attendibile, ha dichiarato che Brewer sarebbe stato un pericolo per sempre. Questo, senza averlo mai incontrato. La giuria, in conseguenza a questa ‘perizia’, lo ha condannato a morte.24 novembre – Hamidreza Azari è stato messo a morte in Iran, nel carcere di Sabzevar. Era accusato di omicidio, reato che avrebbe commesso quando aveva meno di 17 anni. Nella confessione forzata trasmessa in televisione, Azari è stato invece presentato come diciottenne. Il giovane era accusato di aver ucciso un altro uomo durante una lite in strada.


Buone notizie

Armenia – Il 19 ottobre 2023 il Rappresentate permanente dell’Armenia presso il Consiglio d’Europa ha depositato lo strumento di ratifica completando così il processo di adesione al Protocollo n. 13 alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo relativo all’abolizione della pena di morte in qualsiasi circostanza, diventando il 45° Stato membro del Consiglio d’Europa ad abolire la pena di morte in qualsiasi circostanza.Malesia – Il 27 ottobre 2023 la Corte d’appello ha commutato le condanne a morte inflitte in primo grado a tre uomini giudicati colpevoli di omicidio. I tre detenuti dovranno scontare pene tra 10 e 12 anni.Malesia – Il 21 novembre 2023 una corte d’appello ha commutato a 30 anni di carcere le condanne a morte inflitte in primo grado, nel 2018, a Lim Teck Hock e Lee Sheue Niong per traffico di droga.Trinidad e Tobago – Il 14 novembre 2023 Wenceslaus James è tornato in libertà dopo aver trascorso oltre 30 anni in carcere, 24 dei quali nel braccio della morte.  La condanna a morte, emessa nel 1996 per un omicidio commesso nel 1992, era stata già commutata, nel 2020, in una pena detentiva conteggiata dal momento dell’arresto.Usa – Il 26 ottobre 2023 la Corte d’appello dello stato del Texas ha sospeso l’esecuzione di William Speer, poche ore prima che avesse luogo. Speer era stato condannato a morte per l’omicidio, nel 1997, di un detenuto della sua prigione. La sorella della vittima aveva chiesto clemenza.Usa – Il 14 novembre 2023 la corte d’appello del Texas ha annullato la condanna a morte inflitta nel 1998 a Syed Rabbani per omicidio. Il ricorso contro la condanna a morte era stato presentato già nel 1994 ma era finito tra quelli “dimenticati”. A causa delle condizioni di salute mentale che, dopo oltre 30 anni nel braccio della morte, lo hanno ridotto allo stato vegetativo, Rabbani potrebbe essere scarcerato.

Iscriviti alla newsletter sulla pena di morte


Ogni mese ti invieremo le ultime notizie sulla pena di morte nel mondo.

  • Acconsento al trattamento dei miei dati personali al fine di ricevere informazioni sulle campagne, anche di raccolta fondi e/o firme per appelli, dell'associazione Amnesty International Sezione Italiana via posta cartacea o telefono con operatore e via email, sms, mms, fax o altri sistemi automatizzati (es. messaggi su social network web). Informativa privacy