Arabia Saudita: condannato a morte per aver postato sui social media

31 Agosto 2023

AFP via Getty Images

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Le autorità saudite devono annullare la condanna a morte emessa il 9 luglio dal Tribunale penale speciale nei confronti di un insegnante in pensione di 54 anni, Mohammad bin Nasser al-Ghamdi, solo a causa delle sue pacifiche attività su Twitter e YouTube. Al-Ghamdi non ha commesso alcun atto di violenza e dev’essere scarcerato immediatamente.

Secondo quanto riferito dal fratello, al-Ghamdi è stato arrestato l’11 giugno 2022 nella sua abitazione a La Mecca. È stato trasferito alla prigione di Dhahban, presso Gedda, dove è stato tenuto in isolamento per quattro mesi senza poter incontrare i familiari né contattare un avvocato. Infine, è stato spostato alla prigione di al-Ha’ir, nella capitale Riad, dove ha potuto finalmente prendere contatto con la famiglia.

“Le autorità saudite stanno spendendo miliardi di dollari per riabilitare la loro immagine, ma non c’è somma in grado di nascondere quando sia diventato repressivo il loro paese. La condanna di al-Ghamdi, che ha sì e no dieci follower, è un altro segnale dell’aumento del giro di vite contro ogni forma di dissenso”.

Così ha dichiarato Philip Luther, direttore delle ricerche di Amnesty International sul Medio Oriente e l’Africa del Nord.

Secondo il verdetto di condanna a morte, al-Ghamdi è stato giudicato colpevole – ai sensi degli articoli 30, 34, 43 e 44 della legislazione antiterrorismo – di “rottura del vincolo di fedeltà con i guardiani dello stato”, “sostegno a un’ideologia terrorista e a un’entità terrorista [la Fratellanza musulmana]”, “uso dei profili Twitter e YouTube per seguire e promuovere utenti che cercano di destabilizzare l’ordine pubblico” e “simpatia per persone in carcere per accuse di terrorismo”.

Le prove di questi “reati”, come Amnesty International ha potuto leggere, sarebbero una serie di post in cui al-Ghamdi aveva criticato il re e il principe della corona e la politica estera dell’Arabia Saudita, aveva chiesto la scarcerazione di esponenti religiosi in carcere e aveva protestato contro l’aumento dei prezzi. Negli atti del processo non si fa riferimento ad alcun atto di violenza.

Il fratello di al-Ghamdi, Saeed bin Nasser al-Ghamdi, un esperto di Islam critico nei confronti del governo, vive in esilio nel Regno Unito e ritiene che la condanna a morte costituisca una ritorsione nei confronti del suo attivismo.

La repressione delle autorità saudite si sta sempre più abbattendo su coloro che usano Internet e i social media per esprimere le loro opinioni. Solo nel 2022 Amnesty International ha documentato i casi di 15 persone condannate a pene da 10 a 45 anni solo per le loro attività sui social media.

Il Tribunale penale speciale, originariamente istituito per giudicare imputati di terrorismo, si basa sugli articoli, formulati in modo del tutto vago e generico, della legge antiterrorismo e di quella sui reati informatici che di fatto equiparano l’espressione pacifica delle idee, anche online, al terrorismo.

Nel 2022 sono state eseguite 196 condanne a morte, numero record degli ultimi 30 anni.