Cina, scandalosa condanna di un avvocato che aveva denunciato le torture

8 Giugno 2023

Foto da youtube

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L’avvocato cinese per i diritti umani Chang Weiping è stato condannato oggi a tre anni e mezzo di prigione per “sovversione dei poteri dello stato” presso il centro di detenzione della contea di Feng, nella provincia dello Shaanxi, solo per aver reso noti i dettagli delle torture subite durante un periodo di detenzione, nel gennaio 2020.

Sarah Brooks, responsabile delle ricerche di Amnesty International sulla Cina, ha dichiarato:

“È scandaloso che Chang Weiping sia stato condannato semplicemente per aver denunciato le torture subite per mano della polizia”.

“E’ stato condannato in un processo a porte chiuse, al quale persino a sua moglie è stato impedito di partecipare. Gli è stato negato qualsiasi contatto con il suo avvocato durante tutto il periodo di custodia”, ha aggiunto Sarah Brooks.

“Chang rischia di essere sottoposto a torture e altri maltrattamenti in carcere e sussistono gravi preoccupazioni per il suo benessere fisico e mentale, a causa dell’isolamento e delle vessazioni subite. Il terribile trattamento riservato a Chang Weiping dalle autorità cinesi si è esteso persino alla sua famiglia, che ha dichiarato di essere stata oggetto di intimidazioni e molestie per impedire loro di denunciare la situazione”, ha continuato Sarah Brooks.

“Chang Weiping è un avvocato dedito alla protezione dei diritti umani, in prigione per aver esercitato il suo diritto di libertà di espressione. Deve essere immediatamente scarcerato”, ha concluso Sarah Brooks.

Ulteriori informazioni

Chang Weiping è un avvocato per i diritti umani originario della città di Baoji, nello Shaanxi, noto per il suo impegno nella difesa dei diritti delle persone che avevano subito discriminazioni in base al loro stato di salute, alla loro identità di genere o all’orientamento sessuale.

Nel gennaio 2020 gli era stata revocata la licenza ed era stato sottoposto a un fermo di 10 giorni, dopo aver partecipato a un incontro informale e privato con altri attivisti per i diritti umani nella città di Xiamen nel dicembre 2019.

Dieci mesi dopo la sua scarcerazione, Chang aveva pubblicato un video su YouTube nel quale mostrava i dettagli delle torture subite durante il suo periodo di fermo: la polizia lo aveva legato alla cosiddetta “sedia della tigre”, una sedia di metallo con manette per mani e piedi, per 24 ore al giorno e lo aveva interrogato 16 volte nel corso di 10 giorni. Inoltre, aveva denunciato di essere stato sottoposto a un’intensa sorveglianza dopo la scarcerazione.

Il 22 ottobre 2020, sei giorni dopo aver pubblicato il video, era stato nuovamente arrestato dalle autorità. Inizialmente era stato sottoposto alla misura della “residenza vigilata presso una località designata”, che, in determinate circostanze, consente al dipartimento per le indagini criminali della polizia di trattenere persone al di fuori del sistema di detenzione formale per un massimo di sei mesi, in quello che può equivalere a una forma isolamento segreto, tanto che durante quel periodo l’avvocato e i familiari non avevano potuto incontrarlo.

Il 16 aprile 2021 la famiglia di Chang era stata informata dell’accusa di “sovversione del potere statale”. Solo allora gli era stato concesso di incontrare il suo avvocato, dopo essere stato in isolamento segreto per quasi un anno. Durante il suo fermo, le autorità hanno arbitrariamente respinto le richieste di visita da parte dell’avvocato e della famiglia.

Il 26 luglio 2022 Chang è stato giudicato colpevole di “sovversione del potere statale” durante un processo a porte chiuse presso il tribunale popolare della contea di Feng, nello Shaanxi.

Nel frattempo, i genitori di Chang e altri suoi familiari sono oggetto di sorveglianza e intimidazioni continue. Hanno raccontato di essere stati seguiti ogni qual volta varchino la soglia di casa, che i loro telefoni sono stati sequestrati e che ogni ospite che si presenta alla loro abitazione viene interrogato dalla polizia. La moglie di Chang ha affermato che le autorità cinesi l’hanno minacciata di farle perdere il lavoro se avesse continuato a parlare del caso di suo marito.