Germania/Francia: l’Ue prenda posizione sulle pubblicità online basate sulla targetizzazione. Le richieste delle piccole imprese

20 Gennaio 2022

@ via Amnesty International

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Aggiornamento del 20/01/2022 – Oggi in seguito al voto favorevole degli eurodeputati di modificare il Digital Services Act, il Parlamento europeo ha approvato gli emendamenti 499 e 500, che pongono un importante passo avanti verso la limitazione della pubblicità invasiva basata sul monitoraggio. 

 


Secondo un sondaggio realizzato da YouGov per Amnesty International e Global Witness, le piccole imprese di Francia e Germania chiedono alternative rispetto alla pubblicità online basata sul tracciamento, utilizzata da grandi aziende tech come Facebook e Google.

Il sondaggio è stato reso pubblico alla vigilia del voto del Parlamento europeo sulla Legge sui servizi digitali, che prevede regole più severe sulla pubblicità online.

Il 75 per cento dei 617 dirigenti di piccole e medie imprese francesi e tedesche che hanno preso parte al sondaggio tra il 4 e il 7 gennaio 2022, ritiene che la pubblicità basata sul tracciamento delle attività online degli utenti comprometta la privacy delle persone e ulteriori diritti umani.

Il 69 per cento degli intervistati ha affermato di non apprezzare l’influenza di Facebook e Google ma di non avere scelta se non di fare pubblicità attraverso le loro piattaforme, data la posizione dominante che hanno.

“Il costante e invadente controllo delle nostre vite allo scopo di farci arrivare messaggi pubblicitari è inaccettabile, annichilisce il nostro diritto alla privacy e alimenta la discriminazione”, ha dichiarato Claudia Prettner, consulente legale di Amnesty Tech.

“I risultati del sondaggio mostrano che i dirigenti d’impresa sono estremamente contrariati dalla pubblicità basata sul tracciamento di cui vengono inondati i loro clienti”, ha aggiunto Prettner.

“Il voto del Parlamento europeo rappresenta una grande occasione per stare dalla parte dei diritti umani e agire per affrontare tecniche pubblicitarie che si basano su un’invadente sorveglianza delle persone”, ha proseguito Prettner.

Occorrono soluzioni alternative

In vista del voto del Parlamento europeo, Facebook e altri grandi attori dell’industria hanno dichiarato che la pubblicità targettizzata è necessaria per la sopravvivenza delle piccole e medie imprese europee. 

Tuttavia, il 79 per cento dei partecipanti al sondaggio di YouGov ritiene che le grandi piattaforme online come Facebook e Google dovrebbero essere oggetto di regole più stringenti sull’uso dei dati personali con la finalità di mandare messaggi pubblicitari agli utenti.

Le persone coinvolte nel sondaggio hanno inoltre dichiarato di ritenere che i loro clienti si sentano a disagio quando vengono raggiunti da messaggi pubblicitari basati sulla loro razza o etnia (62 per cento), sul loro orientamento sessuale (68 per cento), sulle loro condizioni di salute (67 per cento), sulla loro fede religiosa (65 per cento), sulle loro idee politiche (65 per cento) o su fatti personali accaduti nella loro vita (62 per cento).

“Nelle loro azioni di lobby, Facebook e Google dicono sempre che le piccole imprese si affidano ai loro servizi: ma questa è solo una foglia di fico per giustificare la loro invadente profilazione e l’invio di messaggi pubblicitari basati sulla targetizzazione”, ha commentato Nienke Palstra, campaigner di Global Witness sulle Minacce digitali alla democrazia.

“Infatti, il nostro sondaggio dimostra che le piccole imprese di Francia e Germania sono molto scontente di questo modo di fare pubblicità ma non vedono alternative. Dato il crescente sostegno da parte delle piccole imprese in favore di una regolamentazione dei giganti della pubblicità online, ci sono tutte le ragioni perché i parlamentari europei votino a favore della Legge sui servizi digitali e proteggano persone dalla pubblicità basata sulla sorveglianza”, ha concluso Palstra.

Già nel febbraio 2021, un sondaggio commissionato da Global Witness sulle attitudini degli utenti dei social media di Francia e Germania rispetto alla pubblicità targettizzata aveva dimostrato in tutta evidenza che le persone erano profondamente scontente di essere raggiunte ogni giorno da messaggi pubblicitari basati su categorizzazioni quali il reddito, la fede religiosa o fatti della vita come una gravidanza, una malattia o un lutto.