Grecia, richiedenti asilo accolti nel caos e nello squallore

23 Agosto 2015

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La mancanza di coordinamento e la penuria di strutture e di personale stanno provocando il caos sull’isola di Lesbo, dove è approdato il maggior numero di richiedenti asilo di tutta la Grecia, il 90 per cento dei quali provenienti da zone di guerra come la Siria, l’Afghanistan e l’Iraq.

Secondo la polizia di Lesbo, sull’isola dal 1° al 24 agosto sono approdati oltre 33.000 migranti e rifugiati, 1450 dei quali nella sola notte tra il 10 e l’11 agosto. Dall’inizio dell’anno gli arrivi in Grecia sono stati oltre 160.000 (rispetto ai 45.412 del 2014), 93.000 dei quali sull’isola di Lesbo (erano stati 12.187 nel 2014).

Pur tenendo conto del numero record di arrivi, una missione di Amnesty International appena rientrata dall’isola ha stigmatizzato le terribili condizioni in cui s’imbattono i migranti e i richiedenti.

Approdati a Lesbo, i migranti e i richiedenti asilo devono fare affidamento prevalentemente su volontari locali, organizzazioni non governative, personale dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati e sugli stessi turisti. Nel centro di detenzione di Moria mancano lenzuola e coperte, i letti sono rotti e i materassi sporchi e consumati. Le toilette traboccano di escrementi. Un rifugiato proveniente dall’Afghanistan ha lamentato l’assenza di latte per i neonati e l’atteggiamento aggressivo della polizia, che in un’occasione ha interrotto la corrente elettrica per un’intera mattina.

Secondo la polizia di Lesbo, in assenza di fondi è impossibile migliorare le condizioni igienico-sanitarie del centro.
Fuori dal centro, la cui capienza massima è abbondantemente superata, ci si arrangia con tende, ci si ripara sotto gli ulivi o si rimane sotto il sole, con 35 gradidi temperatura.

I rifugiati siriani vengono portati in un altro centro, quello di Kara Tepe, in attesa di ricevere in uno o due giorni i documenti che consentiranno loro di viaggiare verso la capitale Atene. Allestito su ordinanza del sindaco di Lesbo in un parcheggio, ospita 1500 persone (il triplo di quanto previsto).
I volontari di Medici senza frontiere si occupano di tenere pulite le toilette e portare via i rifiuti. Il cibo viene fornito dalla polizia e dalle organizzazioni non governative, con scarso coordinamento da parte delle autorità locali.

Con solo quattro autobus disponibili per il trasporto, la maggior parte delle persone che approdano sulla costa settentrionale di Lesbo devono fare 70 chilometri a piedi per raggiungere il centro di accoglienza del capoluogo, Mitilene.

Un gruppo di circa 100 rifugiati siriani e afgani, tra cui anziani e bambini, stava rischiando il collasso durante il tragitto a piedi sotto il sole ed è stato soccorso dai turisti e dagli abitanti che hanno immediatamente messo a disposizione cibo e acqua.

A Mitilene, la guardia costiera (10 persone in tutto) ha il compito di effettuare le registrazioni. Non vi sono interpreti e i medici, tutti volontari, riescono a malapena a soccorrere le persone in gravi condizioni di salute.
Amnesty International ha osservato file di oltre 200 persone in attesa sotto il sole cocente.
Amnesty International ha sollecitato le autorità di Atene ad aprire il nuovo centro di prima accoglienza di Moria, a inviare sull’isola un numero maggiore di agenti di polizia, guardiacoste e interpreti, ad aumentare i mezzi di trasporto e ad utilizzare i fondi messi a disposizione dall’Unione europea per migliorare le condizioni igienico-sanitarie dei centri e dei campi informali d’accoglienza.

Ultimora: il 24 agosto un’imbarcazione con 15 rifugiati a bordo si è rovesciata nelle acque di Skala Mystegnon. Otto persone sono state soccorse, due sono annegate e altre cinque risultano disperse.