Iran, terrificante ondata di esecuzioni: almeno 251 nei primi sei mesi dell’anno

27 Luglio 2022

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Il Centro Abdorrahman Boroumand per i diritti umani e Amnesty International hanno reso noto che in Iran, nei primi sei mesi del 2022, sono state messe a morte almeno 251 persone. Di questo passo, hanno ammonito le due organizzazioni, il totale delle esecuzioni del 2021, 314, sarà superato ben presto.

La maggior parte delle esecuzioni del primo semestre del 2022, 146, hanno riguardato il reato di omicidio. Come già ampiamente documentato in passato, le condanne a morte sono state eseguite al termine di processi gravemente irregolari.

Almeno 86 prigionieri sono stati messi a morte per reati di droga per i quali, secondo il diritto internazionale, non dovrebbe essere inflitta la pena capitale.

“Nei primi sei mesi del 2022 le autorità iraniane hanno eseguito in media almeno una condanna a morte al giorno. Questa macchina della morte statale mette in atto un abominevole assalto al diritto alla vita. Si rischia di tornare al 2015, quando vi fu un’altra scioccante ondata di esecuzioni, ha dichiarato Diana Eltahawy, vicedirettrice di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa del Nord.

“Questa nuova crescita delle esecuzioni, comprese quelle in pubblico, mostra ancora una volta quanto l’Iran non stia al passo col resto del mondo, dove 144 stati hanno abolito nelle leggi o nella prassi la pena di morte. Chiediamo all’Iran di istituire immediatamente una moratoria sulle esecuzioni in vista della completa abolizione della pena capitale”, ha aggiunto Roya Boroumand, direttrice generale del Centro Abdorrahman Boroumand, un’organizzazione iraniana per i diritti umani.

I dati raccolti dal Centro Abdorrahman Boroumand e da Amnesty International sono stati tratti da varie fonti: prigionieri, familiari di persone messe a morte, difensori dei diritti umani, giornalisti, organizzazioni per i diritti umani, resoconti degli organi di stampa di stato e di quelli indipendenti.

Il numero reale è probabile che sia più alto, data la segretezza che circonda la pena di morte in Iran, sia dal punto di vista delle condanne a morte comminate che delle esecuzioni.

Esecuzioni di massa nelle prigioni

Sulla base delle informazioni raccolte, nel 2022 le autorità iraniane hanno compiuto con scadenza regolare esecuzioni di massa nelle prigioni del paese.

Il 15 giugno nel carcere di Raja’i Shahr, situata nella provincia di Alborz, sono stati messi a morte almeno 12 prigionieri. Il 6 giugno come minimo altri 12 prigionieri erano stati messi a morte nella prigione di Zahedan, situata nella provincia del Sistan e Balucistan.

Il 14 maggio erano stati messi a morte altri nove prigionieri in quattro diverse carceri iraniane: ancora Zahedan, Vakilabad (provincia del Khorasan-e Razavi), Adelabad (provincia di Fars) e Dastgerd (provincia di Esfahan).

Secondo una fonte ben informata, dall’inizio del 2022 la direzione del carcere di Raja’i Shahr, che ha uno dei bracci della morte più ampi dell’Iran, ha messo a morte in media cinque prigionieri alla settimana, a volte il doppio. Solo in questa prigione, alla fine dell’anno le esecuzioni potrebbero aver superato quota 200.

La stessa fonte ha dichiarato che il procuratore associato al carcere di Raja’i Shah ha recentemente annunciato di aver scritto alle famiglie di 530 vittime di omicidio, chiedendo loro di scegliere, entro la fine del marzo 2023, se perdonare l’assassino o chiederne l’esecuzione.

Più volte, infine, il capo del potere giudiziario Gholamhossein Mohseni e ulteriori alti funzionari della magistratura hanno parlato della necessità di ridurre il sovraffollamento delle prigioni e ciò ha seminato il terrore tra i detenuti. Il Centro Abdorrahman Boroumand ha notato che, in passato, ondate di esecuzioni erano state precedute da dichiarazioni del genere.

L’aumento delle esecuzioni per reati di droga

Le almeno 86 esecuzioni per reati di droga del primo semestre del 2022 ricordano le strategie di contrasto al narcotraffico attuate dalle autorità iraniane tra il 2010 e il 2017, quando la maggior parte delle esecuzioni aveva riguardato quel genere di reati.

Nel novembre 2017, dopo forti pressioni internazionali e il taglio, da parte di vari stati europei, dei fondi destinati alle operazioni antinarcotici, le autorità iraniane avevano intrapreso riforme per cancellare la pena di morte per alcuni reati di droga. Tra il 2018 e il 2020, di conseguenza, le esecuzioni erano diminuite. Nel 2021, tuttavia, sono tornate a salire: almeno 132 (il 42 per cento del totale), un numero cinque volte superiore alle 23 esecuzioni registrate nel 2020.

Il Centro Abdorrahman Boroumand e Amnesty International hanno pertanto sollecitato la comunità internazionale, inclusi gli stati dell’Unione europea e l’Ufficio delle Nazioni Unite su droghe e criminalità a intervenire ai più alti livelli nei confronti delle autorità iraniane in modo che sia posta fine all’uso della pena di morte per i reati di droga e che ogni forma di collaborazione con le strategie di contrasto al traffico di droga non contribuisca, direttamente o indirettamente, alla negazione arbitraria del diritto alla vita, che è l’elemento cardine delle politiche antinarcotici dell’Iran.

I beluci colpiti in modo sproporzionato dall’ondata di esecuzioni

Almeno 65 delle persone messe a morte dall’inizio del 2022, ovvero il 26 per cento, appartenevano alla minoranza emarginata dei beluci, in totale il cinque per cento della popolazione dell’Iran. Oltre la metà di quelle esecuzioni, 38, hanno riguardato reati di droga.

“L’uso sproporzionato della pena di morte contro la minoranza dei beluci evidenza la discriminazione sistemica e la repressione cui questa popolazione va incontro da decenni e mette in rilievo l’intrinseca crudeltà della pena di morte, che prende di mira i gruppi più vulnerabili, in Iran come nel resto del mondo”, ha commentato Boroumand.

Ulteriori informazioni

Il numero delle esecuzioni del 2021 è stato il più alto registrato dal 2017. L’aumento è iniziato nel settembre 2021 quando il capo del potere giudiziario Ebrahim Raisi è salito alla carica di presidente della repubblica e il Leader supremo ha nominato al suo posto un ex ministro dell’Intelligence, Gholamhossein Mohseni.

Nel 2022 sono anche riprese le esecuzioni in pubblico: almeno una, ma altri due prigionieri nelle province di Esfahan e del Lorestan sono stati condannati a essere messi a morte in pubblico. Nel 2020 c’era stata un’esecuzione in pubblico, nel 2019 e nel 2018 erano state 13.

In Iran la pena di morte è imposta al termine di processi sistematicamente irregolari, in cui vengono di norma utilizzate come prove “confessioni” estorte con la tortura. Il Relatore speciale delle Nazioni Unite sull’Iran ha parlato di “problemi intrinsechi nelle leggi, ciò che significa che nella maggior parte dei casi, se non in tutti i casi, di esecuzione siamo di fronte a una privazione arbitraria della vita”.

La legislazione iraniana prevede la pena di morte per numerosi reati, compresi quelli di natura finanziaria, lo stupro e la rapina a mano armata. Atti protetti dal diritto internazionale dei diritti umani come le relazioni omosessuali tra persone adulte e consenzienti, le relazioni extraconiugali e i discorsi ritenuti “offensivi nei confronti del profeta dell’Islam”, così come reati descritti in modo del tutto vago come quello di “inimicizia contro Dio” e “diffusione della corruzione sulla terra”, possono a loro volta essere puniti con la pena capitale.