Usa: accolto il ricorso di Richard Glossip dopo 26 anni nel braccio della morte

6 Febbraio 2024

Foto di "Save Richard Glossip Campaign"

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Dopo quella, terrificante, della prima esecuzione mediante soffocamento da assenza indotta di ossigeno, dagli Usa in tema di pena di morte arriva una notizia di segno contrario.

Dopo 26 anni di carcere, nove date di esecuzione (l’ultima delle quali nel maggio scorso) e tre ultime cene, l’ormai sessantenne Richard Glossip ha ottenuto ciò che chiedeva insistentemente da anni: la Corte suprema federale degli Usa accoglierà un suo ricorso straordinario contro la decisione dello stato dell’Oklahoma di metterlo a morte.

In realtà non proprio tutto l’Oklahoma ha quell’intenzione. Sessantadue parlamentari si sono schierati dalla sua parte. Ma, soprattutto, dopo due indagini indipendenti a sostegno dell’innocenza di Glossip, il procuratore generale dello stato, Gentner F. Drummond si è deciso ad ammettere che c’è stato un errore e sostiene dunque l’annullamento della condanna. Era stato proprio Drummond a chiedere lo stop all’esecuzione otto mesi fa.

La storia inizia nel 1987, quando un sicario di nome Justin Sneed uccide Barry van Treese, proprietario di un motel di Oklahoma City. Sneed viene arrestato ma, nel patteggiamento, per evitare la pena di morte incrimina Glossip, che all’epoca lavorava nel motel.

Al processo, un anno dopo, la tesi della procura che Sneed sia stato solo l’esecutore di un piano omicida organizzato da Glossip e che gli è valso 10.000 dollari, convince la giuria. Non ci si pone il problema della credibilità di Sneed, più volte in cura per problemi psichiatrici, semplicemente perché la pubblica accusa non ne fa menzione. Sulla sola base della sua testimonianza, Glossip viene condannato a morte.

La condanna viene annullata nel 2001 per la scarsa qualità della difesa di Glossip e perché si tratta di un “caso assai debole”, ma viene nuovamente emessa nel 2014. L’esecuzione è prevista nel 2015 ma poche ore prima che abbia luogo, ci si accorge che i medicinali ordinati per l’iniezione letale non sono quelli giusti: per un errore dello spedizioniere, Glossip è salvo.

Ricorsi dell’ultimo minuto fermeranno i successivi otto tentativi, praticamente uno all’anno, di metterlo a morte.

 

*Questo post è apparso originariamente sul blog “Le persone e la dignità”