Aggiornamento del 17.01.2023 – A fine dicembre, la Corte Suprema ha annullato la condanna a morte per “corruzione sulla terra” di Zahra Sedighi-Hamadani (Sareh) ed Elham Choubdar.
Le donne erano state prese di mira a causa del loro orientamento sessuale reale o percepito e/o identità di genere e delle loro attività sui social media a sostegno delle comunità Lgbtqia+.
La Corte Suprema ha inviato i loro casi a un tribunale di grado inferiore per un nuovo processo.
Zahra Sedighi Hamedani, 31 anni, ed Elham Choubdar, 24 anni, sono state condannate a morte per “corruzione sulla terra” dal tribunale di Urmia, capoluogo della provincia dell’Azerbaigian occidentale, nel nord-ovest dell’Iran.
Secondo informazioni ottenute da Amnesty International, il verdetto di colpevolezza e le sentenze si basano su ragioni discriminatorie legate all’orientamento sessuale reale o percepito e/o all’identità di genere delle due donne e, nel caso di Zahra Sedighi-Hamadani, al suo pacifico attivismo per i diritti Lgbtqia+.
Amnesty International chiede alle autorità iraniane di annullare le sentenze e le condanne a morte e di rilasciare immediatamente Zahra Sedighi-Hamadani ed Elham Choubdar.
Le Guardie rivoluzionarie hanno arrestato Zahra Sedighi-Hamadani il 27 ottobre 2021 vicino al confine tra Iran e Turchia mentre stava tentando di entrare irregolarmente in Turchia per cercare protezione internazionale. Dopo il suo arresto, è stata sottoposta a regime di sparizione forzata per 53 giorni. Successivamente, le Guardie rivoluzionarie l’hanno tenuta in isolamento in un centro di detenzione a Urmia. Durante questo periodo, un agente delle Guardie rivoluzionarie l’ha sottoposta a intensi interrogatori accompagnati da violenza verbale e insulti diretti alla sua identità e al suo aspetto, oltre a minacciarla di morte o di farle del male in altro modo e di toglierle la custodia dei suoi due bambini piccoli.
Tali atti violano il divieto assoluto di tortura e altri maltrattamenti.
Il 16 gennaio 2022 Zahra Sedighi-Hamadani è stata portata davanti all’investigatore capo della Sezione 6 dell’Ufficio del procuratore pubblico rivoluzionario di Urmia. Qui l’hanno informata che era accusata di “diffondere la corruzione sulla terra” anche attraverso la “promozione dell’omosessualità”, la “comunicazione contro la repubblica islamica attraverso i social media” e la “promozione del cristianesimo”. Le prime due accuse derivano dal suo attivismo pubblico in difesa dei diritti della comunità Lgbtqia+, anche attraverso i social media, e dalla sua apparizione in un documentario della Bbc, andato in onda nel maggio 2021, sulle violenze subite dalle persone Lgbtqia+ nella regione del Kurdistan iracheno.
Stava cercando di scappare dal paese per paura di ripercussioni a seguito di tale apparizione.
Prima di intraprendere il pericoloso viaggio attraverso il confine tra Iran e Turchia per evitare ripercussioni a seguito dell’apparizione nel documentario della Bbc, Zahra Sedighi-Hamadani ha registrato un video-messaggio e ha chiesto a un contatto fidato di diffonderlo se non fosse arrivata sana e salva in Turchia.
Nel video, diffuso dall’Iranian Lesbian and Transgender Network (6Rang) il 7 dicembre 2021, Zahra Sedighi-Hamadani dice: “Voglio che sappiate quanta pressione dobbiamo sopportare noi persone Lgbtqia+. Rischiamo le nostre vite per le nostre emozioni, ma troveremo il nostro vero io… spero verrà il giorno in cui potremo vivere in libertà nel nostro paese… Adesso sto viaggiando verso la libertà. Spero di arrivare sana e salva. Se ce la farò, continuerò a prendermi cura delle persone Lgbtqia+. Sarò dalla loro parte e agirò in loro difesa. Se non ce la farò, avrò dato la mia vita per questa causa”.
Il 6 novembre 2021, i servizi d’intelligence delle Guardie rivoluzionarie della provincia dell’Azerbaigian occidentale ha annunciato, in una dichiarazione ampiamente riportata dagli organi d’informazione statali, di aver catturato “attraverso una complessa operazione di intelligence, a più livelli ed extraterritoriale, la leader di una rete dedita al traffico di ragazze e donne iraniane nei paesi vicini, allo scopo di corrompere, dirigere e sostenere gruppi omosessuali che lavorano sotto la protezione di agenzie di intelligence [straniere]”.
Sulla base delle accuse mosse contro Zahra Sedighi-Hamadani durante i suoi interrogatori, Amnesty International ha dedotto che questa dichiarazione fa riferimento al suo caso. L’organizzazione ritiene che le accuse di traffico siano infondate.
Il 30 dicembre 2021, i servizi d’intelligence delle Guardie rivoluzionarie hanno poi preso il controllo dell’account Telegram di Zahra Sedighi-Hamadani, modificando la sua immagine del profilo e inviando minacce ai suoi follower (circa 1200 al momento dell’arresto).
In Iran le persone non binarie rischiano di essere criminalizzate a meno che non ricorrano a un cambio di genere legale, che però richiede una chirurgia di riassegnazione di genere e la sterilizzazione. Le persone non binarie e/o non conformi che non possono o non vogliono cambiare il sesso assegnato alla nascita o scegliere tra le categorie binarie di genere dell’esperienza dell’uomo e della donna, subiscono forme di discriminazione nell’accesso all’istruzione, al lavoro, all’assistenza sanitaria e ai servizi pubblici: il sistema della Repubblica islamica impone marcatamente la segregazione di genere negli spazi pubblici e impone codici di abbigliamento rigorosi.
Secondo la Shari’a (le leggi di derivazione coranica), le relazioni sessuali tra persone dello stesso sesso sono considerate un reato punibile con condanne che vanno dalle frustate alla pena di morte. Il codice penale islamico del 2013 contiene numerose disposizioni che criminalizzano le relazioni sessuali consensuali tra adulti dello stesso sesso così come tra minorenni, prescrivendo punizioni corporali, come le frustate, che costituiscono tortura, e la pena di morte, punizione crudele, inumana e degradante.
Atti sessuali tra due donne vengono perseguiti come mosahegheh, che è definito, ai sensi dell’articolo 238 del Codice, come quando una donna “posiziona il suo organo sessuale sull’organo sessuale di un’altra donna”. La punizione del mosahegheh è di 100 frustate, ma la condanna per la quarta volta è punita con la morte, ai sensi degli articoli 136 e 236 del Codice.
Il codice penale islamico criminalizza inoltre il lavat (“penetrazione anale col pene tra maschio e maschio”), con condanne che vanno dalle frustate alla pena di morte.
Se non avviene nessuna penetrazione tra i partner, può essere invocato il reato di tafkhiz, definito come il “collocamento di un organo sessuale maschile tra le cosce o le natiche di un altro uomo” (articolo 235 del codice penale islamico). Le punizioni per il reato di tafkhiz sono simili a quelle previste per il reato di mosahegheh.
L’articolo 237 del codice penale islamico prevede anche la pena da 31 a 74 frustate per “l’omosessualità del maschio [mostrata attraverso] una condotta sessuale che non costituisca lavat e tafkhiz, come baciare o toccare con lussuria”. Questo articolo si applica ugualmente anche alle donne.
Capo della magistratura, Gholamhossein Mohseni Ejei
c/o Ambasciata dell’Iran presso l’Unione Europea
Avenue Franklin Roosevelt n. 15, 1050 Bruxelles, Belgio
Egregio Gholamhossein Mohseni Ejei,
la difensora dei diritti umani Zahra Sedighi-Hamadani, nota come Sareh, ed Elham Choubdar sono state condannate a morte per “corruzione sulla terra”. Le informazioni ottenute da Amnesty International indicano che il verdetto di colpevolezza e le sentenze si basano su ragioni discriminatorie legate all’orientamento sessuale reale o percepito e/o all’identità di genere delle due donne e, nel caso di Zahra Sedighi-Hamadani, al suo pacifico attivismo per i diritti della comunità Lgbtqia+.
Le chiedo di far decadere le accuse e le condanne e di rilasciare immediatamente e incondizionatamente Zahra Sedighi-Hamadani e Elham Choubdar poiché condannate esclusivamente per ragioni discriminatorie legate al loro orientamento sessuale o identità di genere reale o percepito e per il pacifico esercizio dei loro diritti umani, compresi i diritti alla privacy e alla libertà di espressione e associazione.
In attesa della loro scarcerazione, le chiedo di garantire che sia loro dato regolare accesso alle loro famiglie e a un avvocato da loro scelto liberamente.
La esorto inoltre ad abrogare le leggi che criminalizzano le relazioni sessuali consensuali tra persone dello stesso sesso e che vietano l’abbigliamento e altre forme di espressione di genere che non si conformino a rigorose “norme” binarie di genere.
La esorto altresì ad adottare una legislazione per proteggere le persone Lgbtqia+ da ogni forma di discriminazione e di violenza e da ulteriori violazioni dei diritti umani.
La ringrazio per l’attenzione.