Tra il 2020 e il 1° aprile 2021 la Danimarca ha revocato, o non ha rinnovato il permesso di soggiorno, a 380 rifugiati siriani, ritenendo la capitale Damasco e i suoi dintorni “zone sicure”. Mentre molti dei rifugiati sono in attesa che il loro caso venga dibattuto in appello, 39 persone rischiano di essere rimpatriate in Siria. Amnesty International considera la procedura di rimpatrio verso la Siria in violazione dell’obbligo internazionale di non-refoulement, che proibisce agli stati di trasferire persone in luoghi in cui sarebbero a rischio di concrete e serie violazioni dei diritti umani.
Amnesty International è profondamente preoccupata per il fatto che i siriani senza permesso di soggiorno dovranno affrontare gravi restrizioni, inclusa forse la detenzione, per incentivare il loro ritorno “volontario” in Siria. Poiché le persone sono collocate in centri di rimpatrio senza accesso al lavoro o all’istruzione, le condizioni imposte dal governo danese lasciano loro poche alternative, e potrebbero anzi configurarsi come forme di pressione verso il rimpatrio. Amnesty International ritiene che privare gli individui del loro regolare status di migrante, lavoro e istruzione imponga loro condizioni che li spingono a tornare in Siria. Si tratta di una violazione dell’obbligo di non refoulement normato dal diritto internazionale, che proibisce agli Stati di trasferire le persone, direttamente o indirettamente, in un luogo in cui sarebbero a rischio reale di gravi violazioni dei diritti umani.
Le autorità danesi per l’immigrazione utilizzano l’attuale assenza di ostilità a Damasco e nella regione circostante come giustificazione per revocare o rifiutare il rinnovo dei permessi di soggiorno. Secondo la documentazione raccolta da Amnesty International, i residenti di Damasco e della regione metropolitana sono ancora a rischio reale di persecuzione o altre gravi violazioni dei diritti umani – indipendentemente dall’assenza di condotta delle ostilità – e sono quindi ancora bisognosi di protezione internazionale.
Amnesty International sta attualmente conducendo ricerche sulle violazioni contro i rifugiati siriani che sono tornati nelle aree controllate dal governo siriano, compresa Damasco. Abbiamo constatato che i civili che ritornano al loro luogo di origine in aree controllate dal governo devono sottoporsi a un interrogatorio da parte delle forze di sicurezza siriane finalizzato a ottenere un “nulla osta di sicurezza”. Amnesty International ritiene le forze di sicurezza responsabili di diffuse e sistematiche violazioni dei diritti umani e abusi che costituiscono crimini contro l’umanità, compreso l’uso della tortura, esecuzioni extragiudiziali e sparizioni forzate.
Nel 2019 il governo danese ha introdotto un cosiddetto “cambio di paradigma” nelle sue politiche in materia di immigrazione e rifugiati. L’attenzione è passata dal sostegno all’integrazione all’enfasi sull’auspicata breve durata della protezione e all’utilizzo di tutte le misure per effettuare il rimpatrio alla prima opportunità. La concessione di permessi di soggiorno temporanei al posto dello status permanente precedentemente concesso va esattamente in questa direzione. Nel dicembre 2019 il Danish Refugee Appeals Board ha decretato il diniego di asilo a tre cittadini siriani di Damasco, affermando che le persone non erano a rischio di persecuzione a causa delle “condizioni generali” dell’area.
Il Board ha in parte basato la sua decisione su un rapporto dei servizi danesi per l’immigrazione del 21 febbraio 2019, secondo cui i siriani di Damasco non erano a rischio di “violenza generalizzata”. In questo contesto, il ministero dell’Immigrazione e dell’integrazione ha deciso nel giugno 2020 di accelerare la revisione dei permessi di soggiorno di circa 900 rifugiati provenienti da Damasco a cui era stato concesso lo status di protezione temporanea a causa della condizione di violenza generalizzata in Siria. Dal febbraio 2021 questa decisione è stata estesa anche alle persone provenienti dall’area circostante a Damasco.
Danish Minister of Immigration and Integration
Mr. Mattias Tesfaye
Slotsholmsgade 10,
1216 København
Denmark
Email: uim@uim.dk
Egregio Ministro,
scrivo per chiedere al governo danese di interrompere il processo di revisione dei permessi di soggiorno dei rifugiati siriani e rinnovare la residenza temporanea di coloro che hanno cercato rifugio in Danimarca dopo essere fuggiti dal conflitto armato nel loro paese. A tutti i richiedenti asilo siriani dovrebbe essere garantita protezione.
Al 1 ° aprile 2021, il servizio di immigrazione ha revocato, o non rinnovato, i permessi di soggiorno di 380 persone, che sono adesso in attesa della decisione finale da parte del Danish Refugee Appeals Board, per quello che sarà l’ultimo grado di appello. Sempre ad aprile, 39 siriani fuggiti dal conflitto armato in Siria hanno ricevuto la decisione finale sul loro caso e sono ora nella cosiddetta “posizione di rimpatrio”, a rischio di essere espulsi nel momento in cui la Danimarca ristabilisse rapporti diplomatici con il regime siriano.
Mi preoccupa che le persone per cui è in corso il riesame dei permessi di soggiorno verranno trasferite nei centri di rimpatrio, senza accesso a opportunità di lavoro o istruzione, nonostante per loro la prospettiva di espulsione non sia avviata. Sono presupposti che potrebbero spingerli a tornare in Siria, dove sarebbero a rischio concreto di gravi violazioni dei diritti umani.
La cessazione delle ostilità in alcune zone della Siria non significa che le persone possano tornare in sicurezza. Amnesty International ha documentato in modo esauriente i continui crimini che si verificano in Siria. I civili, compresi i rifugiati rimpatriati, sono a rischio di gravi violazioni dei diritti umani, come detenzione arbitraria, tortura e altri maltrattamenti, sparizione forzata.
La esorto a prendere provvedimenti immediati per continuare a garantire la protezione a tutti i siriani residenti in Danimarca, compresi coloro che hanno un permesso di soggiorno temporaneo. Tutti i siriani hanno bisogno di protezione fino a che i loro diritti fondamentali non saranno più a rischio in Siria.
Cordiali saluti