Aggiornamento 06/07/2023 – Il 6 luglio Joanah Mamombe e Cecillia Chimbiri sono state finalmente assolte dall’accusa di “diffusione di dichiarazioni false pregiudizievoli nei confronti dello stato”. Netsai non ha atteso l’esito del processo ed è andata in esilio in Norvegia. Recentemente ha conseguito un master presso l’università di Agder.
“Abbiamo pensato volessero ucciderci, ma mentre eravamo in quel fosso abbiamo resistito” – Cecillia Chimbiri
Joanah, Netsai e Cecillia sono tre donne con molte cose in comune: adorano i giochi da tavolo, guardare Netflix e sono appassionate di politica. Purtroppo, ora condividono anche ricordi orribili di un attacco terribile e umiliante.
Durante una protesta pacifica contro il governo nel 2020, Joanah, Netsai e Cecillia sono state arbitrariamente arrestate ad Harare, portate in una stazione di polizia e costrette a salire su un’auto. Dopo essere state incappucciate, sono state portate fuori città.
Da lì, tutto è precipitato. Le donne sono state gettate in una fossa, picchiate, aggredite sessualmente e costrette a mangiare escrementi umani. Sono state ritrovate due giorni dopo, a miglia da Harare. I loro vestiti strappati, coperti di tagli e lividi, sono state portate in ospedale.
Mentre erano ancora ricoverate in ospedale, Joanah, Netsai e Cecillia sono state accusate di reati legati alla protesta. Le guardie carcerarie e gli agenti di polizia erano in ospedale per impedire loro di parlare con i giornalisti. Dopo aver affermato di aver riconosciuto alcuni dei loro aggressori, le donne sono state nuovamente arrestate il 10 giugno 2020 e accusate di aver simulato il loro calvario. Sono state detenute fino al 26 giugno 2020, quando è sono uscite su cauzione. Il processo è ancora in corso.
Ad oggi, nessuno è stato ritenuto responsabile del loro terribile trauma.
Le autorità dello Zimbabwe devono ritirare immediatamente e incondizionatamente tutte le accuse contro Joanah, Netsai e Cecillia e non lasciare impunita l’aggressione che hanno subito. Protestare è un diritto!
Il giorno in cui le tre attiviste sono state ritrovate, il 15 maggio 2020, a Bindura, a 87 km da Harare, con i vestiti strappati e l’aria di essere state gravemente aggredite, numerosi funzionari di governo, tra cui il Ministro della Giustizia, quello degli Affari Esteri e del Commercio Internazionale, nonché il Segretario Permanente presso il Ministero dei Media, dell’Informazione e della Radiodiffusione, hanno negato il loro rapimento e hanno affermato che si era trattato di “una messinscena” organizzata dal partito di opposizione. Pochi giorni dopo, il ministro della Giustizia ha chiesto il loro arresto, sostenendo che le tre attiviste si erano inventate la storia del rapimento per distogliere l’attenzione dal fatto che avevano infranto le regole del lockdown partecipando a una protesta.
Il 26 maggio 2020, la polizia ha accusato le tre attiviste di aver violato la sezione 37 del codice penale, ovvero “riunione con l’intento di promuovere la violenza pubblica” e “violazione della pace” – che comportano una condanna a cinque anni di reclusione, oppure una multa, o entrambe le cose, e la Sezione 5(3) e (1) dello Statutory Instrument 99/20 che vieta gli assembramenti e che comporta una pena detentiva di un anno, o una multa, o entrambe.
Il 27 maggio 2020, il magistrato ha condotto un processo speciale nell’ospedale in cui si trovavano le tre attiviste concedendo loro il rilascio a fronte di una cauzione di ZWD $ 1000 (circa 40 dollari) e obbligandole a presentarsi una volta alla settimana alla stazione di polizia centrale di Harare, a non muoversi dalla loro residenza e a non interferire con i testimoni di stato fino a quando il loro caso non sarà chiuso. Dopo l’udienza, nove guardie carcerarie e quattro agenti di polizia sono stati dispiegati nel reparto ospedaliero per limitare il numero di giornalisti che volevano raccogliere le testimonianze delle tre attiviste che sono state dimesse tre settimane dopo, il 9 giugno 2020.
Il processo per rapimento è iniziato a gennaio 2022. Ad oggi nessun responsabile della grave aggressione subita da Joanah, Cecillia and Netsai è stato ancora individuato. Amnesty International ritiene che siano perseguitate esclusivamente in relazione all’esercizio pacifico dei loro diritti alla libertà di espressione e di riunione pacifica. Tutte e tre fanno anche parte del più grande partito politico di opposizione in Zimbabwe. Lo stato sta quindi usando il proprio potere per inviare un messaggio e per mettere a tacere chiunque osi opporsi alla repressione, in particolare le giovani donne che sono state in prima linea contro le violazioni dei diritti umani.
President of the Republic of Zimbabwe
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Harare
Zimbabwe
Sua Eccellenza
La esortiamo a ritirare immediatamente e incondizionatamente tutte le accuse contro Joanah Mamombe, Cecillia Chimbiri e Netsai Marova, accusate unicamente per aver esercitato in modo pacifico i loro diritti alla libertà di espressione e di riunione.
Cecillia, Joanah e Netsai sono state arbitrariamente arrestate a seguito di una protesta ad Harare, portate in una stazione di polizia e trasportate con la forza fuori città in un luogo dove sono state poi picchiate e aggredite sessualmente. Mentre erano ancora ricoverate in ospedale, sono state accusate di reati legati alla protesta e successivamente accusate di aver simulato il loro calvario. Ad oggi nessuno è stato ritenuto responsabile.
Cecillia, Joanah e Netsai subiscono continue molestie sin dal loro arresto e devono essere protette.
La ringraziamo per l’attenzione.