Donne, anziani e circa 150 bambini sono tra le 500 persone sgomberate dalle autorità lo scorso 10 maggio dal campo rom di Giugliano, in Campania. Le famiglie, per le quali non è stata trovata nessuna soluzione alternativa, vivono ora in condizioni critiche.
Questo sgombero è solo l’ultima di una serie di violazioni dei diritti umani subite da queste famiglie nel corso degli anni.
Il Governo italiano deve trovare nell’immediato una soluzione di emergenza per queste famiglie, garantendo loro una casa, acqua e accesso ai servizi igienici, e deve assicurare che le autorità rilevanti si impegnino con le comunità locali per costruire alternative di lungo periodo, così come indicato da standard e leggi internazionali e dalla Strategia nazionale di inclusione di Rom, Sinti e Camminanti.
Egregio Presidente del Consiglio Giuseppe Conte,
Le scrivo come sostenitore di Amnesty International, l’organizzazione non governativa che dal 1961 lavora in difesa dei diritti umani, ovunque siano violati. Sono profondamente preoccupato
per la situazione delle 500 persone, tra cui 150 bambini, lasciate senza casa dopo lo sgombero da parte delle autorità locali del campo rom in località Ponte Riccio, a Giugliano, avvenuto lo scorso 10 maggio. Questo sgombero è solo l’ultima di una serie di violazioni dei diritti umani subite da queste famiglie nel corso degli anni. Già sgomberate nel 2016, erano state ricollocate in una vecchia fabbrica di fuochi di artificio, dove sono rimaste a vivere in condizioni disumane fino al 10 maggio. Questi tre anni non sono bastati alle autorità per trovare una soluzione alternativa, se non quella di sgomberarle per l’ennesima volta lasciandole senza un tetto ed esposte ad abusi e violazioni dei loro diritti.
La esorto a:
- intervenire per trovare nell’immediato una soluzione di emergenza per queste famiglie, garantendo loro una casa, acqua e accesso ai servizi igienici;
- assicurare che le autorità rilevanti si impegnino con le comunità locali per costruire alternative di lungo periodo, così come indicato da standard e leggi internazionali e dalla Strategia nazionale di inclusione di Rom, Sinti e Camminanti.
Le famiglie sgomberate lo scorso 10 maggio erano state ricollocate nella vecchia fabbrica nel 2016, dopo essere state sgomberate dal campo autorizzato di Masseria del Pozzo, costruito su una discarica di rifiuti tossici.
A seguito dell’ingiunzione del giudice di chiudere il campo di Masseria del Pozzo e di trovare una soluzione abitativa alternativa, l’amministrazione, allo scadere dei termini stabiliti dalla Corte, non ha trovato di meglio che sgomberarle offrendo loro la possibilità di insediarsi nella fabbrica di fuochi di artificio in disuso nella località di Ponte Riccio.
Amnesty International è consapevole delle condizioni di vita a Ponte Riccio, avendo visitato più volte l’insediamento nel corso del 2016 e del 2017 verificando gravi carenze igieniche, di accesso all’acqua e a un contesto abitativo adeguato. L’organizzazione ha quindi documentato nei suoi rapporti il fallimento delle autorità nel garantire il diritto alla casa di questa comunità.
Le autorità locali hanno eseguito lo sgombero il 10 maggio basandosi sull’ordinanza municipale n. 29 del 5 aprile 2019 con richiesta di sgombero immediato dell’area per ragioni di pubblica sicurezza a seguito della verifica delle condizioni igieniche del campo, infestato dai roditori. L’area è stata inoltre definita a rischio di incendio per l’elevata presenza di stufe, fornelli da campo e allacciamenti elettrici precari. La presenza di rifiuti, in prossimità della superstrada che costeggia il campo, avrebbe poi costituito un pericolo per la viabilità.
Le autorità non hanno però instaurato un processo di consultazione con la comunità per identificare soluzioni alternative. Non hanno condiviso informazioni sul futuro del campo, e l’unica offerta è stata quella del pagamento di un contributo in un’unica soluzione per facilitare l’affitto di un’abitazione. Molte delle persone che vivevano nel campo non hanno i documenti e non possono avere accesso al mercato del lavoro, tanto meno a un regolare contratto di affitto. L’offerta del contributo non costituisce quindi una soluzione alla condizione in cui si trovano le famiglie.
Comunicazione scritta, consultazione con le comunità, alternative abitative: nessuno di questi standard stabiliti dai trattati internazionali è stato rispettato nella procedura di sgombero operata dalle autorità a Giugliano, configurandolo dunque come sgombero forzato, una grave violazione dei diritti umani.
Nel marzo 2019 Amnesty International ha presentato un reclamo al Comitato Europeo dei Diritti Sociali, per chiamare a rispondere le autorità italiane delle continue violazioni che i rom subiscono sul territorio.
Le condizioni abitative di migliaia di rom in Italia sono una scandalosa violazione dei diritti umani cui nessuna amministrazione locale o nazionale si è presa la responsabilità di porre termine. Da molti anni mancano proposte legislative e politiche inclusive, accompagnate da risorse adeguate, che pongano rimedio alle condizioni di grave deprivazione socio-abitativa di questa comunità.
Abbiamo documentato per quasi un decennio continui sgomberi forzati, segregazione abitativa in alloggi inadeguati e discriminazioni nell’accesso dei rom agli alloggi popolari, a Roma, ma anche a Milano e Napoli.
È assolutamente necessario un cambio di passo per consentire a queste famiglie di accedere in condizioni di eguaglianza ad un alloggio adeguato e non discriminatorio.