L’11 luglio 2021, in una giornata storica per Cuba, migliaia di persone sono scese in piazza per manifestare pacificamente in diverse parti del Paese, esercitando i propri diritti alla libertà di espressione e di riunione pacifica. Dall’inizio di queste manifestazioni, Amnesty International ha ricevuto segnalazioni di allarme su blocchi di connessioni di Internet, arresti arbitrari e uso eccessivo della forza, compreso l’apertura del fuoco della polizia sui manifestanti. Continuiamo a ricevere segnalazioni secondo le quali esiste una lunga lista di persone scomparse e di altre misure repressive contro i manifestanti.
Analogamente a quanto abbiamo visto in altri paesi delle Americhe negli ultimi tempi, le proteste a Cuba potrebbero essere state innescate in parte dall’attuale situazione economica del paese, che ha anche un impatto sulla fruizione dei diritti economici, sociali e culturali degli abitanti di Cuba.
È fondamentale che le persone a Cuba siano in grado di manifestare pacificamente senza rappresaglie e che le autorità cubane prendano provvedimenti per affrontare le richieste sociali.
Dal 2019, la popolazione ha dovuto far fronte alla carenza di cibo, medicine e carburante. Secondo varie fonti di informazione, questa situazione sembra essersi intensificata nel corso del 2020, principalmente a causa della pandemia da Covid-19.
Le autorità cubane hanno attribuito queste carenze all’embargo imposto dagli Stati Uniti. L’embargo ostacola o limita la possibilità di assistenza, come afferma da decenni Amnesty International, gli esperti delle Nazioni Unite e altri hanno evidenziato in passato e, in particolare, durante la risposta al Covid-19 dello scorso anno. Tuttavia, vale la pena notare che l’embargo non ha nulla a che fare con la risposta violenta data ieri dalle autorità cubane ai manifestanti.
La risposta del governo cubano a queste proteste è inaccettabile e vergognosa. Reprimere le manifestazioni della società civile, attraverso la forza dello stato, unicamente perché esercita pacificamente la propria libertà di espressione e riunione è un altro esempio della vecchia rete di controllo decennale che le autorità continuano a mantenere sulla libertà di espressione e riunione delle persone.
Invece di reprimere la popolazione, le autorità cubane hanno l’obbligo di proteggere il loro diritto a manifestare pacificamente. La retorica incendiaria della “guerra” e dello scontro del presidente Miguel Díaz-Canel crea un’atmosfera di violenza contro coloro che chiedono responsabilità e il libero godimento dei loro diritti umani.
Miguel Díaz-Canel, President of Cuba
Bruno Rodríguez P, Minister of Foreign Affairs of Cuba
Al governo cubano chiediamo:
– di smettere di reprimere i manifestanti pacifici e, invece, garantire il diritto alla libertà di espressione e di riunione pacifica;
– di adottare misure per affrontare le richieste sociali della popolazione, data la crisi economica, la carenza di cibo e medicine, il collasso del sistema sanitario – che non risponde all’attuale crisi creata dalla pandemia da Covid-19 – e l’accumulo di richieste storiche per il rispetto dei diritti alla libertà di espressione e di riunione pacifica.