“Chi può guarire quello che c’è nella mia mente? Chi può togliermelo dalla testa? Cerco di non chiudere gli occhi la notte. Non mi piace chiudere gli occhi perché tutto riaffiora” Verónica Razo, in carcere, ha denunciato violenze e torture.
L’8 giugno del 2011 Verónica Razo stava camminando per strada, nel centro di Città del Messico, quando da una macchina sono usciti degli uomini armati senza uniformi e l’hanno rapita. È stata portata in un magazzino della polizia federale dove ha vissuto il peggiore degli incubi. È stata picchiata, quasi soffocata, sottoposta a scariche elettriche e ripetutamente violentata da diversi poliziotti. Alla fine sono arrivate le minacce per costringerla a firmare una “confessione”. È dal 2011 in carcere in attesa dell’esito del processo.
Verónica non è l’unica: 100 donne hanno denunciato ad Amnesty International di aver subito torture e altre forme di maltrattamenti. I risultati della nostra indagine sono scioccanti: di queste, 72 ci hanno raccontato di aver subito violenza sessuale, 33 hanno avanzato accuse di stupro. Nonostante le violenze, queste donne hanno avuto il coraggio di denunciare i loro torturatori.
Stai al fianco di queste donne coraggiose, firma l’appello!
Verónica, da anni in attesa di processo
L’8 giugno del 2011 Verónica è stata portata con la forza in un magazzino della polizia federale da uomini in borghese che l’hanno torturata e stuprata. La sua confessione, estorta con la violenza, non è stata ancora confermata e Verónica resta ancora in attesa di una sentenza.
Nessuno ha pagato per le torture inflitte a Mónica
Un numero da aggiungere alla lista delle persone arrestate per traffico di droga. È la motivazione che ha spinto gli agenti ad abbattersi con violenza su Mónica, 26 anni, madre di quattro figli, su suo fratello e su suo marito ferito a morte. Nessuno ha pagato per queste violenze, nonostante la Commissione nazionale per i diritti umani abbia confermato che Mónica è stata torturata.
La violenza su Tailyn non è mai stata verificata
Tailyn ha abortito spontaneamente in un ufficio della procura generale federale. Il feto che portava in grembo di appena sette settimane non ha retto al pestaggio e alle violenze sessuali degli agenti di polizia. Nonostante le sue denunce, non è stata ancora visitata da un medico legale che possa attestare i maltrattamenti e la tortura subiti.
Maria Magdalena e i segni di una violenza durata 20 ore
A tre anni di distanza dal suo arresto, il corpo di Magdalena mostra ancora le cicatrici delle percosse. Un segno indelebile della violenza a cui è stata sottoposta per 20 ore consecutive al termine delle quali è stata costretta a “confessare” un reato mai compiuto. Magdalena è tuttora in carcere in attesa dell’esito del processo.
Denise e Korina, umiliate perché lesbiche
La violenza ha cercato di zittirle e terrorizzarle, ma loro hanno trovato comunque la forza di denunciare le torture subite dai militari nell’agosto del 2011. Denise e Korina sono state violentate e seviziate per 30 ore perché lesbiche. Un medico legale le ha visitate quattro anni fa, ma da quella visita a oggi non hanno ancora ricevuto i risultati.
Un’indagine senza precedenti, che ha coinvolto 100 donne detenute in Messico, ha rivelato che la violenza sessuale è continuamente usata come metodo di tortura dalle forze di sicurezza col duplice obiettivo di ottenere “confessioni” e dimostrare l’efficacia delle azioni di contrasto al crimine organizzato.
I risultati dell’indagine sono scioccanti: ognuna delle 100 donne, detenute nelle prigioni federali, che hanno riferito ad Amnesty International di aver subito maltrattamenti o torture, è andata incontro a molestie sessuali o violenza psicologica durante l’arresto e nel corso degli interrogatori ad opera di agenti della polizia municipale, statale o federale o di militari dell’esercito o della marina.
Delle 100 donne intervistate, 72 hanno denunciato di aver subito abusi di natura sessuale durante l’arresto o nelle ore successive; 33 hanno denunciato di essere state anche stuprate.
Sebbene 66 donne abbiano segnalato le violenze subite a un giudice o a un’altra autorità, indagini sono state avviate solo in 22 casi. Amnesty International non è a conoscenza di alcuna incriminazione seguita a queste indagini.
Altri dati sui maltrattamenti e sulla tortura in Messico
2.403: le denunce ricevute dalla procura generale federale nel 2014.
0: le incriminazioni che la procura generale federale ha potuto confermare ad Amnesty International relative al 2014 e al 2015.
0: i membri delle forze armate sospesi dal servizio durante le indagini per stupro e abusi sessuali dal 2010 al 2015.
12.110: le denunce di maltrattamenti e torture presentate alle commissioni nazionali e locali per i diritti umani in un solo anno, il 2013.
15: le condanne per tortura a livello federale dal 1991 (Fonte: Commissione interamericana dei diritti umani, 2015).
Alonso Israel Lira Salas
Deputy Attorney General for Special Investigations on Organized Crime
alonso.lira@pgr.gob.mx
Paseo de la Reforma 75, Guerrero, 06300
Ciudad de México, CDMX
Spettabile Procuratore Generale,
Le scrivo come sostenitore di Amnesty International, l’Organizzazione non governativa che dal 1961 lavora in difesa dei diritti umani, ovunque essi siano violati.
Le scrivo in relazione al caso di Verónica Razo, che è stata arbitrariamente detenuta e torturata dalla Polizia Federale nel giugno del 2001 a città del Messico. Durante la detenzione, è stata quasi soffocata, ha subito elettro-shock ed è stata abusata sessualmente. Di conseguenza, è stata obbligata a firmare una confessione ammettendo reati di rapimento e criminalità organizzata, che non ha commesso. Esami medici del periodo dell’arresto dimostrano ferite multiple su tutto il corpo. Due anni dopo l’arresto, nel giungo 2013, uno psicologo forense dell’ufficio del procuratore generale federale (Procuraduría General de la República, PGR) ha confermato che presentava sintomi corrispondenti alla tortura.
Amnesty International ha riesaminato il caso senza trovare alcuna evidenza che avesse commesso alcuno dei crimini per cui era stata accusata, al di là della testimonianza/confessione ottenuta tramite tortura e altri gravi violazioni di un equo processo.
Per queste regioni, chiediamo di ritirare tutte le accuse contro Verónica, così che possa essere rilasciata dalla prigione, e portare avanti un’inchiesta sugli poliziotti responsabili del sequestro e della tortura.