Illustrazione di Gianluca Costantini
Dopo la morte di Mahsa Jina Amini nel 2022 e la nascita del movimento “Donna Vita Libertà” in Iran sono cambiate tante cose. Quello che non cambia mai è la brutale repressione delle autorità nei confronti del dissenso e l’oppressione nei confronti delle donne. Due donne hanno cercato la libertà altrove e sono approdate in Italia, non sapendo che si sarebbero ritrovate incastrate in una nuova persecuzione.
Le hanno chiamate “scafiste”, ma la loro è una storia esemplare di quanto possa essere sommaria l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare.
Marjan Jamali, ha deciso di scappare dall’Iran quando aveva 28 anni. È stata soccorsa insieme a un altro centinaio di persone dalle autorità italiane a fine ottobre 2023 al largo delle coste calabresi.
Era fuggita con il figlio di otto anni dalla violenza del compagno e dall’oppressione delle autorità iraniane. Dopo soli due giorni dall’arrivo a Roccella Jonica, il 26 ottobre 2023, Marjan è stata arrestata con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare ai sensi dell’art. 12 del Testo Unico sull’immigrazione, a seguito delle dubbie dichiarazioni rese da tre uomini iracheni – poi spariti – che si trovavano con lei sulla barca. Questi ultimi sarebbero stati responsabili di un tentativo di stupro nei suoi confronti, per fortuna sventato grazie alla resistenza di Marjan e all’intervento di un connazionale.
Dopo mesi di carcere e di disperazione, a maggio 2024 a Marjan sono stati concessi gli arresti domiciliari e ha così potuto riabbracciare il figlio. Ora si trova a Camini ospite della cooperativa “Jungi Mundu” in attesa del processo. Il 27 marzo sono stati revocati gli arresti domiciliari, ma resta sotto processo.
Maysoon Majidi è una regista e attrice curda-iraniana di 28 anni. Dopo aver perso il lavoro a causa del suo impegno sociale, politico e culturale, nel 2023 ha lasciato l’Iran per sfuggire alla soffocante repressione portata avanti dalle autorità. L’ultimo giorno dell’anno Maysoon è approdata sulle coste calabresi lasciandosi alle spalle arresti e detenzioni arbitrarie, sparizioni forzate, torture, violenze, assassinii. Non avrebbe potuto immaginare di piombare subito in un altro incubo: l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare.
Maysoon è rimasta nel carcere di Reggio Calabria per 302 giorni. Si è sempre dichiarata innocente e nel maggio 2024 ha anche intrapreso uno sciopero della fame per protestare contro le accuse. La donna si è rivolta anche al presidente della Repubblica Sergio Mattarella:
“Sono venuta in Europa con la speranza di trovare una nuova casa e una nuova vita in una nazione in cui diritti umani, libertà e dignità dell’individuo hanno valore. Vi prego di non lasciarmi sola. La vostra azione può fare la differenza tra la speranza e la disperazione, tra la libertà e la prigionia.”
Dopo la scarcerazione disposta il 22 ottobre 2024, Maysoon è stata definitivamente assolta nel febbraio 2025.
Alla fine del 2024 è stata lanciata un’azione di solidarietà per Maysoon e Marjan. Sono arrivati oltre 2000 messaggi che sono stati consegnati a Maysoon da una delegazione di Amnesty International. Marjan, agli arresti domiciliari, non ha potuto ricevere visite.
Il 13 settembre 2024 Amnesty International Italia ha lanciato una lettera appello per fare pressione affinché la normativa italiana in tema di immigrazione venga urgentemente riformata.