“A tutte le ragazze che sono spaventate per i talebani: dovete avere coraggio, essere determinate e non mollare. La vostra istruzione deve andare avanti!”. Khalida* 14 anni studentessa di Kabul
Dal 20 settembre 2021 le ragazze afgane al di sopra dei 12 anni non possono andare a scuola, mentre le rigide restrizioni alla segregazione di genere nelle università hanno gravemente ridotto le possibilità per molte giovani donne di perseguire un’istruzione universitaria significativa. Alcune università private hanno istituito aule segregate per genere, ma molte università pubbliche hanno deciso che le donne non possono lavorare né frequentare fino a quando non saranno stabilite classi separate per donne e uomini.
Il 22 marzo le scuole afgane riapriranno le porte dopo la pausa invernale. È arrivato il momento di fare pressione sui talebani affinché tutte le ragazze possano tornare nelle aule e riprendere la propria vita.
Oltre a perdere l’accesso all’istruzione e al lavoro, le donne ora affrontano crescenti minacce di violenza di genere e gravi restrizioni ai loro diritti alla libertà di movimento, libertà di riunione e di espressione, compresa la scelta dell’abbigliamento.
Nonostante l’instabilità politica e i conflitti, le donne afgane hanno ottenuto molto negli ultimi 20 anni, ora, sotto le attuali autorità talebane si trovano ad affrontare il rischio imminente di perdere tutto.
La comunità internazionale si è assunta diversi impegni per continuare a sostenere i diritti delle donne in Afghanistan. È tempo di tradurre queste parole in azioni!
* nome di fantasia
I talebani sostengono che occorrerà creare “un ambiente sano per l’insegnamento” prima di autorizzare il ritorno a scuola delle alunne.
Attualmente le alunne possono frequentare alcune scuole della capitale Kabul e di province quali Kunduz, Balkh e Sar-e-Pul, ma la maggior parte degli istituti scolastici rimane per loro inaccessibile.
In molte zone dell’Afghanistan, soprattutto nelle scuole elementari, le percentuali di frequenza sono crollate: le famiglie hanno paura dei talebani e non se la sentono di mandare a scuola i loro figli e soprattutto le loro figlie. Mancano anche molti insegnanti poiché non ricevono lo stipendio.
A ciò si aggiungono da una parte la drammatica situazione economica, che ha costretto molte famiglie a ritirare i figli dalle scuole per mandarli a lavorare, dall’altra la condizione di milioni di sfollati i cui figli non possono andare a scuola.
Amnesty International ha denunciato casi di minacce e intimidazioni nei confronti delle insegnanti e delle studenti.
Pashtana (nome di fantasia), una docente di scuola superiore, ha ricevuto minacce di morte dai talebani ed è stata posta sotto inchiesta perché insegnava educazione fisica:
“Mi hanno mandato una lettera. C’era scritto che, se mi avessero preso, mi avrebbero mozzato le orecchie e che questo sarebbe stato un monito per tutte le altre. Ora vivo nascosta, la mia famiglia è convinta che abbia lasciato l’Afghanistan”.
Efat (nome di fantasia), una donna di 22 anni, è stata picchiata dai talebani insieme al fratello di 16 anni mentre stavano per recarsi a un corso d’inglese, “il linguaggio degli infedeli” come definito dagli aggressori.
Infine, molte docenti sono state minacciate di essere sgomberate dagli alloggi che il precedente governo aveva messo loro a disposizione.
Ministro degli Esteri
Luigi Di Maio
Ministero degli Esteri e della Cooperazione internazionale
Piazzale della Farnesina, 1
00135 Roma
Egregio Ministro,
La presa del potere da parte dei talebani in Afghanistan, il 15 agosto 2021, ha comportato cambiamenti radicali nella vita di tutti gli afgani, ma le donne e le ragazze afgane devono affrontare restrizioni particolarmente gravi per i loro diritti, nella loro vita quotidiana.
Per questo motivo, La esortiamo a riunirsi con rappresentanti di altri governi e a utilizzare il Vostro potere per sollecitare i Talebani ad affrontare urgentemente i diritti delle donne e delle ragazze perché questi sono una questione non negoziabile.
Le chiediamo, inoltre, di:
- dimostrare il Suo impegno nei confronti delle donne che difendono i diritti umani e le attiviste afgane per comprendere le realtà di base in cui vivono e lavorare con loro per sostenere i diritti di tutte le donne in Afghanistan,
- assegnare fondi per l’attuazione di programmi e progetti per migliorare e rafforzare i diritti delle donne in Afghanistan.
La ringraziamo per l’attenzione.
Manizha Ramizy è un’accademica e difensora dei diritti umani delle donne, ma come a molte altre docenti universitarie, le è stato detto di non tornare a lavorare dopo la conquista del potere da parte dei talebani. Molte donne del personale universitario non sono state neanche pagate.
“Sono stata una delle più giovani docenti universitarie e ho insegnato Diritti umani all’Università di Kabul dal 2017. Non è stato facile entrare nel mondo accademico come docente donna. L’intero sistema era dominato dagli uomini con scarso sostegno per le donne e le ragazze che volevano entrare nel mondo accademico. Ho anche subito discriminazioni, ma sono riuscita a farmi strada. All’Università di Kabul, insegnavo alla Facoltà di Psicologia, servizio sociale e studi sulla protezione dei diritti dell’Infanzia. Una volta entrata nel mondo accademico, ho lavorato duramente per apportare modifiche ai programmi di studio, come includere i diritti umani tra le materie insegnate all’università. Alla fine, dopo tre anni, il nostro lavoro ha dato i suoi frutti e il Ministero dell’istruzione superiore ha accettato di inserire i diritti umani nel programma delle facoltà di Sociologia e Psicologia. In quella facoltà insegnavamo anche alle persone a diventare assistenti sociali, quindi, insegnare i diritti umani e i diritti dei minori era molto importante. Ho scritto un libro sui diritti umani per gli assistenti sociali e questa materia è ora insegnata in tutte le università statali dell’Afghanistan. Ho anche svolto ricerche sullo stato dei bambini in istituzioni come gli orfanotrofi e ho evidenziato i problemi che devono affrontare. I risultati della ricerca sono stati pubblicati e ampiamente distribuiti tra le organizzazioni che lavorano su questioni relative alla protezione dell’infanzia.
Quando l’ambasciata americana ha creato i programmi Link-in, progettati per collegare tutte le università dell’Afghanistan in una rete, nell’ambito di quel programma stavo insegnando volontariamente i diritti umani. Negli ultimi dieci anni ho fondato un Centro di Studi giuridici e mi sono adoperata per la promozione e la protezione dei diritti umani. Ho cercato e sono riuscita a fare in modo che i diritti umani diventassero parte integrante del curriculum educativo in modo che tutti gli studenti universitari siano consapevoli dei loro diritti fondamentali, in particolare gli studenti che studiano sociologia e psicologia. Prima della conquista del potere da parte dei talebani, la sfida più grande per me era convincere il governo a portare le donne in posizioni chiave e a rendere le nomine delle donne basate sul merito. In passato, il governo ha cercato di controllare i movimenti delle donne in Afghanistan: se si assicurava che le donne non fossero unite, sarebbe stato più facile per loro controllarle. Nonostante ciò, molte donne hanno iniziato a creare movimenti in tutto il paese e hanno alzato la voce. Dopo che i talebani hanno preso il controllo dell’Afghanistan nell’agosto 2021, hanno effettivamente chiuso le porte alle donne che desiderano ottenere un’istruzione superiore e nessuna delle mie colleghe docenti è stata in grado di andare all’università per insegnare. Le autorità talebane hanno separato le sezioni in maschili e femminili e, in alcune province, le giovani donne non possono nemmeno frequentare le università. I talebani non pagano nemmeno gli stipendi alle insegnanti. I talebani stanno sistematicamente rimuovendo tutti i diritti e le libertà fondamentali per donne e ragazze. Le restrizioni alla libertà di movimento e alla partecipazione sociale, economica e politica sono i principali ostacoli per i diritti delle donne e delle ragazze in Afghanistan. Il regime talebano crea ogni giorno restrizioni e ostacoli per le donne e non avremo alcuna possibilità di sviluppo professionale e tecnico.
Alle mie colleghe non è stato permesso entrare all’Università di Kabul dai talebani e hanno anche fatto irruzione nelle case e negli uffici dei gruppi per i diritti delle donne. Inoltre, i talebani hanno usato la violenza contro le manifestanti e vedono le donne come qualcuno che dovrebbe semplicemente partorire e trascorrere del tempo in casa. Le donne che sostenevano finanziariamente le loro famiglie stanno soffrendo più di chiunque altro: impedire alle donne di esercitare i propri diritti economici, compreso il diritto al lavoro, costituisce una violazione dei diritti umani e una discriminazione di genere. Spero che non solo la comunità internazionale, ma anche gli afgani, in particolare le afgane e le donne di tutto il mondo, alzino la loro voce a livello internazionale per parlare contro la violenza e la discriminazione che stiamo affrontando”.
Maria Kabiri è un’educatrice, professoressa e direttrice scolastica esperta. Dopo la conquista talebana le è stato detto di rimanere a casa, così come a molte insegnanti donne in tutto il paese. Rimuovere le insegnanti donne dalla forza lavoro non solo significa che molte donne perderanno la possibilità di carriera e il sostentamento, ma creerà anche un’enorme carenza di insegnanti e influenzerà negativamente l’accesso dei minori all’istruzione.
“Sono stata direttrice di una scuola superiore a Kabul dal 2009 al 2018 e professoressa in un’università privata dal 2018 al 2021. Sono stata responsabile della direzione, fornendo un ambiente educativo sicuro senza alcuna discriminazione, migliorando la qualità dell’istruzione e favorendo l’aggiornamento per gli insegnanti. Sono stata eletta nel consiglio accademico e scientifico, fornendo programmi educativi per l’avanzamento del sistema educativo e programmi culturali. I miei risultati includono la promozione, la ricerca e la fornitura di borse di studio per studenti laureati, il rafforzamento delle competenze (soprattutto per le insegnanti donne) e il miglioramento della qualità dell’istruzione. Ho lavorato duramente per migliorare la qualità dell’istruzione e prevenire la discriminazione nell’ambiente di lavoro. Inoltre, ho cercato di creare un ambiente di fiducia tra studenti e insegnanti in modo che potessero continuare la loro formazione in modo professionale. Ho ricevuto numerosi premi e lettere di lode per i miei risultati. Sotto i governi precedenti ho avuto il diritto di partecipare ad attività sociali, ho avuto accesso a opportunità di lavoro, ho potuto costruire la mia carriera e partecipare attivamente allo sviluppo della comunità. Avevo il diritto di lavorare ad alto livello nelle istituzioni educative, ma c’erano ancora diverse sfide come la discriminazione di genere, etnica e linguistica. Altri problemi, tra cui la povertà, una società dominata dagli uomini e un atteggiamento discriminatorio nei confronti dei diritti delle donne e della loro partecipazione alla società, erano ostacoli al progresso delle donne. Dovrei ricordarvi che, nonostante queste barriere, le donne avevano il diritto di difendere i propri diritti con il precedente governo, ma ora le donne non hanno il diritto di lavorare e di svolgere attività di advocacy. Dopo l’acquisizione del potere dei talebani, io, come altre donne occupate, sono seduta a casa e non ho avuto il permesso di lavorare. Lavorare in un ambiente così chiuso immerso nella discriminazione è impossibile. Dopo la conquista del potere dei talebani, a me e alle mie colleghe è stato vietato di lavorare. Anche le donne che lavoravano nelle scuole superiori femminili non possono andare al lavoro. Nella situazione attuale, alle ragazze sopra i sei anni è vietato andare a scuola e anche le studentesse all’università sono private della loro istruzione. Questa azione è una grave violazione dei diritti delle donne. La comunità internazionale deve esercitare pressioni sulle autorità talebane affinché riconoscano e rispettino i diritti delle donne”.
Hafiza Bahmani è una sportiva di successo e vincitrice di numerose medaglie che ha vinto rappresentando il suo paese in competizioni internazionali. Funzionari talebani hanno affermato che le donne “non hanno bisogno” di praticare sport. Diverse squadre sportive femminili afgane sono state evacuate dal paese per timore di essere perseguitate dalle autorità talebane.
“Sono una sportiva e un membro della squadra nazionale di Muay Thai dell’Afghanistan. Il mio più grande successo è la medaglia d’argento che ho vinto ai Campionati asiatici di Macao in Cina. Sono stata incredibilmente felice di rappresentare il mio paese a livello internazionale. Negli ultimi anni ho avuto molte libertà: ho potuto studiare, viaggiare, fare sport e seguire i miei sogni, con il sostegno della mia famiglia e dei miei allenatori sportivi. Anche allora ho dovuto affrontare molte sfide tra cui pressioni finanziarie e molestie solo perché sono una ragazza. Ovviamente ora le cose vanno peggio. Non potrò continuare il mio sport e non posso rappresentare il mio paese. Ora vivo in Pakistan e stare lontano dalla mia famiglia è una grande prova. Dopo la conquista del potere dei talebani nell’agosto 2021, non ho più svolto attività. La mia palestra è stata costretta a chiudere, e non ho più né il mio sport, né la mia professione. Sono stata costretta a fuggire dal mio paese perché ho avuto paura di perdere la vita. Ho ricevuto molte minacce di morte per telefono. L’8 settembre 2021 sono stata aggredita e ferita mentre tornavo a casa. Anche mia sorella è una sportiva e medaglia per l’Afghanistan e come me ha ricevuto più volte minacce di morte. Ho affrontato quotidianamente discriminazioni di genere e quindi sono stata costretta ad abbandonare la mia famiglia e il mio paese e rifugiarmi in Pakistan. La comunità internazionale dovrebbe fare tutto il possibile per esercitare pressioni sui talebani non riconoscendo la loro autorità a meno che non rispettino i diritti delle donne. Ma a mio avviso, è impossibile per la comunità internazionale farlo. Negli ultimi due mesi i talebani hanno dimostrato che non rispetteranno i diritti delle donne; stanno soffocando le voci delle donne afgane mostrando brutali violenze durante le diverse manifestazioni delle donne a Kabul”.
Anche le scuole primarie e le scuole secondarie di primo grado possono unirsi ad Amnesty International per chiedere che tutte le bambine e le ragazze afgane possano vedere garantito il proprio diritto all’istruzione.
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