Aggiornamento del 18/11/2022 – Dopo settimane di silenzio, il 17 novembre finalmente Alaa ha potuto incontrare la sua famiglia. L’ultimo incontro era avvenuto il 24 ottobre 2021, prima che cominciasse lo sciopero della fame e poi quello della sete.
Tra loro, una barriera di vetro e un auricolare difettoso.
Alaa è molto debole e magrissimo. Ha raccontato di aver ricevuto pressioni per obbligarlo a sottoporsi a visite mediche. Alaa ha sbattuto la testa contro le pareti della cella fino a sanguinare. Poi è stato legato e tenuto sotto controllo per evitare il suicidio.
Dopo questi momenti drammatici, gli è stato concesso di poter ascoltare la musica, dopo 3 anni. Svenuto sotto la doccia a causa del continuo sciopero della fame e della sete, Alaa si è svegliato con una cannula nel naso. Lo stavano alimentando a forza.
Ecco come Alaa ha interrotto lo sciopero della fame e della sete l’11 novembre.
Aggiornamento del 15/11/2022 – Alaa non è più tenuto in un luogo segreto e ha annunciato di aver terminato sia lo sciopero della sete che lo sciopero della fame.
Aggiornamento del 14/11/2022 – La mattina del 14 novembre la famiglia di Alaa ha diffuso un’importante dichiarazione: Alaa è vivo, nel carcere di Wadi al-Natroun. Ha scritto una breve lettera di suo pugno alla mamma, la professoressa Laila Soueif, in attesa fuori dal carcere assieme all’avvocato Khaled Ali, che difende Alaa. Ecco di seguito il testo della dichiarazione:
“Questa mattina la famiglia di Alaa Abd el-Fattah ha ricevuto una lettera da Alaa in carcere che dimostra che è ancora vivo”. La lettera, allegata, scritta a mano da Alaa, dice:
Ore 16:00 di sabato 12/11/2022
Come stai, mamma?
Sono sicuro che sei veramente preoccupata per me. Questa sarà una lettera breve e la lettera lunga sarà il giorno deputato alla consegna delle provviste.
Da oggi riprendo a bere acqua, quindi puoi smettere di preoccuparti finché non mi vedrai di persona. I segni vitali oggi sono a posto. Mi misuro regolarmente e ricevo cure mediche.
Quando verrete con le provviste portate con voi il lettore MP3 e, se Dio vuole, vi sarà permesso di farlo entrare.
Avrò bisogno di vitamine, perché quelle che ho sono quasi finite, e di sali effervescenti.
Mi mancate tutti e vi voglio molto bene.
Alaa
Aggiornamento del 11/11/2022 – Il prigioniero di coscienza egiziano-britannico e attivista di spicco Alaa Abd El Fattah è detenuto senza contatti col mondo esterno, visto il rifiuto delle autorità di permettere alla sua famiglia e al suo avvocato di vederlo e/o contattarlo. Nella sua ultima lettera alla sua famiglia, datata 31 ottobre, ha annunciato di voler intensificare il suo prolungato sciopero della fame interrompendo l’assunzione di calorie dal 1° novembre e quella dell’acqua dal 6 novembre. Dopo giorni di agonia in attesa di una sua lettera alle porte della prigione di Wadi al-Natrun, il 10 novembre un funzionario della sicurezza ha detto a sua madre che Alaa stava subendo un “intervento medico”. Non ha fornito ulteriori dettagli su dove si trovasse né sul suo stato di salute e le ha ordinato di non tornare più. Sempre il 10 novembre, funzionari della sicurezza hanno negato all’avvocato di Alaa di vederlo nonostante l’autorizzazione alla visita da parte della procura.
La vita dell’attivista egiziano-britannico Alaa Abd El Fattah, in sciopero della fame dal 2 aprile, è appesa ad un filo. Ha intensificato il suo sciopero della fame il 1° novembre fermando l’assunzione delle 100 calorie giornaliere che aveva precedentemente consumato. In quella che lui e la sua famiglia vedono come l’ultima azione possibile per ottenere la libertà, Alaa ha annunciato la sua decisione di smettere di bere acqua dal 6 novembre, giorno d’inizio del Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop27) nella località turistica egiziana di Sharm al-Sheikh.
Ci sono serie preoccupazioni per la vita di Alaa data la sua salute cagionevole e la sua determinazione a smettere di bere acqua fino a quando le autorità egiziane non lo rilasceranno. Già in passato le autorità carcerarie avevano negato la corrispondenza tra Alaa e la sua famiglia, si teme che la famiglia non possa più ricevere informazioni nei giorni più critici di questa protesta.. La loro prossima visita in carcere è prevista per il 18 novembre.
Alaa Abd El Fattah, che ha trascorso la maggior parte degli ultimi nove anni illegalmente privato della sua libertà, è stato arrestato l’ultima volta nel settembre 2019.
Il 20 dicembre 2021, Alaa e l’avvocato dei diritti umani Mohamed Baker sono stati condannati con accuse fasulle a cinque e quattro anni di carcere, rispettivamente, a seguito di un processo gravemente iniquo che li ha giudicati colpevoli dell’accusa infondata di “diffusione di notizie false” attraverso post sui loro social media.
Sono prigionieri di coscienza, presi di mira esclusivamente per il loro pacifico attivismo, e dovrebbero essere rilasciati immediatamente e incondizionatamente.
Alaa anche raccontato alla madre di essere stato picchiato, mentre era ammanettato, dal vicedirettore del carcere di massima sicurezza di Tora 2, il 7 maggio, per aver chiesto di poter fare esercizio all’aperto. In una dichiarazione del 15 maggio, il capo del Consiglio nazionale per i diritti umani, un’istituzione statale, ha affermato di aver ricevuto assicurazioni ufficiali che i diritti di Alaa Abd El Fattah erano garantiti. Amnesty International ritiene che gli agenti penitenziari lo stiano torturando tenendolo intenzionalmente in condizioni carcerarie crudeli e disumane, causandogli gravi dolori e sofferenze, per punirlo del suo attivismo e del suo ruolo di primo piano nella Rivoluzione del 25 gennaio. Dopo che Alaa Abd El Fattah ha ottenuto la cittadinanza britannica grazie alla madre di origine britannica, nel dicembre 2021 è stata richiesta formalmente una visita consolare, ma le autorità egiziane non l’hanno accolta e non hanno nemmeno risposto alla richiesta.
Durante l’ultima settimana di aprile 2022, le autorità egiziane hanno rilasciato decine di uomini e donne detenuti per motivi politici, tra cui il giornalista Mohamed Salah, il difensore dei diritti umani Ibrahim Ezz El-Din e il giornalista e politico Hossam Moanis, detenuti arbitrariamente per periodi compresi tra 29 e 34 mesi. Il 26 aprile, il presidente Abd El Fattah al-Sisi ha chiesto un “dialogo nazionale” con i politici dell’opposizione e ha annunciato la riattivazione del “Comitato presidenziale per la grazia” avviato nel 2016. Il 5 maggio, un gruppo di otto ONG egiziane ha invitato le autorità a garantire il rilascio di tutte le persone detenute arbitrariamente, condividendo la loro proposta di un approccio basato sui diritti per il processo di rilascio.
Mohamed Baker e Alaa Abd El Fattah sono detenuti dal 29 settembre 2019 in attesa di indagini con le accuse di “adesione a un gruppo terroristico”, “finanziamento di un gruppo terroristico”, “diffusione di notizie false che minano la sicurezza nazionale” e “uso dei social media per commettere un reato di editoria” ai sensi del caso n.1356/2019 della Procura Suprema per la Sicurezza dello Stato (SSSP), una branca della Procura specializzata nelle indagini sulle minacce alla sicurezza nazionale. La SSSP ha avviato indagini contro di loro per accuse simili nell’ambito del nuovo caso n. 1228/2021 nell’ambito di una strategia sempre più utilizzata dalle autorità, denominata “rotazione”, per aggirare il limite di due anni per la custodia cautelare consentiti dalla legge egiziana ed estendere a tempo indeterminato la detenzione degli attivisti.
Il processo a carico di Alaa Abd El Fattah e Mohamed Baker nel caso n. 1228/2021, iniziato il 28 ottobre 2021, ha coinvolto un altro imputato: il blogger e attivista Mohamed Ibrahim Radwan “Oxygen”, processato anche lui con l’accusa di “diffusione di notizie false” in relazione a post sui social media e condannato a quattro anni di reclusione. Il verdetto non è stato emesso dal giudice alla presenza di imputati, famiglie e avvocati come di consueto. Piuttosto, un cancelliere ha pronunciato bruscamente il verdetto ai pochi avvocati ancora presenti in aula.
Da ottobre 2021, le autorità hanno rinviato almeno 20 attivisti, giornalisti e politici a giudizio nei Tribunali di emergenza per la sicurezza dello stato (ESSC). Il 22 giugno 2021, il ricercatore e dottorando Ahmed Samir Santawy è stato condannato per “diffusione di notizie false dall’esterno del Paese sulla situazione interna” e condannato a quattro anni da un tribunale di emergenza, sulla base di post sui social media di cui ha negato di essere l’autore.
Il 17 novembre 2021, l’ex parlamentare Zyad el-Elaimy è stato condannato a cinque anni di reclusione, mentre i giornalisti Hisham Fouad e Hossam Moanis a quattro anni di reclusione, per aver condiviso post sui social media e altri contenuti critici sulla situazione dei diritti umani e sulla politica economica dell’Egitto. Sono stati condannati per “diffusione di notizie false per minare la sicurezza nazionale”.
Il 23 agosto 2021, la SSSP ha rinviato a giudizio davanti a un ESSC l’avvocata per i diritti umani Hoda Abdelmoniem, il difensore dei diritti umani e fondatore del Coordinamento egiziano per i diritti e le libertà, Ezzat Ghoniem, e altre 29 persone con l’accusa di aver diffuso, attraverso una pagina Facebook, “notizie false” su violazioni dei diritti umani da parte delle forze di sicurezza e varie accuse legate al terrorismo.
Alaa Abd El Fattah e Mohamed Baker sono detenuti in condizioni disumane nel carcere di massima sicurezza Tora 2, al Cairo. Le autorità carcerarie li tengono in celle piccole e poco ventilate e hanno negato loro letti e materassi. A differenza di altri detenuti, è loro vietato fare esercizi nel cortile del carcere e non possono utilizzare la biblioteca del carcere né ricevere libri o giornali dall’esterno del carcere a proprie spese. Le autorità carcerarie hanno anche negato loro abbigliamento adeguato, radio, orologi, accesso all’acqua calda e qualsiasi oggetto personale, comprese le foto di famiglia.
Mohamed Baker ha informato sua moglie durante una visita in prigione che, a causa dei movimenti limitati e delle cattive condizioni carcerarie, ha sviluppato dolore alle articolazioni e ai muscoli.
Le famiglie di Mohamed Baker e Alaa Abd El Fattah hanno presentato denunce ufficiali in merito al loro trattamento in carcere, inclusa la loro esclusione dalla vaccinazione contro la Covid-19, e alla preoccupazione per il fatto che i detenuti vengano trasferiti dalle carceri ai tribunali senza dispositivi di protezione individuale e detenuti in condizioni igieniche anguste. Non sono state rese disponibili informazioni sullo stato dei loro reclami.
Il 13 settembre 2021, l’avvocato e la famiglia di Alaa Abd El Fattah hanno lanciato pubblicamente l’allarme sul fatto che fosse in “pericolo imminente” e hanno espresso preoccupazione per il fatto che egli si potesse suicidare, rilevando che le orribili condizioni di detenzione stavano avendo un impatto dannoso sulla sua salute mentale.
Il 23 novembre 2020 la Gazzetta Ufficiale ha pubblicato la decisione del Tribunale penale del Cairo di includere Mohamed Baker e Alaa Abd El Fattah nella “lista dei terroristi” per cinque anni, senza alcun giusto processo, nell’ambito del caso n. 1781/2019 della SSSP. Mohamed Baker e i suoi avvocati non erano a conoscenza del fatto che anche lui fosse indagato nel caso n.1781/2019 fino alla pubblicazione della decisione, ed egli non è mai stato interrogato dalla SSSP in relazione a quel caso né gli sono state fornite informazioni sulle accuse esatte contro di lui.
President Abdel Fattah al-Sisi
Office of the President
Al Ittihadia Palace
Cairo, Arab Republic of Egypt
Fax +202 2391 1441 E
mail: p.spokesman@op.gov.eg
Twitter: @AlsisiOfficial
Egregio Presidente,
Le scrivo per esprimere le mie preoccupazioni sull’ingiusta detenzione dell’attivista Alaa Abd El Fattah e dell’avvocato per i diritti umani Mohamed Baker che il 20 dicembre 2021 sono stati condannati da un tribunale di emergenza per “diffusione di notizie false che minano la sicurezza nazionale” e condannati a cinque e quattro anni di reclusione rispettivamente, esclusivamente per il pacifico esercizio dei loro diritti umani.
I procedimenti dinanzi ai tribunali di emergenza sono intrinsecamente iniqui in quanto i loro verdetti non sono soggetti ad appello da parte di un tribunale superiore. Agli imputati è stato inoltre negato il diritto a una difesa adeguata poiché ai loro avvocati è stato impedito di comunicare con loro in privato e di fotocopiare i fascicoli, le accuse e le sentenze. I loro avvocati hanno presentato reclamo all’ufficio responsabile della ratifica dei verdetti del tribunale per la sicurezza dello stato di emergenza (ESSC), chiedendo di annullare il verdetto in conformità all’articolo 14 della legge sull’emergenza.
Alaa Abd El Fattah e Mohamed Baker sono trattenuti arbitrariamente da settembre 2019 e sono detenuti nel carcere di massima sicurezza Tora 2 al Cairo in condizioni crudeli, disumane e degradanti, che violano il divieto assoluto di tortura e altri maltrattamenti. Il 9 gennaio 2022 la loro custodia cautelare è stata rinnovata per ulteriori 45 giorni in un caso separato (n. 1356 del 2019) in relazione ad accuse infondate relative al terrorismo.
Il 18 gennaio 2022 la Corte di Cassazione ha respinto l’appello finale di Alaa Abd El Fattah, Mohamed Baker e altri 27 contro la loro inclusione arbitraria nella “lista dei terroristi” avvenuta nel novembre 2020, senza giusto processo, nell’ambito della causa n. 1781/2019. L’effetto della decisione include il divieto di viaggio, il congelamento dei beni e il divieto di impegnarsi in attività politiche o civili per cinque anni.
La esorto a rilasciare Alaa Abd El Fattah e Mohamed Baker immediatamente e incondizionatamente, annullare il verdetto contro di loro e ritirare tutte le accuse contro di loro poiché sono detenuti esclusivamente per aver esercitato pacificamente i loro diritti umani.
In attesa del loro rilascio, la esorto a garantire che siano trattenuti in condizioni conformi agli standard internazionali, protetti dalla tortura e da altri maltrattamenti e autorizzati a comunicare regolarmente con le loro famiglie e gli avvocati.
La ringrazio per l’attenzione.

“Non siete stati ancora sconfitti” (Hopefulmonster Editore) è una raccolta di scritti di Alaa Abd el-Fattah patrocinata da Amnesty International Italia e Arci. Il libro, prima traduzione italiana degli scritti dell’attivista e blogger, è nato grazie alla collaborazione di una rete internazionale di editor e giornalisti, che insieme alla famiglia dell’autore hanno raccolto e pubblicato gli articoli e le riflessioni di el-Fattah.
Guarda la presentazione con Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, Laura Silvia Battaglia, giornalista e documentarista e Paola Caridi, direttrice della collana La Stanza del Mondo di Hopefulmonster.