In Cecenia è in corso una nuova ondata di attacchi contro persone ritenute gay o lesbiche.
Dal dicembre 2018 almeno due persone sarebbero state torturate fino alla morte. Queste sono le agghiaccianti informazioni che abbiamo ricevuto da fonti attendibili e che riaccendono l’attenzione sul problema della repressione omofoba in Russia.
Secondo notizie verificate dalla Rete Lgbti della Russia, a partire dal 28 dicembre nella città di Argun le autorità cecene hanno arrestato 40 persone, le hanno portate in un edificio governativo e le hanno sottoposte a maltrattamenti e torture. Le autorità avrebbero poi distrutto i passaporti per impedire loro di lasciare il paese.
Firma anche tu per fermare la violenza contro la comunità Lgbti in Cecenia.
La nuova ondata di attacchi segue quella già denunciata nel 2017, quando il quotidiano indipendente russo Novaya Gazeta riferì che oltre cento uomini ritenuti omosessuali erano stati rapiti in Cecenia nell’ambito di una campagna coordinata da parte delle autorità locali.
Secondo quanto riferito, gli uomini erano stati torturati, maltrattati e costretti a rivelare i nomi di altre persone Lgbti a loro noti. Novaya Gazeta ha poi affermato di aver verificato le informazioni su almeno tre uomini che erano stati uccisi dai loro rapitori, ma gli omicidi potrebbero essere molti di più.
Funzionari in Cecenia e Mosca hanno sempre negato le accuse e l’inchiesta penale preliminare sulle accuse di Maksim Lapunov, l’unica vittima che ha avuto il coraggio di farsi avanti, è stata chiusa.
La testimonianza
Il 30 agosto 2018, 15 membri dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) hanno chiesto indagini efficaci contro le violazioni commesse contro persone Lgbti, effettive o presunte, verificatesi nel 2017 (Meccanismo di Vienna). Dopo non aver ricevuto una risposta sufficiente dalla Federazione Russa, il 1° novembre 2018 gli stati partecipanti all’Osce hanno incaricato il professor Wolfgang Benedek di scrivere una relazione sulle presunte violazioni dei diritti umani e sull’impunità dei crimini commessi nella Repubblica cecena della Federazione russa chiedendo l’istituzione di una commissione di esperti necessaria all’avvio di una inchiesta internazionale (Meccanismo di Mosca).
Il 21 dicembre 2018 l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa ha pubblicato un rapporto sulle persecuzioni del 2017, in cui accusa la Russia di non aver cooperato alle inchieste né di aver risposto alle richieste di indagini. Il rapporto ha confermato le accuse di gravi violazioni dei diritti umani in Cecenia – in particolare accuse di molestie e persecuzioni, arresti arbitrari o detenzioni, torture, sparizioni forzate e esecuzioni extragiudiziali di persone, che includono, ma non si limitano a persone Lgbti, difensori dei diritti umani, avvocati, giornalisti indipendenti e organizzazioni della società civile. Il rapporto ha anche rilevato che esiste un tale clima di impunità in Cecenia che è impossibile attribuire qualsiasi responsabilità per le violazioni dei diritti umani compiute.
La relazione ha formulato una serie di raccomandazioni alla Federazione russa, tra cui: l’apertura di una inchiesta sulle accuse; l’istituzione di un comitato investigativo speciale per condurre efficacemente le indagini; indagini imparziali e trasparenti delle accuse; l’apertura di un’indagine penale sulle violazioni contro Maxim Lapunov.
Otto giorni dopo la pubblicazione del rapporto, le autorità hanno ripreso la persecuzione contro le persone Lgbti, reali o presunte, in Cecenia.
Vladimir Putin
President of the Russian Federation
Ul. Ilyinka, 23
103132 Moscow
Russian Federation
Egregio Presidente,
Sono profondamente preoccupato per le notizie sulle gravi violazioni dei diritti umani compiute dalle autorità in Cecenia, che dalla fine di dicembre 2018 hanno lanciato una nuova ondata di attacchi omofobi in Cecenia. Circa 40 persone, ritenute gay o lesbiche, sono state detenute in un edificio governativo nella città di Argun, dove sono state sottoposte a tortura e altri maltrattamenti. Si riporta che almeno due persone siano morte dopo essere state torturate, ma il numero effettivo di vittime potrebbe essere più alto. Sembra, inoltre, che le autorità stiano distruggendo i passaporti delle persone, rendendo difficile per loro fuggire dalla Cecenia in futuro. L’incapacità delle autorità russe di indagare sugli attacchi del 2017 – che hanno coinvolto il rapimento e l’uccisione di 100 uomini e donne lgbti – e per la quale nessuno è ancora stato ritenuto responsabile, ha permesso la ripresa di questa terribile repressione omofobica. La Federazione Russa ha l’obbligo, ai sensi del diritto internazionale dei diritti umani, di proibire la discriminazione e di indagare e perseguire i crimini di odio.
La esorto a condurre un’indagine tempestiva, efficace e approfondita sulle denunce di detenzione omofobica, torture e uccisioni in Cecenia e ad assicurare che chiunque venga giudicato colpevole o complice di tali crimini sia assicurato alla giustizia. La esorto inoltre a prendere tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza di coloro che potrebbero essere a rischio in Cecenia a causa del loro orientamento sessuale, reale o percepito, e condannare nei termini più forti possibili qualsiasi commento omofobico fatto da funzionari contro individui a causa del loro reale o percepito orientamento sessuale.
La mancanza d’azione delle autorità russe ha dato luogo a un’ulteriore ondata di crimini omofobi alla fine del 2018. Nel gennaio 2019 è emerso che almeno due persone sarebbero morte sotto tortura.
La mancanza d’azione delle autorità russe ha dato luogo a un’ulteriore ondata di crimini omofobi alla fine del 2018. Nel gennaio 2019 è emerso che almeno due persone sarebbero morte sotto tortura.