Elisângela Leite/Anistia Internacional
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Nell’aprile 2017 il quotidiano Novaya Gazeta rivelò l’orribile repressione in atto in Cecenia nei confronti delle persone Lgbti: la “purga contro gli omosessuali”.
La mancanza d’azione delle autorità russe ha dato luogo a un’ulteriore ondata di crimini omofobi alla fine del 2018. Nel gennaio 2019 è emerso che almeno due persone sarebbero morte sotto tortura.
Le vitime delle purghe ancora non hanno ottenuto giustizia.
“Le autorità russe si sono mostrate complici degli orrendi crimini commessi in Cecenia contro persone ritenute omosessuali o lesbiche”, ha dichiarato Marie Struthers, direttrice di Amnesty International per l’Europa orientale e l’Asia centrale.
“Due anni dopo l’ondata mondiale d’indignazione provocata dalla ‘purga contro gli omosessuali’, è evidente che gli autori l’abbiano fatta franca grazie all’omofobia di stato e all’impunità di cui beneficiano coloro che commettono violazioni dei diritti umani in Cecenia”, ha aggiunto Struthers.
Fermiamo la violenza contro la comunità lgbti in Cecenia.
Su questi temi, oggi martedì 2 aprile, una nostra delegazione italiana sarà ricevuta in audizione dalla Commissione straordinaria diritti umani del Senato.
Nel frattempo, le autorità continuano a non proteggere Igor Kochetkov, difensore dei diritti delle persone Lgbti, tra i protagonisti con la sua Rete russa Lgbti della denuncia della violenta repressione del 2017, che ha recentemente ricevuto minacce di morte.
Il 29 gennaio è ampiamente circolato sui social media un video contenente minacce e insulti nei suoi confronti.
Quando Kochetkov ha sporto denuncia contro l’autore del video, la polizia gli ha suggerito che la volta successiva egli avrebbe dovuto telefonare a un numero d’emergenza e non è stata aperta alcuna indagine.
“Lo scioccante disprezzo per la vita e per la dignità umana ha raggiunto un nuovo picco con la decisione delle autorità di non svolgere indagini sulle minacce ricevute da Kochetkov”, ha commentato Struthers.