La foresta dell’Amazzonia è divorata dal fuoco. Sono oltre 75.000 gli incendi che abbiamo registrato quest’anno con un picco nei mesi della stagione secca.
Stiamo così assistendo a una catastrofe ambientale e ad una grave crisi dei diritti umani.
Gli incendi devono essere spenti, ma il governo del presidente Bolsonaro ha deliberatamente tagliato i finanziamenti e indebolito le istituzioni civili come la Fondazione nazionale dei nativi del Brasile (Funai) e l’Istituto brasiliano per l’ambiente e le risorse naturali rinnovabili (Ibama), che hanno il compito di monitorare e proteggere l’Amazzonia.
Il governo del presidente Bolsonaro ha invece incoraggiato le occupazioni illegali delle terre abitate dai nativi dell’Amazzonia.
Persone non autorizzate continuano ad introdursi illegalmente in questi territori minacciando e intimidendo le persone che ci vivono.
I popoli nativi hanno il diritto, internazionalmente riconosciuto, di possedere, utilizzare, sviluppare e controllare le terre, i territori e le risorse che hanno tradizionalmente posseduto, occupato o altrimenti utilizzato o acquisito.
Dobbiamo agire ora e chiedere al Presidente Bolsonaro di rafforzare la protezione dei territori abitati dai nativi e delle aree protette dall’ambiente ripristinando i finanziamenti al Funai e all’Ibama. Chiediamo, infine, di fermare le occupazioni illegali di queste terre e di arrestare i responsabili di incendi e deforestazione.
“Quando ho saputo che l’occupazione era molto vicina al villaggio ero spaventata. Non ne avevo mai vista una così da vicino. Temevo che sarebbero arrivati anche qui. Non riuscivo più a dormire per gli spari che sentivo di notte. Mettevo i bambini a dormire, ma non riuscivo a dormire“. Donna nativa Uru-Eu-Wau-Wau di 22 anni
La paura è palpabile nelle parole di questa donna. La terra della sua comunità, ai margini della foresta pluviale amazzonica in Brasile, è stata occupata da persone che si sono introdotte illegalmente nel gennaio 2019. Da allora, la tensione è arrivata alle stelle, con diverse nuove occupazioni illegali e atti intimidatori.
Nello stesso stato, Rondônia, i leader indigeni di Karipuna hanno ricevuto minacce di morte: “Loro [intrusi illegali] hanno lasciato un messaggio sul fatto che noi [leader nativi] non dovremmo camminare lungo la loro strada, in tal caso rischiamo di scomparire“.
In un’altra aerea della Rondônia, il 4 luglio alcuni taglialegna illegali hanno dato fuoco a un camion cisterna inviato per rifornire di carburante gli elicotteri utilizzati dall’Istituto brasiliano per l’ambiente e le risorse naturali rinnovabili (Ibama) per monitorare la foresta. L’incendio ha rilasciato scie di fumo nero tossico verso il cielo e in seguito le città di Boa vista do Pacarana ed Espigão d’Oeste sono diventate focolai in una crescente battaglia per il controllo della regione amazzonica del Brasile.
Sempre più comunità native devono difendersi dai taglialegna illegali, dai minatori e dagli allevatori di bestiame che vogliono occupare le loro terre e risorse.
Insieme al territorio di Arara nello stato di Pará, i territori di Uru-Eu-Wau-Wau e Karipuna sono tra le terre native più minacciate dell’Amazzonia brasiliana.
I nostri ricercatori hanno recentemente visitato questi territori. In tutti e tre i siti oggetto della nostra missione, le persone che si sono introdotte illegalmente hanno iniziato o hanno ampliato gli sforzi per impadronirsi di territori e/o abbattere alberi. I leader nativi hanno raccontato ai nostri ricercatori di aver ricevuto minacce di morte.
Anche gli agenti governativi incaricati di difendere i territori protetti devono affrontare minacce continue e crescenti. A maggio, mentre alcuni di loro riparavano una strada, via d’accesso al territorio nativo nello stato di Rondônia, sono stati circondati da oltre 30 uomini, alcuni incappucciati. Dopo una lunga e tesa conversazione, se ne sono andati, ma il messaggio trasmesso è chiaro.
Nello stato di Pará a luglio alcuni taglialegna locali hanno dato fuoco a due ponti lungo l’autostrada Trans-Amazzonia a Placas come rappresaglia per l’ispezione dell’Ibama contro il disboscamento illegale nella regione vicino al territorio nativo di Arara.
A livello locale, il monitoraggio da parte del governo – da sempre insufficiente – è stato ulteriormente ridotto.
Il Congresso ha contrastato il tentativo di Bolsonaro di consegnare i compiti di demarcazione delle terre native dalla Fondazione nazionale dei nativi del Brasile (Funai) al Ministero dell’Agricoltura, perché si tratta di un chiaro conflitto di interessi.
A giugno, il Funai e altri organi governativi hanno condotto una grande operazione contro il disboscamento illegale e i sequestri di terra all’interno del territorio di Karipuna. Questi sforzi non sono tuttavia serviti a frenare le occupazioni illegali e non esiste un piano a lungo termine per proteggere l’area.
Nel frattempo, alcune comunità native sono state abbandonate a se stesse e sono costrette a pattugliare i loro stessi territori, correndo il rischio di scontri con intrusi illegali che di solito sono superiori sia per numero di armi che per numero di persone.
Tale rischio è diventato più evidente quando di recente gli indigeni Waiãpi hanno denunciato l’uccisione di un leader da parte dei minatori nello stato di Amapá a fine luglio.
A livello nazionale, l’ostilità del presidente Bolsonaro nei confronti della protezione ambientale e dei territori nativi è una strategia per incoraggiare le occupazioni illegali.
Il presidente ha dichiarato che la delimitazione delle terre native e delle riserve ambientali ostacolano lo sviluppo. Gli obiettivi di Bolsonaro sono chiari: spinto dall’entusiasmo di trarre profitto sui mercati internazionali, vuole aprire ulteriormente l’Amazzonia alle attività minerarie e agroalimentari come l’allevamento di bestiame.
Non sorprende che i tassi di deforestazione nell’Amazzonia brasiliana siano alle stelle. La Ong Imazon ha riportato la perdita di 62 km² di foreste all’interno dei territori nativi durante la prima metà del 2019, in aumento di oltre il 20% rispetto allo stesso periodo del 2018.
Nei tre territori visitati dai nostri ricercatori le prospettive sono particolarmente disastrose: la deforestazione in queste aree nel 2019 interessa un’area che è il doppio rispetto allo stesso periodo del 2018. Il periodo di punta per la deforestazione è appena iniziato e quest’anno oltre 7 km² sono già stati abbattuti all’interno dei tre territori nativi.
E le cose sembrano peggiorare. All’inizio di luglio lo stato chiave del Pará ha emanato, senza dibattito pubblico, una legge controversa che incoraggia i sequestri di terreni illegali, aggravando la deforestazione e la violenza rurale in uno degli stati in cui i conflitti fondiari sono quelli che provocano il maggior numero di morti.
“A meno che Funai e altre autorità non intensifichino la lotta contro i sequestri e il disboscamento illegale della terra, gli scontri violenti tra popolazioni native e intrusi sono incredibilmente probabili“, ha affermato Richard Pearshouse, responsabile della crisi e dell’ambiente presso Amnesty International.
“La protezione dei diritti umani delle popolazioni native è la chiave per prevenire l’ulteriore deforestazione in Amazzonia. La comunità internazionale dovrebbe guardare attentamente e sostenere quelle comunità nativa in prima linea nella lotta per proteggere le foreste più preziose del mondo“.
Non riuscendo a monitorare in maniera efficace l'ingresso di bestiame allevato illegalmente nella propria filiera, JBS non riesce a condurre verifiche con appropriata dovuta diligenza
Le nostre richieste riguardano temi e problematiche su cui le politiche del precedente governo si sono dimostrate insufficienti, in molti casi pericolose.
I devastanti incendi dell’Amazzonia sono il sintomo di una più ampia crisi provocata da azioni illegali quali la deforestazione e l’acquisizione dei terreni.
Non riuscendo a monitorare in maniera efficace l'ingresso di bestiame allevato illegalmente nella propria filiera, JBS non riesce a condurre verifiche con appropriata dovuta diligenza
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I devastanti incendi dell’Amazzonia sono il sintomo di una più ampia crisi provocata da azioni illegali quali la deforestazione e l’acquisizione dei terreni.