Dopo l’ingresso delle forze armate della Turchia nel nordest della Siria per allontanare dai propri confini le forze curde sostenute dagli Usa, siamo seriamente preoccupati per il rischio che l’offensiva militare abbia devastanti conseguenze sul piano umanitario e destabilizzi ulteriormente la regione.
Come riportato da Rete Disarmo, la Turchia è da molti anni uno dei maggiori clienti dell’industria bellica italiana e che le forze armate turche dispongono di diversi elicotteri T129 di fatto una licenza di coproduzione degli elicotteri italiani di AW129 Mangusta di Augusta Westland.
Chiediamo all’Italia di sospendere tutte le forniture di armi verso la Turchia e di non limitare lo stop solo alle commesse future.
La sospensione dovrebbe rimanere in vigore fino a quando le forze turche non potranno dimostrare l’esistenza di meccanismi efficaci per garantire che armi, munizioni e altre attrezzature e tecnologie militari non vengano utilizzate per commettere gravi violazioni del diritto internazionale dei diritti umani o del diritto umanitario internazionale; tutte le presunte violazioni devono essere oggetto di indagine approfondita e imparziale; e i presunti responsabili di gravi violazioni dei diritti umani dovranno essere perseguiti in processi equi.
Come riportato da Rete Disarmo, la Turchia è da molti anni uno dei maggiori clienti dell’industria bellica italiana: le forze armate turche dispongono di diversi elicotteri T129 (di fatto una licenza di coproduzione degli elicotteri italiani di AW129 Mangusta di Augusta Westland).
Negli ultimi quattro anni l’Italia ha autorizzato forniture militari per 890 milioni di euro e consegnato materiale di armamento per 463 milioni di euro.
Nel 2018 sono state concesse 70 licenze di esportazione definitiva per un controvalore di oltre 360 milioni di euro.
Tra i materiali autorizzati: armi o sistemi d’arma di calibro superiore ai 19.7 mm, munizioni, bombe, siluri, arazzi, missili e accessori oltre ad apparecchiature per la direzione del tiro, aeromobili e software.
Il 9 luglio 1990 è entrata in vigore in Italia la legge n.185 che ha introdotto le “Nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”.
La legge:
- stabilisce che le esportazioni di armamenti devono essere conformi alla politica estera e di difesa dell’Italia elencando una precisa serie di divieti;
- introduce un sistema di controlli da parte del governo, prevedendo specifiche procedure di rilascio delle autorizzazioni prima della vendita e modalità di controllo sulla destinazione finale degli armamenti;
- prevede che il governo riferisca annualmente al Parlamento con una dettagliata informativa
La legge italiana 185 del 1990 che regolamenta questa materia afferma infatti che le esportazioni di armamenti sono vietate non solo, come è già automatico, verso le nazioni sotto embargo internazionale, ma anche ai paesi in stato di conflitto armato e la cui politica contrasti con i principi dell’articolo 11 della Costituzione della Repubblica. La legge 185 del 1990 impedisce quindi chiaramente di inviare armi a Paesi in stato di conflitto armato, com’è la Turchia in questo momento.
Come in altre parti della Siria, la popolazione civile nel nordest del paese ha già subito le conseguenze di varie offensive militari, che hanno prodotto sfollamenti a ripetizione e dato luogo a condizioni di vita durissime.
Le ostilità limiteranno l’accesso agli aiuti umanitari e porteranno la popolazione civile, già vittima di anni di violenze e di sfollamento, sull’orlo della disperazione. Dalle prime notizie, sono già state registrate vittime tra i civili, inclusi alcuni giornalisti stranieri, e il numero degli sfollati ha già superato le migliaia.
Secondo le Nazioni Unite, gli aiuti umanitari forniti dalle sue agenzie riguardano attualmente 700.000 persone che si trovano nel nordest della Siria, su un totale di un milione e 700.000 residenti.
La Turchia è obbligata, ai sensi del diritto internazionale umanitario, a prendere tutte le misure possibili per proteggere i civili e assicurare il passaggio degli aiuti umanitari.
La Turchia deve inoltre assicurare che i civili in fuga dal conflitto possano trasferirsi in zone più sicure, anche all’interno del confine turco, per chiedere protezione internazionale ed è fondamentale che tutte le parti coinvolte si astengano dal compiere attacchi contro civili e obiettivi civili, così come attacchi indiscriminati e sproporzionati.
Sia le forze turche che quelle curde hanno in passato compiuto attacchi indiscriminati in Siria che hanno causato uccisioni di civili. Ciò non deve accadere ulteriormente.
Egregio Ministro Di Maio,
Amnesty International teme che l’offensiva militare turca nel nordest della Siria possa avere conseguenze devastanti sul piano umanitario e destabilizzi ulteriormente la regione.
Continuando a fornire armi alla Turchia, nonostante il rischio concreto che esse possano essere utilizzate nel conflitto in corso, l’Italia sta violando sia il diritto nazionale che quello internazionale.
Il Trattato sul Commercio delle Armi – ATT è una di queste leggi e tra i suoi principali obiettivi vi è quello di prevenire la sofferenza umana causata dai trasferimenti di armi. L’Italia è stata il primo paese dell’Unione europea a ratificare l’ATT, nel settembre 2013.
Per queste ragioni La esortiamo a:
- interrompere immediatamente i trasferimenti di armi alla Turchia già autorizzati nei mesi scorsi, almeno fino a quando non vi sarà più il rischio che possano essere usati per commettere o facilitare gravi violazioni del diritto umanitario internazionale e dei diritti umani in Siria, e di bloccare altresì ogni nuova autorizzazione alla vendita;
- ribadire alla Turchia che, ai sensi del diritto internazionale umanitario, essa è obbligata a prendere tutte le misure possibili per proteggere i civili e assicurare il passaggio degli aiuti umanitari.
La ringraziamo per l’attenzione.