Aggiornamento 30/05/2024 –dopo aver scontato la sua pena, Zhan è uscita dal carcere, ma continua a essere sottoposta a sorveglianza e a restrizioni della sua libertà di movimento.
Zhang Zhan ha rischiato tutto per rendere note informazioni sul Covid-19 quando il virus è apparso per la prima volta a Wuhan, in Cina. Nel febbraio 2020, ha deciso di recarsi a Wuhan come giornalista civile per fornire informazioni dal campo su ciò che stava accadendo lì. L’ex avvocata si è rivolta ai social media, riferendo di come i funzionari del governo abbiano detenuto giornalisti indipendenti e molestato le famiglie dei pazienti con Covid-19.
Zhang Zhan è scomparsa a Wuhan nel maggio 2020. Era stata presa dalle autorità cinesi e poi detenuta a Shanghai. Il giudice l’ha condannata a quattro anni di reclusione per aver diffuso informazioni false e aver provocato disordini. Le autorità si rifiutano di farle vedere la sua famiglia.
Nel giugno 2020, ha iniziato uno sciopero della fame per protestare contro la sua detenzione. A dicembre, il corpo di Zhang Zhan era così debole che ha dovuto assistere al proprio processo su una sedia a rotelle. Nello stesso mese ha continuato la sua protesta con lo sciopero della fame parziale per evitare una punizione e l’alimentazione forzata.
Ora Zhang Zhan continua a fare uno sciopero della fame parziale nonostante il grave rischio per la sua salute, che continua a peggiorare a un ritmo drammatico. È stata ricoverata in ospedale a causa di una grave malnutrizione il 31 luglio di quest’anno e ora pesa meno di 40 kg.
I cittadini giornalisti (citizen journalists) che portano avanti il giornalismo “partecipativo” (o civile) sono stati l’unica fonte di informazioni di prima mano non censurata sull’epidemia di Covid-19 in Cina. Poiché sono indipendenti dai media che sono invece controllati dallo stato, subiscono continue molestie per rendere note informazioni che il governo preferirebbe tacere.
“Dovremmo cercare la verità e cercarla a tutti i costi”. Zhang Zhan
Chiedi il rilascio immediato e incondizionato di Zhang Zhan.
Fin dal primo giorno, le autorità cinesi hanno cercato di censurare le informazioni sullo scoppio della pandemia di coronavirus. Il dottor Li Wenliang, che per quanto ne sappiamo è stato il primo a mettere in guardia le persone contro il virus, è stato immediatamente messo a tacere, punito dalle autorità per ‘avere diffuso dicerie’. Poi, a febbraio 2020, è morto, vittima dello stesso virus che stava cercando di fermare.
Dallo scoppio della pandemia, molti articoli sul virus sono stati censurati, insieme a diversi post sui social media.
I “cittadini giornalisti”sono stati la principale, se non unica, fonte di informazioni sullo scoppio della pandemia da Covid-19 nel paese. Lavorando indipendentemente e non affiliati ai mezzi di comunicazione dello stato, non possono ottenere l’accredito ufficiale richiesto per riportare informazioni e subiscono continue vessazioni e azioni repressive per avere diffuso informazioni che il governo voleva censurare.
Negli ultimi anni, gruppi della società civile e difensori dei diritti umani hanno dovuto confrontarsi con un ambiente sempre più restrittivo: molte persone subiscono persecuzioni, censure e sono sotto continua sorveglianza solo per avere pacificamente difeso e esercitato i diritti umani.
Sistematicamente, le autorità sottopongono i difensori dei diritti umani a controlli, vessazioni, intimidazioni e detenzioni in carcere. Molti attivisti e difensori dei diritti umani continuano a essere perseguitati sulla base di accuse vaghe ed eccessivamente generiche come “sovvertimento del potere statale”, “incitazione alla sovversione del potere dello stato” e per “avere provocato litigi e problemi”. Chi è sospettato di reati contro la sicurezza dello stato viene detenuto in “sorveglianza residenziale in una località designata”, una misura che permette alla polizia di tenere le persone in carcere fino a sei mesi, in luoghi segreti fuori dal sistema detentivo formale, negando loro l’accesso a una consulenza legale e a incontrare i familiari.
President of the People’s Republic of China
Zhongnanhai
Xichang’anjie
Xichengqu, Beijing Shi 100017
People’s Republic of China
Egregio Presidente,
siamo membri e sostenitori di Amnesty International e siamo profondamente preoccupati per Zhang Zhan.
Zhang Zhan incarna il coraggio dei giornalisti investigativi che dicono la verità al potere. I giornalisti civili come lei erano l’unica fonte di informazioni non censurate, indipendenti e di prima mano sull’epidemia di coronavirus. Pubblicavano rapporti sui social media e su Internet nonostante le costanti molestie e repressione. Tuttavia, invece di essere elogiata, Zhang Zhan ha ricevuto quattro anni di reclusione per aver osato rendere noto ciò che ha visto.
Se le autorità cinesi vogliono seriamente combattere il Covid-19 e prevenire che si ripetano situazioni simili, devono fermare la censura e rispettare la libertà di espressione. Le chiediamo, quindi, di liberare immediatamente e incondizionatamente Zhang Zhan.
Inizia oggi la “Write for Rights”, la più grande campagna d’invio di lettere di Amnesty International, giunta al suo ventesimo anno. Dal 2001 raccogliamo firme, post, e-mail, lettere e cartoline a sostegno di persone ingiustamente imprigionate o perseguitate.
Inizia oggi la “Write for Rights”, la più grande campagna d’invio di lettere di Amnesty International, giunta al suo ventesimo anno. Dal 2001 raccogliamo firme, post, e-mail, lettere e cartoline a sostegno di persone ingiustamente imprigionate o perseguitate.