Il 13 ottobre, 23 ospedali nel nord della Striscia di Gaza e nella città di Gaza hanno ricevuto ordini di evacuazione forzata dall’esercito israeliano. Da allora, gli ospedali continuano a ricevere telefonate dall’esercito israeliano che preme perché l’ordine sia eseguito.
Questi ospedali forniscono cure salvavita a oltre 2000 pazienti e fungono da unico rifugio sicuro per decine di migliaia di famiglie di sfollati interni. In mezzo alla catastrofe umanitaria che sta colpendo la Striscia di Gaza, questi ordini di evacuazione forzata sono praticamente impossibili da attuare, in quanto il trasferimento dei pazienti attraverso aree distrutte e senza carburante rappresenta una prospettiva impensabile.
Se attuati, questi “sgomberi” porteranno al completo collasso del sistema sanitario di Gaza. Costituiranno anche, secondo le parole dell’Organizzazione mondiale della sanità, una “condanna a morte” per coloro che hanno ferite o malattie gravi.
Le autorità israeliane devono revocare questi ordini e garantire la protezione delle strutture sanitarie come richiesto dal diritto internazionale umanitario.
Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), al 24 ottobre nella Striscia di Gaza oltre 5.791 palestinesi, tra cui 2.360 bambini, erano stati uccisi durante i continui attacchi israeliani iniziati il 7 ottobre; altri 16.297 palestinesi erano rimasti feriti. L’Ocha ha anche stimato che più di 1,4 milioni di persone sono state sfollate internamente dallo scoppio delle recenti ostilità.
Nelle prime ore del 13 ottobre, l’esercito israeliano ha emesso un primo avviso ordinando a più di 1,1 milioni di persone che vivono a nord del fiume Wadi Gaza di trasferirsi a sud entro un giorno. Indipendentemente dalla scadenza, che l’esercito israeliano stesso ha riconosciuto come impossibile, questo ordine non può essere considerato un avvertimento efficace e potrebbe equivalere allo sfollamento forzato di civili, una violazione del diritto internazionale umanitario. L’ordine successivo di evacuazione forzata degli ospedali deve essere visto nel contesto di queste minacce di sfollamento forzato.
“Evacuare questo ospedale è praticamente impossibile, poiché spostare i pazienti dall’Unità di terapia intensiva, i neonati nelle incubatrici e gli oltre 50 feriti è semplicemente impraticabile”, ha dichiarato ad Amnesty International un medico dell’ospedale al-Quds, uno dei 23 ospedali minacciati di evacuazione forzata che ospita anche oltre 8.000 sfollati interni.
Israele non può considerare l’intera Striscia di Gaza, compresi i suoi ospedali e le infrastrutture civili, un obiettivo militare. Medici, infermieri e personale medico stanno lavorando eroicamente per salvare vite umane, operando in mezzo a un orrore impensabile. Molti di loro hanno perso familiari, amici e colleghi, ma perseverano nel fornire i loro servizi nonostante gli attacchi, in un impegno impressionante dal punto di vista umano.
Le autorità israeliane devono rispettare il diritto internazionale umanitario, revocando immediatamente gli ordini di evacuazione forzata contro gli ospedali e consentendo l’arrivo tempestivo e incondizionato di aiuti umanitari e forniture mediche a Gaza. Le autorità israeliane devono inoltre ripristinare l’approvvigionamento di acqua e carburante a Gaza come primo passo per porre fine alle misure di punizione collettiva che hanno imposto alla popolazione civile negli ultimi 16 anni.
Minister of Defence
Mr. Yoav Gallant
Ministry of Defense,
Hakirya, 6473424,
Tel-Aviv, Israel
Email: sar@mod.gov.il
Twitter: @yoavgallant
Signor Yoav Gallant,
Le scrivo per esortarla a revocare immediatamente gli ordini di evacuazione forzata che ha emesso nei confronti degli ospedali nel nord di Gaza e nella città di Gaza e per garantire la protezione incondizionata dei pazienti, degli operatori sanitari e delle decine di migliaia di sfollati interni che cercano rifugio in questi ospedali e nei loro locali.
L’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ha confermato che 23 ospedali nel nord di Gaza e nella città di Gaza hanno ricevuto ripetuti ordini di evacuazione. Questi ospedali attualmente curano più di 2000 pazienti e fungono da unico rifugio sicuro per decine di migliaia di civili che hanno cercato riparo dagli attacchi aerei israeliani. Costringere questi pazienti a evacuare e trasferirsi nel sud di Gaza, dove le strutture sanitarie sono già sull’orlo del collasso e al di là della capacità massima, equivale, secondo l’Oms, a una condanna a morte.
Gli ospedali nel nord di Gaza e nella città di Gaza sono già sovraccarichi di pazienti e stanno facendo i conti con la crisi umanitaria causata dai continui bombardamenti israeliani e aggravata dalla decisione delle autorità israeliane di intensificare il blocco esistente tagliando elettricità, carburante, acqua e forniture mediche. Questi ospedali stanno curando centinaia di feriti ogni giorno, oltre a donne incinte, neonati nelle incubatrici e pazienti gravemente malati, costringendo i medici a operare nei corridoi e in tende all’esterno dei locali ospedalieri. Con le riserve di carburante che si stanno esaurendo e i frequenti tagli di elettricità, la vita di migliaia di pazienti è a rischio imminente. L’esclusione del carburante dall’esiguo e gravemente insufficiente aiuto umanitario recentemente entrato a Gaza attraverso Rafah avrà conseguenze devastanti per i pazienti di Gaza.
Alcuni di questi 23 ospedali sono già stati attaccati e hanno subito danni. Amnesty International sta ancora indagando sull’attacco del 17 ottobre contro l’ospedale battista al-Ahli, ma ha già verificato che il 14 ottobre quello stesso ospedale era stato deliberatamente preso di mira da due proiettili d’artiglieria israeliani. Il 22 ottobre, l’esercito israeliano ha inviato un nuovo avviso di evacuazione all’ospedale al-Quds, gestito dalla Mezzaluna rossa palestinese, e nello stesso giorno ha bombardato i dintorni dell’ospedale.
Alla luce del pericolo imminente per la vita di decine di migliaia di pazienti, civili sfollati e operatori sanitari, la esorto a revocare immediatamente l’ordine e garantire che le strutture sanitarie, gli operatori sanitari, i pazienti e gli sfollati interni siano protetti dagli attacchi, come richiesto dal diritto internazionale umanitario.
Distinti saluti,