Aggiornamento del 19/10/2022 – Dal 2017 all’11 ottobre 2022 quasi centomila persone sono state intercettate in mare dai guardia coste libici e riportate in Libia.
Il 26 ottobre insieme a oltre 30 organizzazioni e alle realtà del Tavolo Asilo e Immigrazione saremo a Roma alle 17.30, in piazza dell’Esquilino, per dire #NonSonoDaccordo al rinnovo degli accordi con la Libia.
Inoltre alle 18.30 saremo anche a Milano presso Largo 11 settembre.
Negli ultimi cinque anni sono state oltre 85.000 le persone intercettate in mare e riportate in Libia: uomini, donne e bambini andati incontro alla detenzione arbitraria, alla tortura, a trattamenti crudeli, inumani e degradanti, agli stupri e alle violenze sessuali, ai lavori forzati e alle uccisioni illegali.
Sono intrappolati in un paese devastato dal conflitto, dove l’illegalità e l’impunità consentono alle bande criminali di prosperare. Molti, temendo per la propria vita e non avendo una via d’uscita sicura e legale dal paese, tentano di raggiungere l’Europa su fragili barche. Sempre più persone vengono fermate e riportate in Libia, a seguito delle misure messe in atto dai governi europei per chiudere la rotta marittima e contenere le persone in un paese non sicuro.
La maggior parte dei rifugiati e dei migranti in Libia proviene dall’Africa subsahariana e settentrionale, mentre un numero minore proviene dall’Asia e dal Medio Oriente. I motivi per cui hanno lasciato i loro paesi d’origine sono vari. Alcuni sono fuggiti a causa di guerre, carestie o persecuzioni. Altri sono partiti in cerca di una migliore istruzione o opportunità di lavoro. Molti di loro intendono rimanere in Libia, mentre altri sognano di raggiungere l’Europa, o sono spinti a farlo dal peggioramento delle condizioni in Libia.
Ciò che li accomuna tutti è il desiderio di vivere in sicurezza e dignità.
Dalla fine del 2016, i paesi dell’Unione europea hanno attuato una serie di misure per bloccare le rotte migratorie dalla Libia attraverso il Mar Mediterraneo. La cooperazione è poi aumentata considerevolmente con l’adozione di un Memorandum d’intesa bilaterale, firmato da Italia e Libia il 2 febbraio 2017, e con l’adozione della Dichiarazione di Malta, sottoscritta dai leader dell’Unione europea a La Valletta il giorno dopo.
Questi accordi costituiscono la base di una costante cooperazione che affida il pattugliamento del Mediterraneo centrale ai guardacoste libici, attraverso la fornitura di motovedette, di un centro di coordinamento marittimo e di attività di formazione.
Gli accordi sono stati seguiti dall’istituzione della zona SAR libica, un’ampia area marittima in cui i guardacoste libici sono responsabili del coordinamento delle operazioni di ricerca e soccorso.
Queste politiche di contenimento hanno lasciato centinaia di migliaia di donne, uomini e bambini a languire in Libia. Rifugiati e migranti che tentano di partire su imbarcazioni precarie vengono intercettati in mare dai guardiacoste libici in parte finanziati proprio dal governo italiano e poi riportati in Libia, dove sono trattenuti a tempo indeterminato in centri di detenzione in condizioni orribili e rischiano violazioni su base giornaliera.
L’Unione europea e i suoi stati membri devono sospendere ogni forma di cooperazione che contribuisca a trattenere migranti e rifugiati in Libia e a far subire loro violazioni dei diritti umani. Chiediamo, al contrario, che si dedichino all’apertura di percorsi legali urgentemente necessari per le migliaia di persone intrappolate in Libia e che hanno bisogno di protezione internazionale.
Il Memorandum d’Intesa tra Italia e Libia scadrà nel febbraio 2023 ma sarà rinnovato automaticamente per altri tre anni se le autorità italiane non lo annulleranno entro il 2 novembre 2022. Amnesty International Italia continua a sollecitare il governo a sospendere e non rinnovare l’accordo, oltre che a chiedere al parlamento di avviare le opportune iniziative nei confronti del governo.
Al Presidente del Consiglio
Alla Ministra dell’Interno
Al Ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale
Al Ministro della Difesa
Sono passati 5 anni dalla firma del memorandum di intesa tra Italia e Libia il 2 febbraio del 2017. Per tutto questo tempo abbiamo continuato a documentare violazioni dei diritti umani e abusi ai danni di migranti e rifugiati, tra cui uccisioni illegali, torture e altri maltrattamenti, stupro e altre violenze sessuali, detenzione arbitraria a tempo indefinito in condizioni crudeli e inumane e lavoro forzato.
Nonostante questo, l’Italia continua a fornire supporto materiale e perseguire politiche migratorie che permettono ai guardacoste libici di intercettare uomini, donne e bambini che cercano di scappare alla ricerca di salvezza attraversando il mar Mediterraneo e ne consentono il ritorno forzato in Libia, dove vengono sottoposti a detenzione illegittima e abusi di ogni tipo.
Chiedo al governo italiano di non continuare a rimanere complice di tali violazioni e di agire con urgenza affinché:
- il memorandum di intesa tra Italia e Libia venga cancellato immediatamente e comunque prima che si rinnovi automaticamente per altri tre anni, il 2 novembre 2022;
- si interrompano forme di assistenza alle forze libiche che determinano il contenimento di persone in situazioni di abuso, e si condizioni la cooperazione con la Libia in materia di migrazione all’approvazione da parte libica di misure concrete volte a proteggere i diritti umani dei rifugiati e dei migranti;
- si agisca, di concerto con il governo libico e con stati e istituzioni europee, affinché migranti e rifugiati trattenuti arbitrariamente nei centri di detenzione in Libia vengano rilasciati e trasferiti in un luogo sicuro;
- venga creata una Commissione parlamentare d’inchiesta sulle conseguenze della cooperazione con la Libia in materia di controllo delle frontiere.