Dal mar Mediterraneo alla frontiera polacca, da Melilla a Ventimiglia: tantissime persone continuano a perdere la vita provando a raggiungere l’Unione europea.
Si moltiplicano le stragi, ma non gli sforzi istituzionali per fermarle. Di fronte a gravi e continue tragedie, i governi e le istituzioni europee continuano a rimpallarsi le responsabilità e a proporre ricette non solo inefficaci, ma addirittura dannose.
Il nuovo Patto su migrazioni e asilo, su cui gli stati membri dell’Unione europea hanno trovato un accordo a inizio giugno, non prevede alcuna forma efficace di solidarietà e condivisione di responsabilità tra gli stati. Al contrario, rischia di ridurre gli standard di protezione, ad esempio prevedendo lunghe detenzioni in centri chiusi predisposti nelle zone di frontiera, e la possibilità di rinviare le persone in stati giudicati sicuri, ma che non lo sono affatto, insistendo sulle politiche di esternalizzazione e non sulla tutela dei diritti.
Il traffico di esseri umani si combatte garantendo la possibilità di chiedere asilo in modo legale e sicuro, attraverso l’istituzione di canali di accesso.
Le morti in mare si evitano con operazioni di ricerca e soccorso coordinate a livello istituzionale.
Firma l’appello, stai anche tu dalla parte dei rifugiati!
Gentile Presidente del Consiglio Giorgia Meloni,
Solo nella prima metà del 2023, sono quasi 70,000 le persone arrivate in Europa passando per il Mar Mediterraneo. Nello stesso periodo, secondo i dati dell’Unhcr più di 1.000 uomini, donne e bambini non ce l’hanno fatta: più di 6 persone al giorno hanno perso la vita in quella che è considerata la rotta migratoria più pericolosa al mondo. Molte altre sono le persone – donne, uomini, minori – inghiottite dal mare e scomparse.
Di fronte a tale situazione, è grave l’assenza di un’operazione di ricerca e soccorso coordinata a livello europeo: una lacuna che viene colmata dal lavoro delle Ong, sottoposte proprio per questo a criminalizzazione istituzionale e giudiziaria.
Nonostante gli alti rischi, il Mediterraneo resta la principale rotta migratoria, a fronte dell’assenza di percorsi legali e sicuri. La rotta balcanica, altra zona di passaggio verso l’Unione Europea (Ue), è segnata da violazioni, respingimenti arbitrari, abusi da parte delle autorità di frontiera.
“Ogni individuo ha il diritto di cercare e di godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni” recita l’articolo 14 della Dichiarazione universale dei diritti umani. Le persone che si spostano alla ricerca di protezione internazionale hanno il diritto di non essere respinte verso uno Stato in cui la loro vita o libertà potrebbero essere minacciate, come sancito dalla Convenzione di Ginevra del 1951, che all’art. 31 evidenzia anche come “gli Stati contraenti non prenderanno sanzioni penali, a motivo della loro entrata o del loro soggiorno illegali, contro i rifugiati che giungono direttamente da un territorio in cui la loro vita o la loro libertà erano minacciate”.
Gli Stati europei si sono accordati su un Patto in materia di migrazione, che vorrebbe ridurre gli standard di protezione per coloro che cercano asilo, istituendo procedure destinate a causare sofferenza attraverso la detenzione per mesi in centri chiusi lungo le frontiere. Non si punterebbe su una responsabilità condivisa: al contrario, gli stati europei ai confini esterni assumerebbero di fatto il ruolo di guardiani, mentre verrebbero incentivate ulteriori spinte all’ esternalizzazione attraverso accordi con Paesi non sicuri e regimi che lucrano sulla pelle delle persone migranti.
È urgente che l’Ue cambi il proprio approccio alle migrazioni, adottando politiche basate sugli obiettivi e i valori dell’Ue, tra cui il principio di solidarietà e di equa ripartizione della responsabilità tra Paesi membri, e la tutela della dignità umana.
Chiediamo al governo italiano di farsi portavoce di questo necessario cambiamento, assumendo un ruolo da protagonista nella sollecitazione di politiche nuove, basate sulla responsabilità comune e sulla protezione dei diritti umani delle persone richiedenti asilo e rifugiate.
Chiediamo al governo italiano di sollecitare:
– L’istituzione di una missione europea di ricerca e soccorso nel Mar Mediterraneo.
Secondo il diritto internazionale, le persone in pericolo in mare devono essere prontamente soccorse e portate in un luogo sicuro, dove possano veder garantiti i propri diritti, tra cui la possibilità di richiedere protezione internazionale.
– La creazione di un meccanismo indipendente di monitoraggio delle prassi messe in atto ai confini terrestri dell’Ue e del rispetto delle disposizioni Ue in materia di asilo.
È fondamentale prevedere un meccanismo di monitoraggio che possa operare in piena indipendenza e trasparenza nella raccolta e nella pubblicazione di tutti i dati e le informazioni rilevanti riguardanti le prassi ai confini, al fine di accertare il rispetto delle disposizioni Ue in materia di asilo e contrastare l’impunità generalizzata che spesso accompagna le varie forme di violazione subite da rifugiati e richiedenti asilo.
– L’apertura di canali di ingresso regolari per le persone che si spostano in cerca di protezione internazionale.
Il contrasto al traffico di esseri umani si realizza garantendo la possibilità di spostarsi utilizzando canali sicuri e legali al fine di chiedere protezione internazionale. La loro assenza lascia alle persone in fuga l’unica possibilità di ricorrere ai trafficanti, e di spostarsi attraverso percorsi altamente pericolosi.