Aggiornamento del 3/03/2023 – Il processo si è concluso con una condanna a dieci anni di carcere per Ales Bialiatski, a nove anni per Valiantsin Stefanovich e a sette anni per Uladzimir Labkovich.
Aggiornamento del 5/01/2023 – Il 5 gennaio è iniziato il processo nei confronti di Ales Bialiatski, difensore dei diritti umani della Bielorussia, premio Nobel per la pace 2022, fondatore e presidente del centro per i diritti umani Viasna (Primavera).
Con lui sono processati, in quella che Amnesty International ha definito “una vergognosa pretesa di giustizia”, Valiantsin Stefanovich (vicepresidente di Viasna e della Federazione internazionale dei diritti umani) e Uladzimir Labkovich (avvocato di Viasna). Un quarto imputato, Dzmitry Salauyou, è processato in contumacia perché in esilio.
Bialiatski, Stefanovich e Labkovich, in carcere dal luglio 2021, sono falsamente accusati di “contrabbando di ingenti somme di danaro e finanziamento di attività di gruppi che hanno gravemente violato l’ordine pubblico”.
Aggiornamento del 7/10/2022 – Oggi è stato assegnato il premio Nobel per la pace 2022 a due organizzazioni non governative, Memorial (Russia) e Centro per le libertà civili (Ucraina) e al difensore dei diritti umani della Bielorussia Ales Bialiatski, storico prigioniero di coscienza di Amnesty International, il cui valore è ora finalmente riconosciuto anche a livello mondiale.
I difensori dei diritti umani bielorussi Ales Bialiatski, Valyantsin Stefanovich e Uladzimir Labkovich rimangono in custodia cautelare e affrontano accuse fasulle come rappresaglia per il loro lavoro presso Viasna, Centro per i diritti umani. Nina Labkovich, che era detenuta con loro, è stata rilasciata il 23 luglio 2021. La persecuzione nei loro confronti fa parte della sistematica repressione della società civile e degli attivisti per i diritti umani in corso dalle proteste post-elettorali dell’agosto 2020. Non hanno commesso alcun crimine e dovrebbero essere immediatamente rilasciati.
Il 14 luglio 2021, le forze dell’ordine bielorusse hanno fatto irruzione e perquisito gli uffici di almeno una dozzina di importanti organizzazioni della società civile bielorussa, delle organizzazioni per i diritti umani e dei gruppi di opposizione, nonché nelle abitazioni dei leader della società civile. L’elenco delle persone prese di mira includeva il gruppo per i diritti umani Viasna, l’Associazione bielorussa dei giornalisti, il Comitato bielorusso di Helsinki, il gruppo per i diritti umani Human Constanta, il centro di ricerca accademico indipendente BEROC, il gruppo per i diritti umani Gender Perspectives, l’Unione mondiale dei bielorussi Batskaushchyna, il partito di opposizione Belarusian People’s Front, il movimento democratico “For Freedom” e la casa editrice Imena. Almeno 12 persone sono state arrestate il 14 luglio. Alcuni sono stati rilasciati nei giorni seguenti, ma il presidente di Viasna Ales Bialiatski, il vicepresidente di Viasna Valyantsin Stefanovich, l’avvocato dell’organizzazione Uladzimir Labkovich e sua moglie Nina Labkovich, sono stati trasferiti in un centro di detenzione preventiva il 17 luglio. Nina Labkovich è stata successivamente rilasciata il 23 luglio.
Questo è solo l’ultimo esempio di una campagna coordinata e sistematica per soffocare i difensori dei diritti umani e qualsiasi forma di critica alle autorità in Bielorussia in seguito alle proteste post-elettorali iniziate nell’agosto 2020. Già il 16 febbraio 2021 le autorità hanno effettuato raid contemporaneamente a Minsk, Homel, Mahilyou, Vitsebsk e Brest nelle abitazioni del personale e negli uffici di Viasna, dell’Associazione bielorussa dei giornalisti e del sindacato indipendente REP. I raid hanno avuto luogo nell’ambito di un procedimento penale infondato ai sensi dell’articolo 342 del codice penale della Bielorussia (“organizzazione e preparazione di azioni che violano gravemente l’ordine pubblico”). Secondo il comitato investigativo della Bielorussia, l’indagine era mirata a “stabilire le circostanze del finanziamento delle attività di protesta”. A marzo dello stesso anno, il comitato investigativo bielorusso ha aperto un procedimento penale sulle attività di Viasna ai sensi dell’articolo 342 del codice penale.
Gli avvocati di tutti e tre i detenuti sono stati costretti a firmare accordi di non divulgazione, ma si ritiene che la custodia cautelare di Valyantsin Stefanovich, Uladzimir Labkovich e Ales Bialiatski possa essere collegata al procedimento penale aperto contro di loro a marzo ai sensi dell’articolo 342, un articolo che è stato utilizzato dalle autorità per avviare casi infondati contro attivisti della società civile, giornalisti e osservatori dei diritti umani. Vi sono anche segnali che potrebbero essere accusati di evasione fiscale o altri reati finanziari. In un post sui social media il 16 luglio, il comitato investigativo ha suggerito che fossero indagati, insieme ad altri membri delle Ong, per “trasferimento occulto di fondi” ed evasione fiscale. Il 29 luglio, la moglie di Ales Bialiatski, Natalia Pinchuk, ha ricevuto la prima lettera da lui numerata “tre”, le prime due lettere non le sono arrivate. Anche la famiglia di Valyantsin Stefanovich ha ricevuto lettere da lui in cui diceva loro: “Mi sto preparando per una separazione molto lunga dal mondo libero, ma spero comunque in meglio. Tutto passa e passerà anche questo, e saremo di nuovo insieme”.
Andrey Shved
Procuratore Generale della Repubblica di Bielorussia Vul. Internatsianalnaya 22
220030 Minsk
Belarus
Email: info@prokuratura.gov.by
Egregio Procuratore Generale,
Scrivo per esprimere la mia profonda preoccupazione per l’arresto il 14 luglio 2021 e il successivo trasferimento in custodia cautelare il 17 luglio del presidente del Centro per i diritti umani Viasna, Ales Bialiatski, del vicepresidente di Viasna Valyantsin Stefanovich e dell’avvocato di Viasna Uladzimir Labkovich. Sono difensori dei diritti umani che non hanno commesso alcun crimine e vengono presi di mira per rappresaglia per il loro lavoro sui diritti umani.
Ales Bialiatski, Valyantsin Stefanovich e Uladzimir Labkovic sono stati arrestati il 14 luglio insieme ad altri durante l’ultimo raid di massa delle forze dell’ordine contro la società civile, i gruppi di opposizione e le organizzazioni per i diritti umani. A marzo, il Comitato investigativo bielorusso aveva aperto un procedimento penale sulle attività di Viasna ai sensi dell’articolo 342 del codice penale (“organizzazione e preparazione di azioni che violano gravemente l’ordine pubblico”), che si ritiene sia il motivo della custodia cautelare di Valyantsin Stefanovich, Uladzimir Labkovich e Ales Bialiatski. L’articolo 342 è stato costantemente utilizzato in modo improprio per avviare casi infondati nei confronti di attivisti della società civile, media indipendenti e difensori dei diritti umani nell’ambito della repressione in corso fin dalle controverse elezioni presidenziali dell’agosto 2020, quando migliaia di bielorussi sono scesi in piazza con proteste per lo più pacifiche.
Alla luce di quanto sopra, la esorto a fare tutto ciò che è in suo potere per garantire l’immediato rilascio di Valyantsin Stefanovich, Uladzimir Labkovich e Ales Bialiatski poiché non hanno commesso alcun reale reato penale e sono perseguiti per rappresaglia per il loro lavoro in favore dei diritti umani.
La ringrazio per l’attenzione.