Bielorussia, condanna per i difensori dei diritti umani: “Una ‘palese rappresaglia’ per il loro lavoro”

3 Marzo 2023

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In merito alla condanna a dieci anni di carcere del fondatore e presidente del centro per i diritti umani Viasna e premio Nobel per la pace Ales Bialiatski, del suo collega Valyantsin Stefanovich, vicepresidente di Viasna e vicepresidente della Federazione internazionale dei diritti umani, condannato a nove anni, e dell’avvocato di Viasna Uladzimir Labkovich, condannato a sette anni, Marie Struthers, direttrice per l’Europa orientale e l’Asia centrale di Amnesty International, ha dichiarato:

“Questo processo farsa basato su accuse politicamente motivate è una palese rappresaglia per il lavoro di Viasna in favore dei diritti umani. Le condanne rappresentano un ulteriore colpo per la società civile bielorussa, già gravemente oppressa, e per la preoccupante situazione dei diritti umani nel paese. È un atto vendicativo di ingiustizia che richiede l’attenzione immediata della comunità internazionale”.

“A questi coraggiosi difensori dei diritti umani non è mai stata data la possibilità di un processo equo. Sono rimasti ammanettati per tutto il processo, anche mentre venivano portati e tenuti all’interno di una gabbia. Il giudice ha condotto i procedimenti in russo anziché in bielorusso e non è stato dato loro il tempo di familiarizzare con i materiali del caso, per non parlare del fatto che sono stati processati sulla base di accuse inventate. Non possiamo lasciarli in balia della riprovevole agenda politica delle autorità bielorusse. Chiediamo il loro rilascio immediato e incondizionato”.

 

Ulteriori informazioni

Bialiatski, Stefanovich e Labkovich, sono stati falsamente accusati di “contrabbando di ingenti somme di denaro e finanziamento di attività di gruppo che hanno gravemente violato l’ordine pubblico”. Sono tutti in detenzione preventiva dal luglio 2021, mentre il coimputato in esilio Dzmitry Salauyou è stato condannato a otto anni di contumacia.

L’accusa per loro è di aver contrabbandato almeno 201.000 € e 54.000 dollari americani e di aver utilizzato questi fondi per finanziare attività di protesta “illegali”.

Durante e dopo le proteste di massa, prevalentemente pacifiche, contro i presunti brogli elettorali del 2020, il lavoro dell’associazione Viasna è stato determinante per documentare e denunciare diffuse violazioni dei diritti umani, tra cui arresti e detenzioni arbitrarie, torture e altri maltrattamenti e processi iniqui.