“È a causa di questo desiderio per l’oro che vogliono rubare la mia terra”
Máxima Acuña non mollerà! Questa contadina del nord del Perú, ha subito violente persecuzioni e minacce della polizia locale per essersi rifiutata di abbandonare la terra dove vive con la sua famiglia. Vogliono costringerla a lasciare la sua casa. Ma lei non andrà da nessun’altra parte.
Máxima è in causa con la Yanacocha, una delle miniere d’oro e di rame più grandi del mondo, di proprietà della società statunitense Newmont. La Yanacocha vuole appropriarsi della sua terra.
La polizia ha aggredito la sua famiglia, picchiando lei e i suoi figli, danneggiando la casa e distruggendo l’ampliamento in costruzione. Inoltre, agenti armati della sicurezza privata della Yanacocha hanno devastato i suoi raccolti.
Si tratta di una campagna intimidatoria volta a renderle la vita impossibile, in modo che Máxima rinunci alla battaglia e se ne vada. Ma lei non ha nessuna intenzione di arrendersi, perché teme che la miniera a cielo aperto contaminerà le riserve idriche e ridurrà di molto l’acqua a disposizione delle migliaia di persone della zona, che sopravvivono coltivando e allevando bestiame.
Il suo coraggio le ha fatto vincere il Premio Goldman 2016, il più prestigioso premio internazionale per l’ambiente. La sua comunità la considera una leader e ha unito le forze per proteggerla.
Insieme, dobbiamo garantire che la sua famiglia possa vivere in pace sulla sua terra fino a che il tribunale non pronuncerà una sentenza definitiva.
Sostieni Máxima nella sua lotta! Chiedi al governo del Perú di proteggerla da violenze e intimidazioni
Ministro dell’Interno Carlos Basombrío Plaza 30 de Agosto s/n Urb. Corpac – San Isidro Lima, Perù
Egregio Signor Ministro,
Le chiedo di proteggere Máxima Acuña e la sua famiglia dalle violenze e dalle intimidazioni.
Le chiedo inoltre di avviare rapidamente indagini sulle aggressioni che ha subito, e che i responsabili siano assicurati alla giustizia.
Máxima, contadina del nord del Perù, ha dovuto affrontare violente persecuzioni e minacce da parte della polizia locale per essersi rifiutata di abbandonare la terra dove vive con la sua famiglia. È coinvolta in una battaglia legale per la proprietà della terra contro la Yanacocha, una delle più grandi miniere d’oro e di rame del mondo. Ritiene che le pressioni a cui è sottoposta siano in realtà un tentativo di farla allontanare dalla sua casa.
La esorto ad assicurarsi che la polizia adempia al proprio dovere e protegga lei e la sua famiglia.
La ringrazio per l’attenzione
“Noi difendiamo la terra con il sangue”
Nel 2014, nel mondo sono stati assassinati 116 difensori dei diritti umani impegnati nella salvaguardia dell’ambiente: 88 di loro in America latina.
L’anno scorso, il numero globale è tragicamente salito a 185 così come quello degli ambientalisti uccisi in America latina: 122.
I due paesi più pericolosi al mondo per chi difende i diritti del territorio e delle sue popolazioni sono Honduras e Guatemala: negli ultimi due anni, si sono contati 20 omicidi in Honduras e 15 in Guatemala.
Questi due paesi hanno tassi di omicidio elevatissimi, rispettivamente 58,5 e 30 ogni 100.000 abitanti. Ma nel caso degli ambientalisti, si tratta di uccisioni mirate, spesso con la complicità o quanto meno l’inerzia delle autorità.
Secondo la Banca mondiale, il 62,8 per cento della popolazione honduregna e il 59,3 per cento di quella guatemalteca vivono sotto la soglia di povertà fissata a un dollaro al giorno. Si tratta per lo più di nativi o di contadini, e spesso i due gruppi coincidono, la cui sopravvivenza dipende dall’accesso alla terra o ad altre preziose risorse naturali.
Terra e risorse che gli ambientalisti difendono e che, come denuncia un rapporto appena pubblicato da Amnesty International, sono bramate dalle imprese che portano avanti progetti idroelettrici e minerari.
La notizia dell’omicidio di Berta Cáceres, avvenuto la notte del 2 marzo in Honduras, ha fatto il giro del mondo (nella foto, i suoi funerali). Ma, così come andava avanti prima della sua uccisione, gli attacchi agli ambientalisti sono proseguiti. Stavolta, con minore risonanza.
Sempre in Honduras, neanche due settimane dopo è stato assassinato Nelson García. Faceva parte del Consiglio civico delle organizzazioni popolari e native dell’Honduras, l’organizzazione presieduta da Berta Cáceres. Il 6 luglio, in una discarica presso la frontiera col Messico, è stato ritrovato il corpo di Lesbia Urquía.
Intimidazioni e agguati stanno avvenendo anche nei confronti di chi cerca verità e giustizia per Berta Cáceres (qui, l’appello lanciato oggi da Amnesty International).
Il 2 maggio, il giornalista investigativo Félix Molina è sopravvissuto a un agguato mentre il 13 luglio è stato devastato lo studio dell’avvocato Victor Fernández, che difende i familiari di Berta Cáceres.
In Guatemala, sebbene quest’anno non vi siano state (ancora) vittime, è in atto una vergognosa campagna diffamatoria nei confronti degli ambientalisti che si oppongono ai progetti di sfruttamento delle risorse naturali del paese, in particolare quelle minerarie.
Uno dei principali quotidiani del paese, che ironicamente si chiama “Stampa libera”, ha recentemente pubblicato a tutta pagina un’intervista a uno dei dirigenti della compagnia mineraria nazionale che ha accusato di terrorismo le organizzazioni per i diritti umani. Un modo tragicamente efficace per mettere le loro vite in pericolo.
Articolo apparso originariamente sul blog Le persone e la dignità
Il caso di Máxima Acuña è stato adottato da Tosca
L’ambassador della maratona è Chef Rubio
A livello mondiale, la maratona “Write for Rights” è sostenuta dal famoso artista cinese Ai Weiwei, che ha realizzato su ciascuno dei casi un ritratto in stile Lego.
La storia di Máxima Acuña Chaupe è stata raccontata da Simona Carnino in un reportage multimediale: Aguas de Oro.
Il 2016 è stato l’anno del “noi contro loro”, dei leader populisti che hanno individuato in alcuni gruppi e minoranze una minaccia per gli interessi nazionali.
Il 2016 è stato l’anno del “noi contro loro”, dei leader populisti che hanno individuato in alcuni gruppi e minoranze una minaccia per gli interessi nazionali.