Aggiornamento 17/10/2024 – Il Meccanismo di Protezione messicano non ha ancora revocato le misure protettive esistenti concesse al giornalista Alberto Amaro perché aveva ottenuto un’ingiunzione per sospendere la rimozione delle sue guardie del corpo. Pertanto, il governo messicano è obbligato ad attuare le misure protettive fino a quando l’ingiunzione non sarà risolta. Tuttavia, il meccanismo non ha risposto pienamente alle preoccupazioni di Alberto riguardo al suo piano di protezione. Continueremo a monitorare la situazione di Alberto e a sostenere lui e la sua famiglia per mantenerli al sicuro, oltre ad esprimere preoccupazione per la situazione dei giornalisti nel paese e chiedere allo stato messicano di garantire loro protezione.
“A volte mi chiedo: dovrei lasciare il mio lavoro, la mia passione, la cosa che più amo al mondo?”
Alberto Amaro Jordán fa un mestiere molto pericoloso: il giornalista in Messico. Direttore della testata digitale “La Prensa de Tlaxcala”, le sue inchieste hanno dato fastidio a molti nel luogo che è uno snodo importante del traffico di esseri umani nel paese, soprattutto di donne e ragazze ai fini di schiavitù sessuale.
Per questo, negli ultimi anni Alberto ha ricevuto attacchi, minacce, tentativi di delegittimazione da parte dei gruppi criminali, ma anche delle forze di polizia. Nel 2019 è entrato nel Programma per la protezione dei difensori dei diritti umani e dei giornalisti, ma dopo quattro anni le autorità hanno stabilito che non corre più alcun pericolo e potrebbe perdere la protezione da un momento all’altro. Una decisione gravissima in uno dei paesi più pericolosi al mondo per i giornalisti.
Stai al fianco di chi denuncia, chiedi al ministro dell’Interno di garantire la protezione ad Alberto.
Alberto Amaro Jordán è un giornalista di 35 anni di Atexcatzingo, nello stato di Tlaxcala, a est di Città del Messico. A partire dal 2019 è stato picchiato, minacciato e arrestato da agenti di polizia, è stato intimidito dai membri di un cartello della droga, ha subito un tentativo di effrazione, colpi d’arma da fuoco sparati contro la sua casa e ulteriori attacchi. Agenti di polizia e altri soggetti non identificati lo hanno fotografato insieme alla moglie e al figlio, sconosciuti hanno violato il suo sito web e lo hanno diffamato con post su Facebook in cui lo accusavano di essere un criminale.
Dal 1992, il Messico è il paese più pericoloso dell’emisfero occidentale per i giornalisti, secondo l’ampia documentazione del Comitato per la protezione dei giornalisti. Dall’inizio di questo secolo, sono stati uccisi almeno 153 giornalisti e altri operatori dell’informazione; almeno 64 di queste uccisioni sono state ritenute strettamente correlate al lavoro giornalistico. L’impunità è la norma nei crimini contro la stampa; secondo l’indice annuale di impunità globale del Comitato per la protezione dei giornalisti, il Messico si colloca costantemente fra i primi dieci paesi per numero di omicidi di giornalisti rimasti irrisolti.
Luisa María Alcalde Luján
Ministry of Interior (SEGOB)
Postal Address: Carretera Bucareli 99,
Colonia Juárez, Cuauhtemoc,
C.P. 06600, Mexico City, Mexico
Email: luisa.alcalde@segob.gob.mx
X: @Segob_mx / @LuisaAlcalde
Egregia Ministra,
le scrivo per esprimere la mia profonda preoccupazione per la sicurezza del giornalista Alberto Amaro Jordán, direttore de “La Prensa de Tlaxcala”.
A causa del suo lavoro, Alberto Amaro Jordán è stato vittima di svariati gravi attacchi. Ad esempio, il 9 gennaio 2024, verso le 8.45, un’auto con targa dello stato di Mexico ha superato il suo veicolo tentando di entrare in collisione.
Alberto Amaro Jordán usufruisce del Programma federale per la protezione dei difensori dei diritti umani e dei giornalisti e ha due guardie del corpo federali. La guardia del corpo che stava guidando è riuscita ad evitare l’urto con l’altro veicolo, ma l’aggressore si è fermato davanti a loro cercando di bloccarli. L’autista alla fine è riuscito a fuggire.
Nonostante attacchi del genere si ripetano in uno dei paesi più pericolosi al mondo per i giornalisti, Alberto Amaro Jordán ha denunciato numerose carenze nelle misure garantitegli dal Programma federale di protezione. Alla fine di febbraio il Programma non ha risposto pienamente alle sue preoccupazioni riguardo alle misure di protezione.
La esorto perciò a riconsiderare immediatamente, consultandosi con lui, la situazione della sicurezza di Alberto Amaro Jordán, a garantire che le misure di protezione esistenti non vengano revocate e ad assicurare ogni misura aggiuntiva necessaria per la sua sicurezza, dato il livello di rischio che sta affrontando, come pure ad accertare che le autorità indaghino su ogni attacco contro di lui.
La ringrazio per l’attenzione.