La difficile battaglia del giornalista messicano Alberto Amaro

10 Aprile 2024

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“Mi hanno ignorato e mi hanno privato della mia scorta”

Alberto Amaro Jordán, un giornalista di 35 anni originario di Atexcatzingo, nello stato di Tlaxcala, a est di Città del Messico, vive la sua professione non solo come una passione, ma come un’eredità familiare.

Seguendo le orme del padre e del nonno, entrambi giornalisti, Amaro ha fondato nel 2018 il sito web La Prensa de Tlaxcala. Tuttavia, nel giro di un anno, ha iniziato a ricevere minacce in relazione alle sue inchieste su politica, criminalità e corruzione.

Tlaxcala, il più piccolo stato del Messico, è anche un importante centro di traffico di esseri umani e di schiavitù sessuale. Questa regione ospita potenti reti criminali a conduzione familiare, coinvolte in attività illecite che includono il traffico di ragazze e giovani donne sia in Messico che negli Stati Uniti.

Dal 2019, Amaro ha subito aggressioni e arresti da parte di agenti di polizia, oltre a essere stato minacciato da membri di gruppi criminali organizzati. Le minacce non si sono fermate qui: lui, la moglie e i suoi figli sono stati fotografati, il suo sito web è stato hackerato e la sua reputazione è stata diffamata attraverso alcuni post su Facebook, dove è stato accusato di essere un criminale. Mentre era alla guida della sua auto, alcune persone hanno cercato di aggredirlo, bloccandogli il passaggio e tentando di farlo andare fuori strada. Un uomo armato, a bordo di una moto, ha sparato dei colpi contro di lui. Successivamente, gli aggressori hanno cercato di fare irruzione nella sua abitazione, hanno sparato contro la sua proprietà e hanno avvelenato a morte uno dei suoi cani.

FIRMA L’APPELLO

In un’intervista tenutasi presso la sua abitazione, Amaro ha raccontato ad Amnesty International e al Comitato per la protezione dei giornalisti che ci sono voluti “mesi” affinché il Meccanismo federale per la protezione dei difensori dei diritti umani e dei giornalisti del Messico (da ora in poi solo “Meccanismo”) rispondesse alle sue prime richieste di aiuto. Nonostante si fosse iscritto al Meccanismo nel 2019, Amaro ha raccontato che ci sono voluti “circa sei mesi” prima che gli fosse fornito un pulsante d’allarme e prima che gli fossero assegnate delle guardie del corpo, nel 2021.
I problemi di Amaro non sono finiti qui: egli ha raccontato come una delle auto fornite dal Meccanismo per sé e per le sue guardie del corpo avesse i freni difettosi, mentre la società di sicurezza privata incaricata di monitorare il suo pulsante d’allarme spesso non rispondesse alle richieste di aiuto.

Amaro ha rafforzato il perimetro della sua proprietà e ha installato autonomamente un allarme e 25 telecamere di sicurezza. Un grande monitor a doppio schermo nel suo soggiorno mostra le immagini in diretta di ciascuna telecamera.

Nonostante gli attacchi siano proseguiti, Amaro ha percepito una mancanza di attenzione da parte dei funzionari incaricati di proteggerlo.

“Quando chiami il Meccanismo al telefono, a volte sembra che ti ignorino; pensano che tu stia mentendo”

Alla fine dello scorso anno, tre uomini che affermavano di essere membri di un cartello della droga si sono avvicinati ad Amaro, offrendogli denaro per non divulgare storie riguardanti agenti di polizia che lavoravano per loro e per pubblicare articoli diffamatori su coloro che rifiutavano le loro richieste. Amaro ha rifiutato l’offerta. Uno degli uomini è stato arrestato a maggio ma Amaro teme che gli altri possano vendicarsi in qualsiasi momento. Ha segnalato l’incidente al personale del Meccanismo, descrivendo poi come questi abbiano “preso la cosa alla leggera… Ho percepito che le mie e-mail, chiamate e messaggi li infastidivano. Ho sentito una mancanza di umanità e di umiltà”.

Alla fine di luglio 2023, il Meccanismo ha riesaminato la questione della sicurezza di Amaro, dichiarandolo non più a rischio. Dopo aver esaminato la valutazione, Amaro ha scoperto che questa conteneva numerosi errori e nessuna menzione del recente avvelenamento del suo cane. Inoltre, la valutazione affermava che non era più in pericolo perché uno dei tre uomini che avevano tentato di corromperlo era stato arrestato.

“Ho sollevato il fatto che la valutazione del rischio conteneva numerosi errori”, ha dichiarato Amaro, “mi hanno ignorato e hanno deciso di ritirare le mie guardie del corpo”.

Con il rischio di ritrovarsi soltanto con il pulsante d’allarme e le visite della polizia come uniche misure di protezione, Amaro ha assunto un avvocato per presentare un’ingiunzione. In agosto, il giudice si è espresso a suo favore, bloccando la rimozione delle sue quattro guardie del corpo; rimane tuttavia in dubbio se potrà averle a lungo termine.

“Ci sono momenti in cui ti chiedi: devo abbandonare il giornalismo, la mia passione, ciò che amo?”, ha aggiunto Alberto Amaro.

Mentre descriveva come i suoi figli fossero stati colpiti da attacchi diretti a lui, Amaro si è messo a piangere.

A soli otto anni, il figlio di Amaro è dovuto rientrare in casa e nascondersi sotto un tavolo quando un uomo armato ha aperto il fuoco davanti alla loro abitazione nell’agosto 2019. Ora ha 12 anni e ancora non riesce a dormire se le guardie del corpo non sono in servizio. Anche la figlia di nove anni di Amaro ha avuto problemi a dormire negli ultimi mesi, svegliandosi spesso urlando “Non lasciate che papà venga ucciso!”.

Amaro ha raccontato che, quando ha stipulato una polizza assicurativa sulla vita per proteggere la sua famiglia nel caso gli fosse successo qualcosa, sua figlia ha detto: “Mamma, papà vale di più morto che vivo”.

I suoi due figli hanno dovuto rinunciare agli allenamenti di calcio e alle lezioni di karate e possono frequentare la scuola solo nei giorni in cui Amaro può andare a prenderli con le sue guardie del corpo. Il Meccanismo non ha fornito alla famiglia alcun supporto psicologico, lasciando che sia Amaro a pagare le sedute settimanali con uno psicologo infantile.

“A volte mi sento in colpa perché hanno bisogno di consulenza psicologica… per la paura che il padre muoia”, ha detto Amaro, “sono stati colpiti in modo molto grave. Mi fa davvero male, perché sono bambini che stanno iniziando a imparare a vivere e vedono che viviamo in un mondo in cui la violenza ha portato via le cose che a loro piacciono. Che i loro cani sono stati uccisi. Che non possono andare al cinema. Che non possiamo andare al circo. Che non possiamo fare una passeggiata nel parco perché non ci sentiamo sicuri”.

Amaro ritiene che il Meccanismo dovrebbe assumere giornalisti o difensori dei diritti umani per effettuare le valutazioni – persone che possano immedesimarsi nelle persone a rischio e comprendere i pericoli che affrontano sul campo.

A causa dei continui attacchi e dell’incapacità del Meccanismo di garantire la sua sicurezza, Amaro ha ridotto la sua copertura del crimine organizzato e della corruzione politica e ha persino pensato di abbandonare la professione di famiglia. Ha anche detto che, se ne avesse i mezzi, lascerebbe temporaneamente Tlaxcala.

“Mi sono autocensurato perché non mi sento sicuro”

 

* L’articolo è stato scritto da Duncan Tucker , responsabile dei media in America di Amnesty International e Jan-Albert Hootsen, rappresentante per il Messico del Comitato per la protezione dei giornalisti.