Aggiornato il 13 agosto 2024 – Una corte d’appello ha commutato in 30 anni di carcere a partire dal giorno dell’arresto la condanna all’ergastolo, già frutto di un provvedimento di clemenza che nel 2023 aveva annullato la condanna a morte emessa nel 2011, di Hoo Yew Wah.
Hoo Yew Wah è condannato a morte.
La polizia malese lo ha arrestato il 21 marzo 2005, quando aveva 20 anni, dopo averlo trovato in possesso di metanfetamine: è accusato di traffico di sostanze illecite.
La condanna si basa su una dichiarazione in mandarino rilasciata al momento dell’arrestato, poi tradotta in lingua malese dalla polizia, senza la presenza di un avvocato. Hoo Yew Wah ha contestato la validità di quella dichiarazione durante il processo e in appello.
Il cittadino malese ha anche denunciato che il giorno dopo il suo arresto, durante la detenzione presso la sede del distretto di polizia di Johor, la polizia gli ha rotto un dito e lo ha minacciato di picchiare la sua fidanzata per fargli firmare la dichiarazione in questione.
In base alla Legge sulle sostanze stupefacenti pericolose del 1952, sezione 39(B) e contrariamente al principio di presunzione di innocenza, coloro che vengono trovati in possesso di almeno 50 grammi di metanfetamine sono automaticamente sospettati di traffico di droga.
Hoo Yew Wah è stato processato e condannato alla pena di morte con mandato obbligatorio il 12 maggio 2011, ed entrambe le sue richieste d’appello, alla Corte d’appello e alla Corte federale, sono state respinte.
La pena di morte con mandato obbligatorio, così come l’imposizione della pena capitale per reati connessi alla droga, rappresenta una violazione degli standard internazionali.
Vostra maestà,
in occasione della Giornata mondiale contro la pena di morte 2017, le scrivo per chiederle di sostenere la richiesta di commutazione della sentenza capitale comminata a Hoo Yew Wah, attualmente nel braccio della morte del carcere di Bentong, stato di Pahang. La pena di morte con mandato obbligatorio, così come l’imposizione della pena di morte per reati connessi alla droga, rappresenta una violazione del diritto internazionale.
Hoo Yew Wah è stato condannato sulla base di una dichiarazione che ha rilasciato in mandarino al momento dell’arresto, senza la presenza di un avvocato. Il contenuto della dichiarazione è stato da lui contestato durante il processo e in appello. Egli ha anche sostenuto che il giorno successivo al suo arresto, il 1° aprile 2005, durante la detenzione presso la sede del distretto di polizia di Johor, la polizia gli ha rotto un dito e ha minacciato di picchiare la sua fidanzata se non avesse firmato quella dichiarazione. Sebbene queste preoccupazioni siano state sollevate nelle sedi del procedimento giudiziario, i giudici le hanno respinte e hanno confermato sia l’accusa che la condanna. Il diritto internazionale vieta in maniera assoluta l’uso della tortura e di altri maltrattamenti, così come vieta il ricorso a dichiarazioni autoincriminanti estorte con la forza come prova. Le salvaguardie delle Nazioni Unite a tutela dei diritti dei condannati a morte affermano chiaramente che “la pena capitale può essere comminata solo quando la colpevolezza dell’imputato si fonda su prove chiare e convincenti che non lascino spazio a spiegazioni alternative dei fatti”.
Hoo Yew Wah ha lasciato la scuola a 11 anni e si è successivamente trasferito a Kuala Lumpur, dove ha lavorato in ristorante da strada come cuoco. Oggi ha 32 anni e si è pentito del suo crimine.
La invito a intervenire presso la Commissione di grazia dello stato di Johor e sostenere la domanda di grazia di Hoo Yew Wah.
Sinceramente vostro,
In Malesia, la pena di morte con mandato obbligatorio è prevista per 12 reati, tra cui l’omicidio, il traffico di droga, i reati connessi al terrorismo che provocano la morte e alcuni reati commessi con armi da fuoco.
Per 10 altri reati viene riconosciuta ai giudici la discrezionalità nell’applicazione della pena capitale.
La maggior parte delle condanne a morte note sono state comminate per omicidio e traffico di droga.
In base al diritto internazionale, i reati connessi alla droga non superano la soglia dei “reati più gravi”.
Il Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite ha dichiarato che “l’automatismo dell’imposizione della pena di morte con mandato obbligatorio costituisce un’arbitraria privazione della vita, in violazione dell’articolo 6, paragrafo 1, del Patto internazionale sui diritti civili e politici, poiché la pena di morte viene imposta senza alcuna possibilità di tener conto delle circostanze personali dell’imputato o delle circostanzi particolari in cui è avvenuto il crimine”.
Secondo la sezione 39(B) della Legge sulle sostanze stupefacenti pericolose (1952), chiunque venga trovato in possesso di una certa quantità di alcune sostanze specifiche o abbia in custodia edifici o veicoli in cui vengano rinvenute tali sostanze, è automaticamente considerato coinvolto in traffico di droga. In queste circostanze, l’onere della prova passa all’imputato, in violazione del principio di presunzione d’innocenza, che è parte fondamentale del diritto a un giusto processo.
La natura segreta dell’uso della pena di morte in Malesia ha reso impossibile ottenere un quadro attendibile delle modalità di applicazione.
Negli ultimi anni, in base ai dati raccolti, circa la metà delle condanne a morte sono state comminate dalle corti malesi per reati connessi alla droga (17 casi su 36 nel 2016; 16 casi su 38 nel 2014; 47 su 76 nel 2013).
Nell’ottobre 2016, per la prima volta il governo ha fornito al parlamento i numeri delle esecuzioni disaggregati per anno, affermando che nel 2014 erano state eseguite 6 sentenze capitali, una nel 2015 e nove nel 2016. Il 23 marzo 2017, il ministro de facto della giustizia e ministro del dipartimento del premier, Azalina Othman Said, ha dichiarato che a febbraio 2017 erano 799 le persone rinchiuse nel braccio della morte e condannate con mandato obbligatorio per traffico di droga, di cui 416 di nazionalità straniera.
Nel luglio 2012 e ancora negli anni successivi, il governo malese ha annunciato piani di revisione delle leggi con mandato obbligatorio relative ai reati di droga. Inoltre, il 23 marzo 2017, il ministro Azalina Othman Said ha dichiarato che, il primo marzo, il consiglio dei ministri ha incaricato il procuratore generale di preparare degli emendamenti alla legge sulle sostanze stupefacenti pericolose del 1952.
Il ministro ha affermato che la misura presumibilmente includerà “clausole aggiuntive [nella sezione 39(B)] per dare potere discrezionale alle corti di comminare in determinate situazioni altre tipologie di pena, oltre alla pena di morte con mandato obbligatorio”.
Alla fine di luglio 2017, il ministro ha dichiarato in parlamento che una bozza di legge sarebbe stata sottoposta al consiglio dei ministri a inizio agosto. In base alle informazioni di Amnesty International, il governo deve ancora presentare questi emendamenti alla legislazione nazionale.
Le parole di Hoo Yuw Wah
Hoo è un malese originario dello stato cinese di Pahang. Ha lasciato la scuola all’età di 11 anni e successivamente si è trasferito a Kuala Lumpur, dove ha lavorato in ristorante da strada come cuoco. Al momento dell’arresto era in possesso di 188,35 grammi di metanfetamine.
Intervistato da “StarMetro” nel carcere di Betong, Hoo è consapevole degli errori commessi: “Devo accettare la responsabilità che deriva dalle mie azioni passate […]. I miei amici conducevano una vita piena di lussi e io desideravo lo stesso per me. Li ho seguiti nella vendita di droga, su piccola scala, e presto mi sono ritrovato coinvolto a tempo pieno nel traffico di droga. Erano soldi facili e ho mentito moltissime volte ai miei genitori che non sospettavano nulla. Quando sono stato arrestato nel 2005 sono rimasti scioccati”.
“Ho dovuto consolare mia madre, dicendole che con gli appelli c’è ancora una speranza per me, ma sono giunto ad accettare la mia sorte, dal momento che non posso continuare a rappresentare un aggravio economico per la mia famiglia. […] La mia amata nonna e mio padre sono morti qualche anno fa e non ho potuto stare con loro. Se mi verrà data una opportunità, voglio dare prova di essere cambiato. Voglio cercare un lavoro come si deve e trascorrere la mia vita prendendomi cura di mia madre“.