Nel nord-est della Nigeria, il conflitto che dura da quasi un decennio ed è ancora in corso tra il gruppo armato Boko haram e l’esercito nigeriano nel nord-est sta provocando decine di migliaia di morti tra i civili.
Molti ragazzi e ragazze rapiti da Boko haram negli ultimi otto anni risultano ancora dispersi, altri, dopo esser riusciti a fuggire dai territori controllati dal gruppo armato sono stati detenuti illegalmente dai militari per mesi o anni.
I crimini di entrambe le parti hanno portato a traumi diffusi, perdita dell’infanzia, nessun accesso all’istruzione e mancanza di protezione dalla violenza, dallo sfruttamento e dagli abusi.
Esiste il rischio concreto di perdere un’intera generazione.
Firma anche tu per chiedere presidente nigeriano Muhammadu Buhari di garantire un futuro alle vittime più giovani di questo estenuante conflitto.
Decine di migliaia di bambini che escono dal territorio controllato dalle milizie del gruppo armato Boko haram o vivono in aree colpite dal conflitto sono coinvolti in un ciclo infinito di violazioni.
Il gruppo armato ha attaccato villaggi in tutta la Nigeria nord-orientale uccidendo minori e adulti, saccheggiando le loro proprietà e riducendo intere famiglie alla fame. Migliaia di ragazzi e ragazze sono stati rapiti. Minori sono stati costretti a diventare soldati, bambine e ragazze sono state costrette a diventare “mogli”, sono sottoposte a stupri e altre violenze.
Allo stesso modo, nel combattere Boko haram, le forze di sicurezza nigeriane hanno commesso ulteriori violazioni. Molti di coloro che fuggono da Boko haram si trovano detenuti dai militari nigeriani, senza alcuna prova del fatto che abbiano commesso crimini contro i civili o che siano affiliati al gruppo armato.
Migliaia di minori sono stati detenuti illegalmente, spesso nelle stesse celle degli adulti, hanno subito torture e altri maltrattamenti. La maggior parte di queste detenzioni sono illegali, con bambini mai accusati, tanto meno perseguiti, per alcun crimine.
In base alle informazioni in nostro possesso, stimiamo che stima che circa 10.000 persone siano morte in detenzione durante il conflitto, inclusi molti minori.
Il conflitto ha inoltre privato migliaia di bambine e bambini del loro diritto allo studio.
Solo il 25% circa dei minori nello stato del Borno è a scuola. In alcuni luoghi non esiste una scuola accessibile. In altri, una varietà di fattori nega effettivamente alla maggior parte dei bambini un’istruzione, tra cui la distanza da percorrere per raggiungere la scuola, i costi, le condizioni di spostamento che spingono i bambini al lavoro, la detenzione militare prolungata di bambini o dei loro genitori.
Anche per i bambini sfollati che vanno a scuola, e in particolare quelli che frequentano le scuole del campo, il diritto all’istruzione spesso non viene tutelato, a causa delle dimensioni enormi delle classi e della difficoltà da parte degli insegnanti di presentarsi regolarmente.
L’uso da parte del gruppo armato Boko haram di bambini come soldati e “mogli” forzate è ben documentato, anche se le stime variano incredibilmente.
Nel 2017, le Nazioni Unite hanno stimato che Boko haram aveva reclutato almeno 8.000 bambini, molti attraverso il rapimento. Le successive relazioni delle Nazioni Unite hanno continuato a documentare il reclutamento. L’equilibrio tra reclutamento “volontario” e coscrizione con la forza si è spostato verso quest’ultimo nel tempo.
I nostri ricercatori hanno intervistato 12 uomini e ragazzi che hanno dichiarato di essere stati rapiti da Boko haram e costretti a diventare combattenti e altri cinque che hanno affermato di aver “scelto” di essere reclutati come bambini. Questo tipo di reclutamento viola il diritto internazionale. Tutti gli intervistati, tranne due, sono stati reclutati prima dei 15 anni, il che costituisce un crimine di guerra.
I ragazzi più giovani in genere hanno affermato di essere stati schierati ai posti di blocco nel territorio di Boko haram, mentre i ragazzi più grandi hanno raccontato di essere stati inviati ad attaccare obiettivi militari e civili nigeriani.
Grazie al nostro lavoro di ricerca sul campo abbiamo raccolto le testimonianze di 13 donne e ragazze che sono state costrette a “sposare” un combattente di Boko haram. La maggior parte aveva tra i 13 e i 16 anni al momento del “matrimonio”; una appena undici anni. Tra le intervistate, alcune ragazze e donne più giovani erano già sposate nella loro comunità quando Boko haram le ha catturate e le “ha date in sposa” forzatamente ad un combattente.
Il rifiuto di “sposarsi” comporta, nella migliore delle ipotesi, una detenzione prolungata e spesso torture se non addirittura la morte.
Una ragazza di otto o nove anni quando Boko haram l’ha prelevata insieme alla madre ha raccontato che un giorno un combattente decise di voler “sposare” la madre. “Hanno portato un marito, ma mia mamma ha rifiutato di sposare l’uomo, quindi hanno usato dei bastoni per picchiarla e un coltello per tagliarle il dito medio, alla fine ha accettato“, ha descritto la bambina.
All’interno dei “matrimoni”, la stragrande maggioranza delle donne e delle ragazze ha raccontato di non avere la possibilità di muoversi liberamente o di socializzare fuori dalla casa o nella stanza di detenzione in cui sono tenute. Quasi tutte le ragazze rapite che abbiamo intervistato descrivono pestaggi, torture o percosse per mano di un “marito” imposto, per la mancanza di istruzioni religiose o per aver recitato male il corano, o per aver dimostrato un qualsiasi segno di voler andar via.
“Un giorno, ho detto a Boko haram che volevo andare dai miei genitori, mi hanno dato 20 frustate per aver tentato di abbandonare il giusto percorso“, ha ricordato una donna di 20 anni, che era stata rapita quando aveva 15 anni e fuggita a 19. Un’altra ragazza di 16 anni ha descritto di essere stata frustata così tanto che il suo corpo era gonfio: la sua convalescenza è durata un mese.
Le ragazze con disabilità sono potenzialmente a rischio maggiore. Una ragazza di 17 anni rapita da Boko haram dalla città di Michika quando aveva 12 o 13 anni ha detto che i combattenti hanno separato dalla nonna nonostante avesse una disabilità psicosociale. La ragazza aveva anche un impedimento al linguaggio, che l’ha costretta a subire percosse quotidiane: “Lì, ci hanno fatto recitare il corano e frustavano quelli che non potevano. Dato che balbetto quando parlo, era difficile farcela e mi hanno picchiato ogni giorno: 60 frustate.”
Le punizioni sembrano anche particolarmente gravi o frequenti per le ragazze cristiane rapite. Una donna di 18 anni, rapita all’età di 12 o 13 anni e trattenuta per quattro anni, ha ricordato: “Ci hanno costretto a imparare il corano e avrebbero frustato chiunque non prestasse attenzione o non fosse in grado di recitare i loro versi … essere cristiana significava essere frustata ogni giorno, perché non potevo imparare. Sarei sempre stata frustata … e mi avrebbero sempre chiamato infedele.” La donna ha avuto un figlio dal suo matrimonio forzato, ma suo “marito” è stato ucciso due anni dopo la sua unione. “Hanno detto dopo la mia prima mestruazione [dopo il parto], avrei dovuto risposarmi”, ha ricordato. “Continuavano a chiedermi se erano tornate le mestruazioni e continuavo a dire di no”. In seguito è fuggita con un’altra donna.
I bambini che fuggono dal territorio di Boko haram devono affrontare una serie di violazioni da parte delle autorità nigeriane, compresi crimini per il diritto internazionale.
Nella migliore delle ipotesi, finiscono per essere sfollati, lottano per la sopravvivenza e hanno scarso o nessun accesso all’istruzione. Nel peggiore dei casi, sono detenuti arbitrariamente per anni in caserme militari, in condizioni che equivalgono a torture o altri maltrattamenti.
L’Onu ha comunicato ad Amnesty International di aver verificato il rilascio di 2.879 bambini dalla detenzione militare dal 2015, anche se in precedenza aveva citato un numero maggiore di bambini detenuti tra il 2013 e il 2019.
Il ricorso generalizzato alle detenzioni illegali può costituire un crimine contro l’umanità: i minori non sono mai accusati o perseguiti per alcun reato e sono privati del diritto ad avere accesso a un avvocato, di comparire davanti a un giudice o di comunicare con le famiglie.
Quasi tutti coloro che fuggono dal territorio di Boko haram, compresi i minori, subiscono una “verifica” da parte dell’esercito e della Task force civile congiunta – un processo che, per molti, comporta la tortura finché la persona non “confessa” l’affiliazione a Boko haram. I presunti membri e sostenitori di Boko haram sono trasferiti e detenuti, spesso per mesi o anni, in condizioni disumane in centri di detenzione tra cui la caserma Giwa a Maiduguri e la base militare di Kainji nello Stato del Niger.
Ogni ex detenuto intervistato ha offerto descrizioni coerenti e molto specifiche delle condizioni di detenzione: sovraffollamento estremo, mancanza di ventilazione nel caldo soffocante, parassiti ovunque, mancanza di servizi igienici.
Molti bambini continuano a essere detenuti in queste condizioni, anche dopo i rilasci di massa a fine 2019 e inizio 2020. Amnesty International stima che almeno 10.000 persone, tra cui molti minori, sono morte in detenzione durante il conflitto.
Un ragazzo di 14 anni rapito da Boko Haram, che è riuscito a fuggire ed è stato detenuto dall’esercito nigeriano, ha detto: “Le condizioni a Giwa sono orribili. Potrebbero farti morire. Non c’è un posto dove sdraiarsi… Fa caldo, tutti i tuoi vestiti erano bagnati, come se ti avessero messo in un fiume… Finora nessuno mi ha detto perché sono stato portato lì, cosa ho fatto, perché ero in detenzione. Mi chiedo: ma perché sono scappato da [Boko Haram]?”.
Al presidente nigeriano Muhammadu Buhari
Eccellenza,
Le scrivo come sostenitore di Amnesty International, l’organizzazione non governativa che dal 1961 lavora in difesa dei diritti umani, dovunque siano violati.
Le chiedo di garantire il rilascio immediato di tutti i minori detenuti a Giwa, Kainji, la più grande prigione di Maiduguri e in altre strutture di detenzione associate al conflitto nel nord-est della Nigeria.
La sollecito a garantire, collaborando con le autorità educative statali e locali, nonché con donatori internazionali, che i bambini della Nigeria nordorientale possano accedere alle scuole, anche eliminando le tasse o altri costi associati all’istruzione primaria o secondaria inferiore.
La invito ad investire in modo sostanziale, con il sostegno dei donatori, in programmi psicosociali e assistenza che soddisfino i rischi e le esigenze specifici dei bambini e garantire che tali programmi raggiungano le ragazze in modo equo, in quanto troppo spesso lasciate indietro dagli sforzi esistenti.
Le chiedo di garantire che i membri di Boko haram e i militari sospettati di essere responsabili di crimini di guerra, crimini contro l’umanità e altre gravi violazioni dei diritti umani e abusi siano indagati e perseguiti in processi equi. La sollecito, inoltre, ad indagare, tra gli altri, sugli alti funzionari militari incaricati della gestione delle strutture di detenzione come la prigione di Bama, la caserma Giwa e la base militare di Kainji durante periodi di gravi e sistematiche violazioni.
La ringrazio per l’attenzione.