“Non sono affatto tranquillo, a nessuno piace morire. So che potrei essere ucciso da un momento all’altro e non ne sono felice“
Magai* è uno studente della scuola secondaria in Sud Sudan.
È stato condannato a morte per impiccagione il 14 novembre 2017 con l’accusa di omicidio. Aveva 15 anni al momento dell’incidente e della condanna. Non ha avuto rappresentanza legale durante il processo. Solo dopo la condanna ha ottenuto l’accesso ad un avvocato, che ha presentato ricorso contro la decisione della corte.
In base al racconto di Magai, però, si è trattato di un incidente: a seguito di una lite e una colluttazione, il suo vicino di casa si era allontanato minacciando di tornare dopo aver recuperato la pistola di famiglia. Per difendersi, Magai ha recuperato l’arma del padre e ha sparato un colpo di avvertimento. Il proiettile è rimbalzato a terra e, accidentalmente, ha colpito il cugino di Magai che, a causa della ferita riportata, muore in ospedale. In base a questo racconto, Magai non aveva alcuna intenzione di uccidere.
È stato trasferito dalla prigione di Torit al carcere centrale di Juba il 9 settembre 2018, dove è ancora in attesa di essere ascoltato. Magai ha compiuto 17 anni a dicembre 2018.
La legge internazionale sui diritti umani e la Costituzione transitoria del Sud Sudan del 2011 vietano di condannare a morte persone minorenni al momento del reato.
L’articolo 37 (a) della Convenzione sui diritti dell’infanzia, di cui il Sud Sudan è parte, stabilisce che “né la pena capitale né l’ergastolo senza possibilità di rilascio può essere imposto per reati commessi da persone di età inferiore ai diciotto anni”.
Attualmente Magai è detenuto nel carcere centrale di Juba. Trascorre la maggior parte delle sue giornate in chiesa. Canta canzoni gospel per rilassarsi durante il weekend e quando è in difficoltà. Va spesso a trovare gli altri detenuti che frequentano la scuola primaria in carcere per vedere cosa studiano e provare a dare una mano.
La condanna a morte è una pena disumana e ingiusta che può uccidere un innocente. Chiedi anche tu di annullare la condanna a morte di Magai.
* All’inizio di questa campagna, non avevamo l’autorizzazione a diffondere la reale identità di Magai e per questo abbiamo utilizzato un nome di fantasia (Philip). Stiamo aggiornando i nostri materiali con il nome reale “Magai”
Il 2018 è l’anno record per numero di esecuzioni in Sud Sudan, sette tra cui anche un minore, da quando il Paese nel 2011 ha ottenuto l’indipendenza.
Secondo fonti diverse e attendibili, il Sudan del Sud ha comminato almeno otto condanne a morte ed eseguito le sentenze capitali di almeno sette persone, il numero più alto registrato da Amnesty International da quando il paese è diventato indipendente nel 2011.
Almeno uno era un minorenne al momento del reato.
Quattro delle condanne a morte, compresa quella del minorenne, sono state eseguite nella prigione centrale di Wau, tra maggio e ottobre 2018, e almeno altre tre persone sono state messe a morte a Juba tra luglio e ottobre 2018. Il minorenne al momento del reato è stato messo a morte a Wau il giorno dopo essere stato trasferito nella prigione.
Alla fine dell’anno, almeno 345 persone erano rinchiuse nel braccio della morte.
L’allarmante aumento delle esecuzioni suscita preoccupazioni sul fatto che altri, tra le almeno 345 persone condannate a morte, possano essere maggiormente a rischio di esecuzione.
Il 26 aprile 2018, il direttore generale del Servizio carcerario nazionale del Sudan del Sud ha diffuso una lettera (circolare numero 3/2018) che ordinava il trasferimento di tutti i prigionieri del braccio della morte dalle prigioni della contea e dello stato nella regione di Bahr el Ghazal, nella parte nord-ovest del paese, alla prigione centrale di Wau e quelli della regione Equatoria della parte meridionale del paese alla prigione centrale di Juba.
Le prigioni centrali di Wau e Juba sono i luoghi dove vengono eseguite le sentenze capitali.
Non è stata fornita alcuna motivazione ufficiale, tuttavia, il direttore generale “ha osservato con grande preoccupazione” che i prigionieri del braccio della morte erano detenuti nelle prigioni statali e della contea. A seguito della direttiva, solo nel maggio 2018, un totale di 98 detenuti sono stati trasferiti dalle prigioni statali di Kuajok, Tonj, Rumbek e Aweil alla prigione centrale di Wau.
Secondo le informazioni ricevute da Amnesty International, altri 34 condannati a morte sono stati trasferiti dalla prigione di Torit State alla prigione centrale di Juba nel settembre 2018 e altri tre, uno dei quali è forse un minorenne, dalla prigione di Kapoeta alla prigione centrale di Juba a novembre 2018.
I tre detenuti trasferiti dalla prigione di stato di Kapoeta alla prigione centrale di Juba sono stati condannati a morte in agosto e settembre 2018. I prigionieri trasferiti nella prigione centrale di Juba dalla prigione di Torit includono un minore e due donne, di cui una madre in fase di allattamento.
L’esecuzione di almeno una persona minorenne al momento del reato costituisce una chiara violazione degli obblighi del Sudan del Sud ai sensi delle leggi nazionali e delle leggi e standard internazionali sui diritti umani, così come la presenza di almeno un minore tra i condannati a morte.
L’uso della pena di morte nei confronti dei minorenni è severamente proibito dalla Costituzione transitoria del Sudan del Sud del 2011 e dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia, di cui è stato parte*. L’esecuzione di una madre ancora in fase di allattamento, inoltre, contraddirebbe la legge nazionale e le leggi e gli standard internazionali sui diritti umani.
*Il Sudan del Sud è diventato stato parte della Convenzione sui diritti dell’infanzia nel 2015. Per ulteriori informazioni sull’uso della pena di morte da parte del Sudan del Sud, vedi Amnesty International, ‘I told the judge I was 15’: The use of the death penalty in South Sudan (Index: AFR 65/9496/2018)
Eccellenza,
Mi rivolgo a Lei in quanto sostenitore di Amnesty International, l’organizzazione non governativa che dal 1961 lavora in difesa dei diritti umani, ovunque siano violati.
Le invito ad annullare la condanna a morte di Magai e a non confermare ulteriori condanne a morte o approvare ulteriori esecuzioni.
Le chiedo di impegnarsi pubblicamente a prendere provvedimenti per abolire la pena di morte.
Chiedo al governo della Repubblica del Sud Sudan di istituire immediatamente una moratoria ufficiale sulle esecuzioni in vista dell’abolizione della pena di morte, mettere immediatamente in atto misure che garantiscano che la pena di morte non venga utilizzata contro persone sotto i 18 anni di età al momento del crimine; e di commuta tutte le condanne a morte in pene detentive.
La ringrazio per l’attenzione.