Scrivere, fotografare, raccontare.
Ma anche denunciare le ingiustizie, spiegare la realtà da un’altra prospettiva, portare alla luce verità non dette, smuovere le coscienze.
Questo è il mestiere del giornalista, le cui uniche armi sono le immagini e le parole.
Eppure, in diversi paesi nel mondo, fare il giornalista può costare caro.
È quanto accade in Turchia, in Egitto, in Etiopia, e in altri paesi in tutto il mondo dove fotografare le rivolte, scrivere di idee contrarie a quelle del governo, o raccontare semplicemente la realtà per come si sta svolgendo, può costare il carcere, la tortura e, in alcuni casi, la vita.
Ahmet Altan, Eskinder Nega, Ahmet Şık, Shawkan sono solo alcuni dei giornalisti che difendiamo nel mondo. Persone libere e coraggiose che hanno sacrificato la loro libertà perché non hanno voluto tacere, hanno continuato a lottare per la verità e, per questo motivo, hanno anche rinunciato alla loro libertà.