Aggiornato il 14/09/2020 – Mentre il mondo sta affrontando la crisi della pandemia di Covid-19, i rischi per i rifugiati nelle isole greche si moltiplicano di ora in ora.
Migliaia di persone anziane, con malattie croniche, bambini, donne in gravidanza, neo-mamme e persone con disabilità sono intrappolate in condizioni di sovraffollamento critico. In più ora devono affrontare anche la minaccia della pandemia, le cui conseguenze sarebbero catastrofiche per tutte le persone confinate nei campi.
Oltre a proteggere il resto della popolazione, il governo greco deve adottare misure immediate per proteggere i rifugiati dalla pandemia e metterli in salvo.
Le condizioni di vita per rifugiati e richiedenti asilo nelle isole sono disumane.
In base ai dati aggiornati al 22 marzo, la popolazione dei campi di Lesbo, Chio, Samo, Kos e Leros era di circa 37.000, mentre le strutture hanno una capacità totale di soli 6.095 posti.
La popolazione nei campi ha un accesso estremamente limitato all’acqua, ai servizi igienici e alle docce.
Le persone devono aspettare in fila per ore per mangiare, mentre vivono in tende o container precari senza riscaldamento.
Il numero del personale medico e infermieristico è drammaticamente insufficiente.
Inoltre, chiunque sia arrivato dopo lo scorso luglio non è autorizzato ad accedere all’assistenza sanitaria pubblica.
Gli incendi che hanno devastato il campo rifugiati di Moria hanno lasciato migliaia di persone all’addiaccio, con accesso limitato ai servizi essenziali, come acqua, cibo, cure mediche.
Molti potrebbero aver perso i pochi averi rimasti, inclusi preziosi documenti a sostegno delle loro richieste di asilo.
Le persone anziane, quelle con malattie croniche, i bambini, le donne incinte, le neo-mamme e le persone con disabilità sono tra coloro che hanno urgente bisogno di aiuto.
Il governo greco deve adottare misure immediate per fornire aiuti umanitari e mettere al sicuro i richiedenti asilo.
Le condizioni di vita dei rifugiati e dei richiedenti asilo negli hotspot sovraffollati delle isole dell’Egeo sono da anni disumane.
Al momento dell’incendio, la popolazione del campo di Moria era di 12.500 persone, nonostante una capacità ufficiale inferiore a 3.000. Le strutture sanitarie scarseggiavano, le cure mediche erano inadeguate e il sovraffollamento rendeva impossibile il rispetto delle norme igieniche e di altre misure preventive, come il distanziamento sociale.
Nelle settimane precedenti all’incendio, diverse persone nel campo erano risultate positive al Covid-19, suscitando timori per la salute collettiva.
Il decongestionamento di Lesbo e di altre isole greche deve diventare una priorità per le autorità greche.
Gli stati membri dell’Unione europea dovrebbero aumentare in modo significativo il numero di richiedenti asilo che ricollocano dalla Grecia e porre fine alla politica di contenimento sulle isole.
La Grecia, con l’aiuto dell’Unione Europea, deve agire immediatamente per proteggere le vite delle persone colpite dall’incendio di Moria e garantire condizioni dignitose a tutti i residenti nei campi greci.
È essenziale fornire urgentemente aiuti umanitari ai residenti del campo, tra cui strutture emergenziali, assistenza medica, test e trattamenti per il Covid-19.
È urgente dare priorità al decongestionamento dei campi sulle isole intensificando i trasferimenti verso la Grecia continentale e verso altri stati membri dell’Unione europea.
Le misure attuate devono rispettare pienamente la dignità dei residenti astenendosi da indebite restrizioni ai diritti e alla libertà individuali.
Invece di proteggerli dal Covid-19, il governo greco sta limitando ulteriormente il movimento dei rifugiati e continua a rifiutare illegalmente le domande di asilo dai nuovi arrivati.
Queste condizioni rendono impossibile proteggere il benessere di coloro che si trovano nei campi e mettono le persone a grave rischio di fronte alla crescente minaccia di infezione.
Se dovessero verificarsi casi nei campi, una quarantena porterebbe a molti decessi prevenibili.
Le autorità greche, con l’aiuto dell’Unione europea, devono difendere i diritti umani e la dignità dei rifugiati e agire immediatamente per proteggere la vita di coloro che vivono nei campi profughi sulle isole greche.
Per quanto riguarda l’accesso all’assistenza sanitaria, la legge greca 4368/2016 (articolo 33) offre “libero accesso ai servizi medici e farmaceutici ai membri dei gruppi sociali vulnerabili“, compresi i rifugiati, i richiedenti asilo e i minori, indipendentemente dal loro status giuridico, compresi i bambini non accompagnati e i bambini senza residenza legale.
Secondo la stessa legge, le persone devono avere un numero di previdenza sociale (AMKA) per accedere all’assistenza sanitaria pubblica gratuita.
A partire dal 2016, i richiedenti asilo e altri membri di “gruppi vulnerabili” che non soddisfano i requisiti per AMKA o non ne hanno uno, hanno diritto a “La carta sanitaria dello straniero” (KYPA) che garantisce l’accesso all’assistenza sanitaria gratuita nel sistema pubblico. Tuttavia, il processo di concessione di KYPA è rimasto finora inattivo.
Con la decisione del luglio 2019, il ministero del Lavoro ha ritirato la circolare che regolamentava le modalità di concessione di AMKA ai cittadini non greci. Una nuova legge sull’asilo ha introdotto l’assegnazione di un numero temporaneo per l’assicurazione e l’assistenza sanitaria per i cittadini di paesi terzi (PAAYPA).
Tuttavia, i figli di migranti irregolari e di richiedenti asilo che non hanno completato la registrazione delle loro richieste non sono coperti da PAAYPA. Inoltre, due mesi dopo l’approvazione della legge, PAAYPA non è ancora operativo.
Il 31 gennaio il governo greco è tornato sull’argomento, concedendo il numero provvisorio di previdenza sociale e assistenza sanitaria (PAAYPA) ai richiedenti asilo in Grecia, che garantisce l’accesso all’assistenza sanitaria pubblica gratuita e al mercato del lavoro in attesa della decisione sulla loro richiesta.
Per le persone a cui è stata concessa la protezione internazionale, la protezione temporanea diventerà permanente mentre, in alcuni casi, coloro che vedranno la propria domanda respinta subiranno l’interruzione dell’accesso.
Questa decisione non riguarda i figli di migranti irregolari ed esclude alcune categorie di richiedenti asilo. Ad esempio, solo i richiedenti asilo che hanno registrato integralmente la loro domanda avranno diritto alla protezione temporanea. Coloro che hanno espresso la necessità di protezione internazionale ma non hanno completato una domanda formale (spesso a causa di ritardi) sono lasciati senza accesso all’assistenza sanitaria e al mercato del lavoro.
Mr Kyriakos Mitsotakis, Prime Minister of Greece
Gentile Primo Ministro,
mentre il mondo sta affrontando la crisi della pandemia di COVID-19, i rischi per i rifugiati nelle isole greche si moltiplicano di ora in ora. Migliaia di persone anziane, con malattie croniche, bambini, donne in gravidanza, neomamme e persone con disabilità sono intrappolate in condizioni di sovraffollamento critico. In più ora devono affrontare anche la minaccia della pandemia, le cui conseguenze sarebbero catastrofiche per tutte le persone confinate nei campi.
Oltre a proteggere il resto della popolazione, il governo greco deve adottare misure immediate per proteggere i rifugiati dalla pandemia e metterli in salvo.
Le chiedo perciò con urgenza di:
- mettere in sicurezza le persone sulle isole, trasportandole in alloggi adeguati sulla terraferma;
- garantire che i campi dispongano di personale e servizi medici sufficienti
- fornire adeguati prodotti per l’igiene, assicurare acqua corrente continua, disinfezione delle aree, nonché raccolta e rimozione tempestive dei rifiuti;
- concedere libero accesso all’assistenza sanitaria nel sistema pubblico ai richiedenti asilo e ai migranti senza discriminazioni, compresi test e cure per COVID-19 insieme a misure preventive.
Cordiali saluti,