Incendio nel campo di Moria: è un’emergenza umanitaria, a rischio 13mila persone

9 Settembre 2020

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Il devastante incendio che ha distrutto il campo rifugiati di Moria, sull’isola greca di Lesbo sta provocando un’emergenza umanitaria.

Quasi 13.000 persone hanno perso i precari rifugi e servizi igienico-sanitari che avevano – ha dichiarato in una nota ufficiale Adriana Tidona, ricercatrice sull’immigrazione di Amnesty International –. Le persone che vivevano nel campo di Moria già avevano sofferto abbastanza nel lasciare i loro affetti, le loro case e i loro beni fuggendo verso l’Europa. Ora l’incendio ha distrutto tutto: documenti fondamentali, beni personali e medicinali“.

Il sovraffollamento di rifugiati e richiedenti asilo nelle isole greche è noto da tempo: in base ai dati aggiornati al 22 marzo, la popolazione dei campi di Lesbo, Chio, Samo, Kos e Leros era di circa 37.000, mentre le strutture hanno una capacità totale di soli 6.095 posti.

Le politiche sconsiderate seguite dall’Europa in tema d’immigrazione hanno prodotto condizioni di sovraffollamento e squallore in un campo che ospitava un numero di persone quattro volte maggiore di quello per cui era stato costruito – ha denunciato Tidona –. Le autorità greche, l’Unione europea e i suoi stati membri devono agire immediatamente per garantire l’incolumità delle persone colpite. Raddoppiare gli sforzi per ricollocare e trasferire persone verso luoghi d’accoglienza più sicuri ora è più urgente che mai. Col Patto sull’immigrazione dell’Unione europea in fase di chiusura, ora è il momento giusto per porre fine a politiche basate sul trattenimento delle persone nei campi“.

La tragedia di questa notte – ha concluso la nostra ricercatrice – segue la preoccupante notizia sulla positività al tampone di 35 richiedenti asilo di Moria, un luogo dove il distanziamento fisico è impossibile e le misure igieniche del tutto inadeguate. Il governo greco aveva posto l’intero campo in quarantena, una misura impossibile da attuare nel pieno rispetto dei diritti delle persone a causa delle condizioni di vita che hanno esposto migliaia di persone al rischio di contagio“.