Nel maggio di quest’anno, una coalizione di organizzazioni per i diritti umani, tra cui Amnesty International, gruppi di tifosi e sindacati hanno lanciato una campagna globale chiedendo al Qatar e alla Fifa di risarcire i lavoratori migranti per le violazioni dei diritti umani subite per trasformare la Coppa del mondo in realtà.
La nostra campagna è stata pubblicamente supportata da diverse associazioni calcistiche, gruppi di tifosi e sponsor della Coppa del Mondo Fifa. Il nostro sondaggio d’opinione globale ha anche dimostrato che la campagna è sostenuta dalla stragrande maggioranza del pubblico, ma nonostante ciò, né la Fifa né il Qatar hanno ancora risposto.
Sebbene il Qatar abbia fatto importanti passi avanti in materia di diritti dei lavoratori negli ultimi cinque anni, è del tutto chiaro che c’è ancora molta strada da fare. Con i Mondiali di calcio in corso, il lavoro di tutela dei lavoratori migranti dallo sfruttamento è solo a metà, mentre quello di risarcire chi ha subito violenze è appena iniziato.
È imperativo che il Qatar si impegni a migliorare le condizioni di lavoro a lungo termine. I progressi non devono fermarsi una volta che lo show della Coppa del Mondo lascerà Doha.
Mentre i Mondiali di calcio sono in corso è tempo che Fifa e Qatar si impegnino a risarcire le migliaia di famiglie per i danni subiti: tasse di assunzione illegali, salari non pagati, ferimenti e decessi.
Firma ora la petizione e invita Qatar e Fifa a fare la cosa giusta.
Un sondaggio globale commissionato da Amnesty International a YouGov, svolto dal 16 agosto al 6 settembre, ha rivelato che quasi due terzi (il 73 per cento) di oltre 17.000 persone adulte in 15 stati ritiene che la Federazione internazionale delle associazioni calcistiche (Fifa) dovrebbe risarcire i lavoratori migranti per i danni subiti durante la preparazione dei mondiali di calcio che inizieranno a novembre in Qatar.
Il sostegno è ancora maggiore (84 per cento) tra coloro che guarderanno almeno una partita in tv.
Per il 67 per cento delle persone intervistate, la federazione calcistica del loro stato dovrebbe prendere la parola sulle violazioni dei diritti umani collegate ai mondiali e sostenere anche la richiesta di risarcimenti da parte della Fifa.
La campagna #PayUpFIFA, lanciata nel maggio 2022 da una coalizione di organizzazioni per i diritti umani (tra le quali Amnesty International), tifoserie e sindacati, chiede alla Fifa di destinare almeno 440 milioni di dollari a un fondo per risarcire i lavoratori migranti e prevenire ulteriori violazioni dei loro diritti. Quella somma è l’equivalente di quella che la Fifa ha destinato all’organizzazione dei mondiali del Qatar, dai quali si stima ricaverà sei miliardi di dollari.
Come esplicitato nei Principi guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani e come riconosciuto dalle sue stesse politiche, la Fifa ha la responsabilità di porre rimedio alle violazioni dei diritti umani cui contribuisce. Tale responsabilità riguarda non solo i lavoratori impegnati nella costruzione di impianti direttamente relativi all’evento calcistico come gli stadi, i centri di allenamento, gli alberghi accreditati e i centri-stampa, ma anche quelli che si occupano dei servizi necessari per rendere operative quelle strutture come i trasporti, le strutture di accoglienza e le altre infrastrutture necessarie a ospitare più di un milione di persone che si recheranno in Qatar per assistere ai mondiali di calcio.
Analogamente, il Qatar è obbligato a fornire rimedi per ogni violazione che si verifichi sul suo territorio, anche non collegata ai mondiali di calcio. Sebbene vi sia stato qualche progresso grazie alle iniziative del Comitato supremo per la consegna e il patrimonio (il Comitato organizzatore) e alle riforme promosse dalle autorità, la limitata portata e la scarsa applicazione delle une e delle altre ha fatto sì che le violazioni proseguissero e che i lavoratori migranti avessero poco accesso alle forme di rimedio.
In definitiva, le violazioni subite nell’ultimo decennio dai lavoratori migranti impiegati in tutti i progetti relativi ai mondiali di calcio del 2022 in Qatar sono state prese ben poco in considerazione.
Secondo il diritto internazionale e le stesse regole della Fifa, tanto questa quanto il Qatar hanno l’obbligo e la responsabilità di prevenire violazioni dei diritti umani e fornire rimedi alle vittime. La somma che Amnesty International e altre organizzazioni stanno sollecitando è del tutto giustificabile data la quantità di violazioni subite e rappresenta una piccola parte dei sei miliardi di dollari che la Fifa ricaverà dai mondiali di calcio.
Amnesty International chiede pertanto alla Fifa e al Qatar di attuare un programma di risarcimenti che veda il pieno coinvolgimento di lavoratori, sindacalisti, gruppi della società civile e dell’Organizzazione internazionale del lavoro, basato sull’esperienza di precedenti programmi del genere, come quelli relativi al disastro del Rana Plaza del 2013 in Bangladesh, in cui persero la vita oltre 1300 lavoratori e lavoratrici.
Guardando oltre gli attuali mondiali di calcio, Amnesty International chiede alla Fifa di garantire che le violazioni dei diritti umani dei lavoratori migranti non si ripetano e di assicurare che ogni successiva assegnazione di tornei ed eventi calcistici sia preceduta da una rigorosa valutazione relativa ai rischi di violazioni dei diritti umani e accompagnata da chiari piani d’azione per prevenire e mitigare le possibili violazioni individuate.
I nuovi criteri basati sui diritti umani sono stati applicati per quanto riguarda le candidature ai mondiali di calcio del 2026 ma non altrettanto è stato fatto per quanto riguarda i mondiali di calcio per club del 2021, assegnati prima alla Cina e poi svoltisi nel febbraio 2022 negli Emirati Arabi Uniti.