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Human Rights Watch, Amnesty International, FairSquare ed Equidem hanno dichiarato che la Fifa sta continuando a venir meno alle sue responsabilità rifiutando di impegnarsi a risarcire i lavoratori migranti e le loro famiglie per le violazioni dei diritti umani subite durante la preparazione dei Mondiali del 2022 in Qatar.
Da giugno, dopo che una coalizione di organizzazioni l’aveva sollecitata ad aprire un fondo di risarcimenti, più volte la Fifa ha dichiarato che era impegnata a individuare il modo con cui risarcire i lavoratori migranti morti, feriti o privati dei salari e a sostenere l’istituzione di organismi indipendenti dei lavoratori migranti.
Il 13 ottobre Alasdair Bell, vicesegretario generale della Fifa, ha affermato che “i risarcimenti sono certamente un tema che intendiamo sviluppare” e che “è importante provare a far sì che ogni persona che ha subito danni nella preparazione dei Mondiali di calcio sia in qualche modo risarcito”.
Tuttavia, alla vigilia dei Mondiali la Fifa non ha annunciato alcun programma parlando invece di un Lascito dei mondiali, un fondo il cui importo non è ancora noto e che attualmente non contiene alcuna disposizione in favore dei lavoratori migranti in quanto sarebbe destinato a progetti educativi nei paesi in via di sviluppo.
Il presidente della Fifa, Gianni Infantino, ha fatto dichiarazioni fuorvianti secondo le quali i lavoratori potrebbero accedere ai meccanismi di risarcimento già esistenti in Qatar. Tali meccanismi in realtà non forniscono alcun significativo rimedio per i lavoratori morti, feriti o privati dei salari. A ciò va aggiunto che gran parte dei decessi di lavoratori migranti sono stati attribuiti dalle autorità locali a “cause naturali” o “arresto cardiaco” e dunque sono esclusi dai risarcimenti.
La Fifa continua dunque a incassare miliardi di dollari da questo evento – la stima finale è di sette miliardi e mezzo – ma rifiuta di dare un solo centesimo alle famiglie dei lavoratori morti o ai lavoratori che non hanno ricevuto salari.