Dal 2001 con l’inizio della cosiddetta “guerra al terrore“, gli Stati Uniti hanno sviluppato un vasto programma di uso letale dei droni, che serve per effettuare uccisioni mirate extra-territoriali in tutto il mondo.
Gli Stati Uniti fanno molto affidamento sull’assistenza di molti Stati per queste operazioni con i droni all’estero e Regno Unito, Germania, Paesi Bassi e Italia hanno tutti svolto un ruolo di supporto significativo.
Amnesty International e altre Ong hanno documentato attacchi illegali con i droni statunitensi nel corso di oltre un decennio, denunciando il fatto che questi raid hanno violato il diritto alla vita e in alcuni casi sono equiparabili a esecuzioni extragiudiziali e altre forme di uccisioni illegali.
Chiediamo al governo italiano di astenersi dall’assistere negli attacchi con i droni statunitensi e di avviare un’inchiesta pubblica e completa sull’assistenza al programma droni americano. Chiediamo inoltre al governo di stabilire e pubblicare standard solidi per gestire la fornitura di tutte le forme di assistenza per le operazioni di uso letale dei droni e di assicurare tempestive indagini su tutti i casi in cui vi sono fondati motivi per ritenere che abbiano fornito assistenza a un attacco con i droni statunitensi che ha provocato uccisioni illegali.
Persino all’interno di situazioni di conflitto armato, gli attacchi con i droni statunitensi hanno causato un numero significativo di vittime civili e, in alcuni casi, sembrano aver violato il diritto umanitario internazionale. Alcuni di questi attacchi costituiscono possibili crimini di guerra.
Da quando il presidente Donald Trump è entrato in carica, c’è stata una rilevante espansione nelle operazioni con i droni statunitensi mentre, secondo quanto riportato, sono state ridotte le restrizioni sull’uso dei droni e della forza letale all’estero, il che significa che esiste un rischio reale di aumento di uccisioni illegali e civili vittime.
Condividendo le informazioni di intelligence utilizzate per l’identificazione degli obiettivi, rendendo disponibili basi aeree sul loro territorio o ospitando infrastrutture di comunicazione cruciali, Regno Unito, Germania, Paesi Bassi e Italia sono intrecciate e integrate nel programma di uso letale dei droni, e per il diritto internazionale questo significa che potrebbero essere ritenuti responsabili per l’assistenza in eventuali attacchi illegali con droni.
La stazione aereo-navale di Sigonella (base aerea di Sigonella) in Sicilia è conosciuta come “l’hub del Mediterraneo” ed è di grande importanza strategica e militare per le operazioni statunitensi in Nord Africa.
A gennaio 2016 il governo italiano ha concesso l’autorizzazione agli Stati Uniti per il lancio di droni armati da questa base aerea.
Un accordo iniziale limitava questa autorizzazione ad attacchi “difensivi” per proteggere le forze speciali che conducevano operazioni contro il gruppo armato autoploclamatosi Stato Islamico (IS) in Libia.
Il primo agosto 2016 i media hanno riferito che i droni MQ-9 Reaper di base a Sigonella erano stati utilizzati per effettuare attacchi contro posizioni IS intorno a Sirte, in Libia.
La Sicilia è anche sede di importanti infrastrutture di comunicazione utilizzate per le operazioni letali degli Stati Uniti e ospita una delle strutture della stazione di terra.
In particolare si tratta del Sistema di obiettivi per utenti telefonici (MUOS) del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti: un sistema di comunicazione satellitare globale per le forze militari statunitensi che mira ad integrare le forze navali, aeree e terrestri statunitensi in tutto il mondo.
La mancanza di trasparenza che caratterizza il programma Usa d’impiego di droni impedisce l’accertamento delle responsabilità e l’accesso alla giustizia da parte delle vittime degli attacchi e dei loro familiari.
In un suo rapporto del 2013, Amnesty International aveva denunciato come una serie di attacchi con i droni avesse causato la morte di 18 braccianti, tra cui un ragazzo di 14 anni e una donna di 68.
L’amministrazione Usa non si è mai pubblicamente impegnata a indagare sui casi di attacchi potenzialmente illegali denunciati da Amnesty International né ha mai fornito una propria versione su quanto accaduto.
Quando sono stati fatti collegamenti tra l’assistenza europea e il programma Usa d’impiego di droni da parte dei governi coinvolti c’è stato spesso un rifiuto analogo a indagare o a commentare.
Ad esempio, nel 2015 una serie di documenti del Quartier generale delle comunicazioni del governo (Gchq) del Regno Unito fornita da Edward Snowden al Guardian ha rivelato come un programma di sorveglianza del Regno Unito avesse facilitato un attacco coi droni nello Yemen
L’attacco, avvenuto nel marzo 2012, aveva preso di mira due uomini descritti come membri di al-Qaeda nella penisola araba. Secondo il Bureau of Investifative Journalism l’attacco aveva colpito anche civili uccidendo un uomo di 60 anni e ferendone altri (da sei a nove civili, tra cui sei bambini). Il Gchq rifiutò di commentare la notizia.
Amnesty International nutre particolare preoccupazione circa l’accuratezza e l’attendibilità dell’attività di raccolta di informazioni mediante l’intercettazione e analisi di segnali provenienti da persone o macchine, denominata Sigint.
Secondo un’indagine condotta da The Intercept documenti fuoriusciti dal Pentagono mostrano che durante cinque mesi del 2013 il 90 percento delle persone colpite dai droni Usa durante l’operazione Haymaker (un’operazione speciale condotta nell’Afghanistan nordorientale) erano obiettivi non intenzionali.
Non è chiaro se da allora gli Usa abbiano introdotto garanzie sull’uso dei segnali d’intelligence.
Egregio Ministro Di Maio
Egregia Ministro Guerini
Sono un sostenitore di Amnesty International, l’organizzazione non governativa che dal 1961 lavora indifesa dei diritti umani, ovunque siano violati.
Per oltre un decennio, le ONG, le organizzazioni delle Nazioni Unite e i media hanno documentato il devastante impatto civile del programma di uso letale dei droni degli Stati Uniti, che è stato utilizzato per compiere uccisioni illegali, alcune delle quali potrebbero equivalere a crimini di guerra o esecuzioni extragiudiziali.
Alla luce di queste preoccupazioni, Amnesty International chiede al governo italiano di:
- astenersi dall’assistere negli attacchi con i droni statunitensi che possono violare la legge internazionale sui diritti umani (che si applica a qualsiasi uso di droni da parte degli Stati Uniti) o che possa violare il diritto umanitario internazionale (che si applica a quegli attacchi con i droni effettuati come parte di un conflitto armato effettivo);
- avviare una inchiesta pubblica completa sulla sua assistenza al programma di droni statunitensi;
• stabilire e divulgare standard solidi per gestire la fornitura di tutte le forme di assistenza per le operazioni di uso letale dei droni;
- di assicurare tempestive indagini su tutti i casi in cui vi sono fondati motivi per ritenere che abbiano fornito assistenza a un attacco con i droni statunitensi che ha provocato uccisioni illegali.
La ringrazio per l’attenzione.